NEBBIOLO NEL CUORE 2023
Il 14 e 15 Gennaio scorsi, nella nuova cornice dell’Hotel Palatino di Roma è andata in onda la 9a Edizione di NEBBIOLO NEL CUORE, l’atteso evento dedicato all’omonimo vitigno organizzato da RISERVA GRANDE.
Una folla da grandi occasioni ha approfittato della presenza di oltre 50 Produttori che, ai banchi d’assaggio, hanno presentato il proprio lavoro e le proprie interpretazioni del complesso Territorio vitivinicolo piemontese.
A corollario 3 focus: “L’evoluzione del Nebbiolo. Grandi annate in degustazione.”, “Le Zone ed i Terroirs del Roero.”, “Il Piemonte a tavola e l’abbinamento cibo-vino.”
LE ZONE ED I TERROIRS DEL ROERO
Non starò qui a tediarvi con dotte note geologiche riguardanti la ”cattura del Tanaro”, o la “Faglia delle Rocche” però, due parole sul Territorio bisogna pur dirle, ma proprio “due”, giusto per farVi lavorare di fantasia e farVi venire la curiosità di spulciare un atlante del vino (chè mica è bello che Vi si dica sempre tutto).
Chi dovesse immaginare il Roero (nome che deriva dai Conti di Roero) non pensi alle Langhe (ma neppure al Monferrato, dove però si parla della Barbera e non del Nebbiolo).
Paesaggi diversi, suoli diversi, vini diversi.
Sabbie vs. argille, agilità vs. struttura.
Siamo nel basso Piemonte, nelle province di Cuneo e Asti, dove fino a 130mln di anni fa c’era il Golfo di Cuneo (che era profondo 1000m).
Le Colline del Roero sono nate un paio di milioni di anni fa (dopo la ri-apertura dello Stretto di Gibilterra) portando in superficie gli antichi fondali e si sono separate dalle vicine (e più antiche Langhe) quando 250000 anni fa, il Tanaro venne “catturato” da un altro corso d’acqua dando origine alle Rocche.
Comunque, per tornare al vino, ed alla degustazione, quella condotta da Marco Cum non è stata la classica “orizzontale” ma un “zigzagante” viaggio tra annate diverse che ha in parte confuso la possibilità confrontare quanto sia determinante la differenza del Territorio sul risultato finale (al netto della filosofia produttiva dell’Azienda).
In ogni caso è stata l’occasione per imparare qualcosa in più su un Territorio che noi releghiamo spesso ed ingiustamente all’ombra delle vicine Langhe ma che è in grado di regalare vini che, come pochi, riescono a coniugare complessità e facilità di beva.
Standing ovation dunque per RISERVA GRANDE (ma soprattutto per i Produttori presenti) e…appuntamento alla prossima Edizione di NEBBIOLO NEL CUORE.
GLI ASSAGGI
1- BATTAGLINO: siamo al centro dell’areale del Roero, nella sottozona Vezza d’Alba.
Il CRU “Colla” è parte dei 5ha di impianti che, da oltre cinquant’anni, affondano le radici in un mix di argille e sabbie che, in bottiglia, vogliono dire struttura ed eleganza.
ROERO DOCG “COLLA” RISERVA 2016: 24 mesi di barrique nuove che non influiscono su un impatto olfattivo che dice di amarena, prugna e violette, di spezie dolci, bacche di ginepro, radice di liquirizia, essenze di legno e tabacco.
Ed è il Territorio a dire l’ultima parola, con mineralità sabbiose, balsamicità di incenso ed un tocco di nocciola.
In bocca sono morbidezze e fini tannini a contrasto ed il sorso, fresco di frutto croccante e ritmato, fino al lunghissimo finale, da picchi sapido-minerali e rimandi speziati.
2- CANTINA MONPISSAN: 13ha di vigne e noccioleti e più di un secolo di storia alle spalle per l’Azienda che la Famiglia Gallino ha voluto dedicare a Monpissano, uno dei grandi CRU di Canale.
ROERO DOCG “KARMA” RISERVA 2016: 36 i mesi di tonneau per un naso più femminile del previsto, elegante e fragoloso, comunica dolcezze di spezie cui s’aggiungono delicati petali di rosa ed una sinuosa nota balsamica mentolata.
