IL COSA ED IL DOVE
Altro colpaccio dei “soliti noti” di VINARIO 4.
Stavolta hanno “preso di mira” STRAFORNO, locale che abbina estro a tradizione in cucina e si guarda bene dal dimenticare il vino.
Ed è proprio in Via del Casale di San Basilio che lo scorso 29 Gennaio mi sono dovuto scapicollare per proseguire un viaggio enoico cominciato altrove già la mattina (leggete l’articolo precedente e ne saprete di più).
Oltre venti le Aziende laziali che hanno contribuito al successo di THE WINE TOUR, più grandi, più piccole, nomi noti, new entries, convenzionali, naturali, bombe a mano e tricchettracche.
GLI ASSAGGI
Vabbè, c’era come al solito tanto, c’avevo poco tempo ed avevo già assaggiato ben oltre i “limiti di legge” quindi…
…Decido di saltare a piè pari (anche se con un groppo alla gola) tutto o quasi quello di cui già so qualcosa e provo a concentrarmi sull’ignoto.
Che comunque mica era poco!
Alcune punte di assoluto livello, diverse cose interessanti e qualche “scivolone” di troppo a significare che il Vino, nel Lazio, ha ancora tanto da raccontare ma che sono anche molti quelli che devono ancora schiarirsi le idee (me compreso).
Comunque, date una letta al mio come sempre personalissimo report e dateVi una regolata, chè nel frattempo cercherò di darmela anch’io impegnandomi sin d’ora ad approfondire alcune cose e a ri-assaggiare con calma quanto m’è sembrato meritare o necessitare di un “secondo giro”.
VIN VIANDANTE (NAVIGATORI ENOLOGICI)
Siamo a Doganella di Ninfa, dove Cesare (Pennacchia) ha deciso di partire per un “viaggio” davvero nuovo ed intrigante.
Un “partire” che inizia con un ritorno, quello dal Piemonte che lo ha formato dal punto di vista enologico.
Un “viaggio” che ha come meta quella di produrre vini del Territorio “NEL” Territorio.
Piccoli lotti presi in affitto, coltivati con cura e poi vinificati in loco.
Una sorta di “cantina errante”.
Punto di partenza il Lazio, primo passo (quello più importante in un viaggio, quello che ti toglie da dove eri) il Cesanese.
LAZIO IGT CESANESE “IL PRIMO PASSO” 2021: al naso è subito evidente l’idea di lavorare su frutto e freschezza anzichè sulla “ciccia” del vitigno.
In realtà, il primo descrittore è piuttosto selvatico.
Quasi che dobbiate cominciare ‘sto viaggio in groppa ad un cavallo.
Ma dopo la pelliccia, ecco la freschezza della ciliegia croccante e della peonia, un friccicore di spezia e poi la succosa asprezza di arancio e pompelmo.
Sorso succoso, agile, scorrevole, forse “easy”, con tannini monelli a condurVi verso un finale di agrumati rimandi.
Prendetene una cassa, chiamate un po’ di amici e giù di pizza, pane e salame (ma se Vi fidate ed abbassate un pochino la temperatura metteteci vicino il pesce, ne vale la pena).
p.s. quella majetta…la VOJO!!!
G. IACHETTI
Gianmarco, trent’anni appena compiuti, ha studiato pure a Bordeaux ma è alle falde dei Monti Lepini che, prese in mano le redini dell’Azienda dei nonni, si mette a fare vino.
Parlandoci Vi accorgerete subito che, per inquadrarlo “enologicamente” è forse meglio creare una casella a parte da dedicare solo a lui.
Un pochino scapestrato (“fou” per dirla alla francese), anima ribelle, sperimentale nell’approccio, nessun limite in testa e tanto amore per il Territorio in cui lavora.
6 gli ettari vitati e…più etichette che bottiglie.
LAZIO IGT BIANCO BELLONE “MURILLO” 2021 e 2019: il naso della 2021 è subito frutto, fresco e sostanzioso, giallo di pesca ma anche rosa di pompelmo, poi le amaritudini di erbe di campo ed una bella sfumatura minerale.
Sorso dal morbido ingresso, snello ma di larghe spalle fresco-sapide, che s’allunga su persistenze fruttate e succose.
Ben più complesso l’olfatto della 2019 che aggiunge aromaticità di salvia, balsamicità vegetali di sambuco e dolcezze di miele e frutta secca.
Di buona corrispondenza il sorso, generoso, avvolgente e con un finale che, in progressione, rivela una lunga scia sapida.
