IL COSA ED IL DOVE
14 e15 Gennaio u.s., queste le date della 9a Edizione di NEBBIOLO NEL CUORE, la bellissima manifestazione organizzata da RISERVA GRANDE e dedicata ad uno dei più importanti vitigni italiani.
Nella nuova location del Grand Hotel PALATINO di Roma, un pubblico strabordante ha decretato lo scontato successo di una manifestazione davvero ben organizzata ed ormai entrata di diritto nel novero di quelle imperdibili (almeno per quanto riguarda la Capitale),
Oltre 50 i Produttori presenti (in massima parte di persona) a rappresentare uno degli areali produttivi più poliedrici della penisola italica.
Il Nebbiolo, ovviamente, sugli scudi ma tanto spazio anche agli altri vitigni coltivati in Regione e non meno importanti.
A corollario della manifestazione 3 masterclass dedicate rispettivamente a: “L’evoluzione del Nebbiolo. Grandi annate in degustazione.“, “Le zone ed i Terroirs del Roero.” e “Il Piemonte a tavola e l’abbinamento cibo-vino.”.
Io ho partecipato volentieri alla seconda che, diretta da Marco Cum, presentava una “più o meno” orizzontale di Roero.
In via del tutto eccezionale ne leggerete altrove(xxx) ma due cose a riguardo ve le dico comunque, non perchè debba per forza cercare una magagna anche negli Eventi meglio riusciti, ma perchè credo che, mettendo insieme diverse opinioni, si possa fare sempre meglio.
Innanzitutto le annate in degustazione: è già difficile fare “la tara” e confrontare Produttori diversi e Territori diversi, se poi sono diverse anche le annate le cose si complicano ulteriormente.
Il “titolo”: “terroir” è parola francese che racchiude al suo interno molteplici aspetti che vanno ad influire sui vini prodotti, di questi, il più importante è “l’uomo” e questo presupporrebbe il mettere sul piatto della bilancia il peso di differenti filosofie produttive, cosa che, in questa occasione, è stata completamente sorvolata.
Magari, un semplice “Territori”, anche se “banalmente” italiano, sarebbe stato più corretto.
Per il resto che dire…
Io ci sono andato di Domenica ma, anche avendo potuto bissare nella giornata di Sabato, c’era davvero troppa roba che un povero cristo come me potesse assaggiare (mi sto convincendo che, forse, dovrei cambiare metodo).
Comunque, Voi date una letta alle righe che seguono e, magari, datemi qualche dritta per la prossima Edizione!
GLI ASSAGGI
Come accennatoVi, c’era davvero troppo che uno solo potesse assaggiare in un solo giorno.
Ho fatto delle scelte dettate dall’occhio, dal caso e dai consigli di qualche Produttore che non s’è fatto scrupolo di consigliarmi di assaggiare l’erba del vicino per capire quanto fosse buona.
Non me ne vogliano quindi quei Produttori che m’hanno solo visto sfilare davanti al proprio tavolo, non me ne vogliano quelli che dovessero trovare troppo sciocche le mie considerazioni sul loro magnifico lavoro e non me ne vogliate Voi se doveste aver voluto leggere di altri che…me so’ sfuggiti.
BORGOGNO RIVATA
Due piedi in due staffe: le Langhe di La Morra (e di Alberto Borgogno) da una parte, il Roero di Guarene (di Massimo Rivata) dall’altra.
12ha nati nel 2015 ed in buona parte dedicati alla frutta ed alla Pera Madernassa in particolare, quella che si mangia cotta e che, quando il caldo allontana dai fornelli, non vuole più nessuno tranne…
Tranne Alberto e Massimo che ne fanno un Sidro che sa di Prosecco (senza voler mancare di rispetto al Sidro) e che si chiama “SIDRÈ” (dal piemontese “qui dietro”).
“Garagisti” (nell’accezione francese del termine) per dimensioni e location di una cantina che era un vecchio edificio industriale, coltivano i vitigni tipici del Territorio con attenzione anche e soprattutto all’ambiente e sono una bella iniezione di modernità in quella Tradizione che li circonda e nella quale affondano comunque le proprie radici.