Gentile anche il sorso, succoso, educato nel proporre i tannini e didascalico nel riproporre i descrittori olfattivi.
Un sorso fuori dai miei canoni, forse non impegnativo, ma non per questo banale.
3- CARLO CASETTA: qui a Nord, passa il confine tra le sabbie e le argille.
Qui, siamo sopra la Faglia delle Rocche, lì dove non c’è stato sprofondamento e dove quel “di più” di argilla regala profumi più vividi.
Le etichette dell’Azienda di Carlo sono bellissime!
Un viaggio a doppio binario tra la tradizione del dialetto ed il futuro dell’internazionalizzazione anglosassone.
RAIZ è una linea che racconta di “Radici” ed auspica “Crescita”, “Rinascita”.
ROERO DOCG “FIL” 2020: è un vino che, al di là dell’annata, dice di riposo, quello il botte e quello in bottiglia.
Lo dicono i colori e lo dice un naso che dallo scuro del legno coglie un mazzo di viole prima di spiluccare i piccoli frutti del bosco e tuffarsi in un’agrumata atmosfera.
Le spezie sono un gioco di ombre e luci, il nero del pepe ed il bianco di una vaniglia figlia del Nebbiolo e non del legno.
Il rabarbaro è un’unghiata, il tabacco e l’anice un sussurro.
Il sorso racconta dell’infanticidio compiuto stappandolo.
Fresco oltre misura per soddisfare gli impazienti, non nasconde certo il “quanto” potrà regalare a chi, nell’attesa di aprirlo, berrà altro.
Morbido e finemente intarsiato dal tannino, si dischiude rosso fragola fino ad un lungo finale che aggiunge spezia e graffiante mineralità alla frutta.
A lui il mio personalissimo premio “BELLOBELLO”!
4- BRIC CASTELVEJ: dietro l’azienda c’è la Storia di una Famiglia che da quasi settant’anni interpreta il Roero e le sue ripide colline.
Una storia che, ancora una volta, è il coinvolgente ed inesauribile entusiasmo di Cristiano (Repellino) a raccontare.
ROERO DOCG “PANERA ALTA” RISERVA 2016: ricordare una 2017 spadaccina e birbante non m’aiuta a confrontarmi con questa 2016 che mi pare, al confronto, decisamente più opulenta e meno dinamica.
Come una scala musicale, barrique, tonneau e botte grande accordano (e non nascondono) per 3 anni gli spigoli di un vino di gran carattere, affatto piacione ma forse troppo “ciccione” per essere un Roero.
Il naso è un bazar in cui ciliegie, prugne e viole essiccate si spintonano con tostature di cacao, dolcezze di tabacco, vaniglia e cannella, freschezze di liquirizia mentolata…
Sorso comunque fresco e di buona sapidità che segue l’olfatto senza però aiutare a districarne il nodo gordiano
5- CASCINA GOREGN: siamo a Castagnito, poco distanti da Alba, un’Azienda condotta oggi dalla 4a generazione di quella Famiglia Allerino che, fin dai tempi del bisnonno, è conosciuta come “i Goregn” (i duri).
ROERO DOCG “PROFUMO DI VIOLA” RISERVA 2020: di primo acchito, verrebbe da dire che il nome sia “tutto un programma” ma poi ci trovi anche le rose e scopri che…
Dobbiamo fare tutti un respiro profondo (anche il vino) e farci una ragione che invece è davvero ben centrato sul frutto del Nebbiolo, piccolo, rosso, nero, quello del frutteto e quello di un bosco che regala un minimo di humus.
In bocca dimostra schiena dritta e scattante dinamica, con tannini ancora non del tutto domati che aiutano a mantenere vivo il sorso fino all’acuto finale dedicato al frutto.
6- FILIPPO GALLINO: un’Azienda che nasce ufficialmente nel 1960 (ma con una storia che risale alla fine dell’800) e che dimostra grande dinamismo e capacità di interpretare il Territorio.
ROERO DOCG “SORANO” RISERVA 2015: unica annata 2015 della batteria, propone un olfatto grasso di prugna matura ravvivato da un profumatissimo mazzo di viole.