LAZIO IGT BIANCO “MONTE MIRTETO”: 60 parti di Greco (che in parte se ne sta un po’ in barrique) e 40 di Chardonnay.
Un naso orientaleggiante che, con la vaniglia, danza su note di spezie dolci.
Poi sono albicocche (fresche e disidratate), erbe aromatiche e tocchi minerali.
Il sorso abbandona verticalità per dedicarsi ad orizzonti più ampi, pieno, ciccione e dal bel finale sapido.
LAZIO IGT ROSSO “RIVOCIECO” 2020: il 20% delle uve di questo Cesanese che se ne sta per 12 mesi in legni vecchi, sono a grappolo intero.
Un naso decisamente “ciccione”, di frutta matura e macchia mediterranea cui si aggiungono dolcezze speziate di vaniglia, leggere balsamicità ed una scossa minerale.
Assaggio sanguigno e di buon equilibrio fresco-sapido, cui danno manforte tannini evidenti ma non maleducati e finale dai coerenti rimandi.
LAZIO IGT BIANCO “FORMALE” 2020: solo Greco e solo acciaio.
Il naso, che dice subito di intensa sapidità, Vi spinge a vedere se sull’etichetta ci dovesse essere scritto “di Tufo”.
Scostate la parte minerale e lasciate entrare l’albicocca, le erbe aromatiche, la frutta secca, un alito di spezia d’oriente ed uno schizzetto di lime.
Sorso caldo e morbido, di mineralità impennante e con un finale ben giocato tra rimandi agrumati ed allunghi di dolcezza.
LAZIO IGT BIANCO “VALLIDORO” 2020: uno Chardonnay che spinge sull’acceleratore della freschezza più che sulla grassa sostanza (quasi uno Chablis “de noartri”).
Bianco di fiori (magnolie e mughetti) e frutti (banalmente pesca) su uno sfondo di interessante mineralità
Spiccatamente fresco e sapido rivela buona corrispondenza e decisamente persistente.
LAZIO IGT ROSSO “VIGNEVECCHIE” 2021: un Merlot da impianti a tendone proveniente dal solo mosto fiore ed affinato in legno per 8 mesi.
Al naso sono dinamicità di piccoli frutti, spezie, macchia mediterranea, liquirizia ed un’idea di camino.
Assaggio un pochino slegato che propone un frutto decisamente più maturo, di buona freschezza ma con sapidità un pochino in arranco.
Nel complesso, una produzione variegata (forse un pochino troppo) da sfogliare con calma, magari proprio con Gianmarco, per mettere ordine in una filosofia produttiva un pochino troppo “indie”.
CASAMECOCCI
Ennesimo e sempre piacevole incontro con Marcello (Lagrimanti) e Giacomo (Andreocci), meritevoli di aver voluto ostinatamente dare di nuovo lustro ad una Tuscia vitivinicola ormai quasi totalmente dimenticata.
VINO BIANCO “MALANDRINO” 2021, 2020 e 2019: una verticale piacevolissima di una delle etichette che più m’ha colpito negli ultimi tempi.
Procanico, Trebbiano Giallo, Malvasia (del Lazio e non), Grechetto e Greco di Vignanello.
Spalla, aromaticità, spinta e acidità, quattro moschettieri per un gran bel risultato.
Nella 2021 è la Malvasia ad alzare subito la voce, erbe amare ed aromatiche introducono ad agrumi prima che il panorama si allarghi sulle calde dolcezze del Trebbiano.
E la 2020 si dimostra ancora più pimpante, presentandoVi rosmarino e salvia proprio sotto il naso.
Poi un chè di pietra bagnata e calore di messi mature (soprattutto nell’ampiezza del sorso).
La 2019 infine parte da dove finisce la 2020 e già al naso sono piccantezze minerali!
Poi una sorta di summa degli altri due a chiarire, se ancora ce ne dovesse essere bisogno, che la maturità è saggezza ma quando si è “malandrini”, non si smette mai di essere superGGiovani!
Davvero una bella conferma!
p.s. potevate spaccare di brutto, ma avreste dovuto “da portare” pure l’EVO!
Mo mi toccherà venirVi a cercare da qualche altra parte!
POGGIO BBARANELLO
Un’Azienda nata nel 2009 come realtà cerealitica.
Nel 2014/2015 i primi impianti di quelli che sono oggi 4ha vitati con i vitigni di quell’EST EST EST che ha reso famoso (o famigerato) Montefiascone.
Una realtà a trazione femminile che dal 2019 ha una propria cantina (vabbè, un garage di 30mq) e che produce 10000 bottiglie suddivise in 11 etichette disegnate da Ilaria Bocola e, neanche a dirlo, ispirate agli Etruschi.