LANGHE DOC NEBBIOLO “BRICOT” 2021: 70 parti di Langa e 30 di Roero in un nebbiolo dalla beva giovane, brillante e quotidiana.
I fiori ed i frutti, freschi, profumati, croccanti, diretti; con un minimo di mistero in quell’idea di soffitta che, ad un certo punto, mi si è palesata davanti.
Assaggio fresco, succoso…rock!
LANGHE DOC NEBBIOLO “ANGELOTU” 2018: 15 mesi di botte grande e niente di quell’aura austera che m’aspettavo.
La frutta è più presente, i fiori sono un pot-pourrì di rose e viole appassite, incombe il bosco con tanto di resina e radici le spezie dicono la loro…
Ma il sorso non perde un colpo in termini di freschezza e di sapidità ne ha da vendere.
Agile, scattante e…resistente.
In una parola: completo.
BAROLO DOCG 2017: una sorta di “prova d’Autore” con i primi grappoli prodotti dai nuovi impianti.
Ed il nuovo in vigna si sente tutto!
Al momento sembra un “semplice” Nebbiolo.
Giacca e cravatta sui jeans del vino precedente, niente mocassini ma sneakers firmate.
L’atmosfera, quella si che è scura!
Ma frutta, fiori, vegetalità e spezie sono spot accecanti che bucano il palco.
Ed il sorso è parimenti dinamico, una verve fresco-sapida scattante e complessità che…verranno.
MARCO BELTRAMO
Quella “Pinerolese” è una DOC di 10 produttori.
Marco è uno di loro e, da quei terreni che sono vecchie morene ed argille rosse, tira fuori 10000 bottiglie.
PINEROLESE DOC “LA MADRE” 2019: 15 mesi di tonneau per il 25% nuovi per un Nebbiolo in cui, tra rose, viole, lamponi, melagrana ed accenni di erbe aromatiche, esce a testa alta la polvere di caffè.
Sorso che esibisce un nerbo freschissimo ed una sapidità a pareggio che, nell’allungo dedicato ai ricordi olfattivi, prende decisamente il sopravvento.
Davvero un bel bere.
PINEROLESE DOC “LA MADRE” 2020: il naso è abbastanza simile.
Forse appena più disordinato, schiva le tostature a favore delle complessità di una dolce speziatura.
Il sorso invece, pur mantenendo una discreta freschezza, perde buona parte della spinta verticale allargandosi su un orizzonte di morbidezze ravvivate solo dalla buona sapidità.
Sembra uno scherzo ma, davvero, sembra davvero essere più “vecchio” dell’altro.
LE STRIE
Vent’anni di attività in quel di Ponte in Valtellina.
Un paio d’ettari tra Sassella e Valgella, vecchie vigne ripopolate quando serve e 10000 bottiglie.
TERRAZZE RETICHE DI SONDRIO IGT “SASSIFRAGA” 2021: spiccano i piccoli frutti rossi, la ciliegia ed il giusto di fiori freschi.
In bocca è dinamico, fresco, giustamente sapido ed ampio quanto serve a rendere giustizia a quello che è un vino quotidiano si, ma con una marcia in più.
ROSSO DI VALTELLINA 2021: stesse vigne e 6 mesi di botte grande.
Quasi atipico nel suo colore insolitamente carico.
Al naso, i classici descrittori di frutti rossi sembrano essere sensibilmente più accentuati.
Arrivano poi i frutti di bosco, un incipit di speziatura ed una insolita nota di peperone, rosso, fresco, dolce e carnoso (davvero! Ancora non ho bevuto troppo!).
In bocca entra a gamba tesa facendosi beffe dei Nebbiolo sabaudi.
Beverino, fresco e di alpina mineralità, ripropone al palato, con ordine, i descrittori olfattivi.
VALTELLINA SUPERIORE 2009: 30 parti di Valgella (ed uve leggermente appassite) a fare 100 con il resto di Sassella.
Fermentazioni alcoliche distinte e malolattica di un’unica massa.
2 anni di botte e 10 (diecianni) di bottiglia con la seconda che ha lo stesso suffisso della prima e dimostra di fare davvero un bel lavoro di cesello.
Il naso è di una complessità disarmante!