Non manca il bosco (comprese terra e corteccia), un’atmosfera che mescola anice a tabacco e neppure una nuvoletta di polvere da sparo.
Il sorso perde forse qualche colpo rispetto all’olfatto ma è comunque succoso e comunica calore e sostanza.
Larghe le spalle fresco-sapide, muscolosi i tannini e lungo il finale equamente spartito tra speziature e balsamicità.
7- MARIO COSTA: siamo a Montà.
L’Azienda nasce nel 1952 ed a tutt’oggi, la 4a generazione, porta avanti un lavoro che coniuga Storia, Tradizione e Territorio.
ROERO DOCG “MORINALDO” RISERVA 2017: stupisce la freschezza vegetale comunicata da un vino prodotto in una annata calda.
È un complesso bouquet di fiori ed erbe di campo (anche amare) a precedere un frutto nero (ciliegie e mirtilli) che invece appare dolce e croccante.
L’assaggio punta sulla freschezza ma concede comunque spazio a quel frutto che ne stempera la tagliente verticalità.
Mi viene da dire: poco “riserva” e poco “sabaudo” (sarà forse anche per quel rovere austriaco).
Questo dovrei ri-assaggiarlo con calma.
8- GIACOMO BARBERO: Barbero è un nome che mi rimanda ai Carosello di quand’ero bambino: “arrivano i piemontesi” recitava la pubblicità…
Giacomo, nel mondo del vino c’è nato ma, fino al 2015, aveva percorso strade differenti.
Inizia col gestire 3ha di vigneto nel comune di Vezza d’Alba, in località Valmaggiore per arrivare ad un oggi aziendale in cui gli ettari di Roero sono 6.
ROERO DOCG “VALMAGGIORE” RISERVA 2017: scelta coraggiosa quella di produrre, nel 2017, la prima annata di una “riserva” (per di più da 1ha di impianti giovani).
Coraggiosa ma, evidentemente ponderata visti i risultati.
Il caldo non sembra aver intaccato la complessità olfattiva, anzi…
Al caratteristico bouquet di viole (appassite) e frutta matura, s’aggiunge uno strillo di frutta secca che mette all’angolo anche quel sottobosco fungino affatto sottaciuto e lascia appena spazio a spot di cuoio e tabacco.
L’assaggio è austero ed ha il polso di una nobiltà poco lontana, simpaticamente birbante pur rimanendo “sabaudo”, lungo e salato.
Si merita il mio premio “SURPRAIS”.
9- CANTINA CAREGLIO: meno di 10ha quelli di un’Azienda passata dalla produzione di frutta alla viticoltura all’inizio degli anni ’80.
ROERO DOCG RISERVA 2017: frutto di un’annata difficile e della sofferenza idrica, dimostra grande ricchezza aromatica.
La frutta sembra essere più fragola che ciliegia ed i fiori sono macerati.
Fine la speziatura ad accompagnare un filo di resina ed un mix di sottobosco.
Dolce e piccante al contempo il corredo speziato a contrastare una nota amaricante di liquirizia.
Decisamente più espressivo il frutto quando passiamo all’assaggio, ben maturo ed ancora croccante.
Tannini aggraziati quelli che anticipano un finale che, se appena disturbato da un accenno di “fungo”, calca ancora la mano sul frutto.
Nonostante tutto, forse (ma forse), il più equilibrato della batteria.
10- CASCINA LANZAROTTI: nata alla fine dell’800 come azienda agricola ad oggi ha abbandonato la parte zootecnica dedicandosi unicamente alla produzione di vini e frutta (pesche e prugne).
ROERO DOCG “CARLINOT” RISERVA 2016: dalla MGA Srü arriva un Roero classicheggiante con un tocco di modernità, teso ed austero al contempo.
Apre con squilli di liquirizia e graffi di anice stellato per passare poi al nero dei frutti di bosco, ai fiori essiccati, a tipicità di vaniglia ed ad un che di humus.
Il sorso denota profondità, buona freschezza ed una trama tannica cui non manca l’ordito.
Forse il legno aggiunge un extra alla vaniglia dell’olfatto, ma il finale sanguigno consente di dimenticare il peccato veniale.