LAZIO IGT BIANCO PROCANICO “VIVA” 2021: il naso…beh: il naso proprio no!
Per carità, c’è la frutta bianca matura, qualche scorzetta d’agrume, un quid di erbe di campo ed un bello sprint tufaceo ma…quella volatile!
Pulizia ragazze, pulizia!
E non serve neppure quel leggero petillant di carbonica a “mischiare” le carte in un sorso che, tra dolcezze di residui zuccherini propone picchi di mineralità vulcanica.
Peccato.
LAZIO IGT BIANCO PROCANICO “T1 UNO” 2019: lo so, mo direte che sono troppo pignolo (nono, so benissimo che direte qualcosa di molto peggio) ma qui, dove la pulizia olfattiva c’è, sono le complessità di frutta tropicale a cozzare con la mia idea di vino quale interprete di un Territorio.
Tuttavia gli acuti di erbe aromatiche e macchia boschiva, quell’atmosfera profondamente minerale, le note dolci di frutta secca sotto miele…
Dai! Sono un bel sentire!
Assaggio di decisa sapidità e freschezza un pochino arrancante, ben giocato sui contrasti tra i rimandi dolci e le amaritudini delle erbe aromatiche anche nel lungo finale.
LAZIO IGT BIANCO “GIALLORO” (senza solfiti aggiunti): un “orange” fatto con 70 parti di Roscetto e 30 di Procanico che, cenni floreali e fruttati a parte, dimostra di avere il “piede pesante” con l’acceleratore delle erbe aromatiche.
Sorso di verticale “taglienza” caratterizzato da tannini ben più che decisi, amaricante e sapidissimo.
Merita l’attesa di temperature “da cantina” per dare il meglio di sè.
Questo mi piacerebbe ri-assaggiarlo con più calma.
I BOTRI DI GHIACCIOFORTE
4ha a Scansano che Giancarlo (Lanza) e Giulia (Andreozzi) coltivano dal 1989.
TOSCANA IGT GRECHETTO 2021: una new entry gialla di frutta e fiori, verde di agrumi e macchia mediterranea ma anche dolcemente grassa di nocciole ed amaricante di erbe aromatiche e mandorla.
Sorso di vivace freschezza e marina sapidità.
Una vegetalità che quasi racconta di tannini ne impreziosisce l’ordito gustativo ed invita a goderne ancora.
Bella prova!
TOSCANA IGT SANGIOVESE “VIGNA I BOTRI” 2019: abbondante nel proporre il rosso dei frutti, vira presto su quelle vegetalità tipiche del vitigno che troppi, troppo spesso, cercano di nascondere.
Ed allora sono fiori di campo, erbe amare, bosco e sottobosco, il giusto di spezie ed un bel po’ di ferro.
Sorso verticale, fresco, succoso, con tannini pimpanti che ne rafforzano il carattere discolo e testardo.
Di tirrenica sapidità il finale che rimanda alle erbe aromatiche.
Oggi è davvero troppo giovane ma sarà una grande passione.
MUSCARI TOMAJOLI
Dalle colline di Tarquinia lo sguardo coglie il mare.
Qui è Lazio ma quasi Toscana e gli Etruschi sono affatto scomparsi.
Marco coltiva un fazzoletto di terra, un paio di ettari di Vermentino, Montepulciano, Petit Verdot…
3 vini (come i tre moschettieri), uno per colore più, dal 2019, quell’altro rosso che è come D’Artagnan.
LAZIO IGT ROSSO “AITA” 2020: vabbè, non ce l’ho fatta a resistere alla voglia di ficcare nuovamente il naso in questo Montepulciano che Marco fa quasi chicco per chicco…
Tanta frutta, colorata come il calice: mora e mirtillo, ciliegia nera e prugna.
Poi il contrasto tra la dolce cannella, i chiodi di garofano e l’amaricante liquirizia, il cacao ed un soffio di anice stellato che si presenta giusto prima di un mazzo di rose.
Il sorso cammina dritto in una atmosfera appena fumosa dimostrando potenza ed inconsueta eleganza (per un Montepulciano).
“AITA” può essere un grido d’aiuto oppure quel dio che Vi conduce in un ultimo viaggio che però, qui, stasera, in questo bicchiere, è solo all’inizio.
ED ORA?
Ora un attimo di pausa…
Ma solo un attimo, che domani è giorno di EVO (finalmente) e l’orizzonte è costellato di Eventi!
Je la posso fa (o almeno ci provo)!