Bisognerebbe dedicargli mezza giornata, altro che un speed date tasting come questo!
Ad ogni affondo del naso esce qualcosa di nuovo: la frutta rossa è maturata, la ciliegia è diventata marasca, arriva il bosco con tutto il suo corredo di ombrosi descrittori…
Poi le spezie, il tabacco dolce, un tocco di cioccolato, la liquirizia.
Al sorso la spalla acida si ritaglia il suo spazio, il tannino accarezza e la mineralità non sta a guardare.
Forse, ma forse, meno lungo di quanto mi sarei aspettato ma…
Davvero bello!
SFORZATO DI VALTELLINA 2015: frutto di una grande annata dopo due pessime, si presenta con un naso che è un sabba di profumi.
La frutta è ora sotto spirito, ci sono grassezze di cacao, amaritudini di liquirizia, dolcezze di spezie, tabacco e canditi pasticceri, il fumo del camino a dare atmosfera.
Assaggio nobile, nei tannini e nell’intensità, di morbidezze elegantemente bilanciate dalla spalla acida e da una mineralità davvero accentuata.
CARLO CASETTA
Siamo a Montà, in quella parte Nord del Roero che è confine tra sabbie ed argille.
Qui, Carlo gestisce la tenuta del nonno (1960) da una decina di anni e da un lustro imbottiglia la selezione delle uve migliori nella linea RAIZ (12000 sulle circa 35000 totali).
LANGHE DOC ROSATO “CIT” 2021: la rosa è importante, ma poi c’è il lampone, la ciliegia e la melagrana, una mineralità che graffia…
Il sorso mette in risalto freschezze da bianco che mi fanno dimenticare la dolcezza ciliegiosa di un frutto che, altrimenti, lo renderebbe troppo ammiccante e piacione.
Un rosato che sa stare al suo posto senza voler scimmiottare il colore che non ha.
ROERO ARNEIS DOCG “BEL” 2021: bello già il “duemilaventuno” scritto a lettere.
E poi quel naso, grasso di pesca matura e pera abate (peccato quel qualcosa di esotico).
Dolcezze di tiglio contrastano con piccantezze di finocchietto selvatico e graffi minerali.
Sorso dinamico, che vive del bello regalato da questi ultimi contrasti e s’allunga balsamico.
VINO BIANCO “SAN” BIANCO 2021: prendete le uve del vigneto precedente, fatele macerare 10gg e fatele poi riposare 8 mesi sulle fecce fini in barrique piegate a vapore e non tostate.
Al naso sembra essere più restio a liberare quei profumi che, piano piano, si rivelano di frutta bianca e gialla in confettura.
Poi, sul campo da gioco di una immancable sapidità, a contrastare le dolcezze zuccherine si smarca una nota amaricante di sambuco.
Il sorso è pieno, verticale e segnato dall’astringenza di quei tannini che, in massima parte il legno, ha voluto cedere.
Di minerale sapidità il lungo finale di un vino che mi piacerebbe ri-assaggiare con più calma.
BARBERA D’ALBA DOC “NID” SUPERIORE 2020: 8 mesi di tonneau per un barbera tipico nei toni di piccoli frutti neri impreziositi da soffi di lavanda, leggere balsamicità ed un quid di spezie scure.
La Barbera è femmina e per questo non può essere semplice.
Neppure nell’assaggio fresco e tannicamente avvolgente che, nella coerenza ai descrittori olfattivi, lascia emergere, del bosco, anche le vegetalità e le radici mettendo il tutto a contrasto con cioccolatose dolcezze.
LANGHE DOC NEBBIOLO “STIL” 2020 e 2021: la 2020 ha un naso didattico, di viole e rosa canina, ciliegia e lampone, una nota speziata dolce-amara ed un che di balsamico.
Il sorso è dinamico e convincente, i tannini sono gentili, il frutto croccante, la sapidità coinvolgente.
Un 20% della 2021, se non ho capito male, s’è fatto un giretto di legni piccoli.
Il naso sembra dire di un frutto più croccante ancorchè maturo e la speziatura calca un po’ la mano su una nota vanigliata che contrasta con l’amaricante della liquirizia.
L’assaggio segue l’olfatto ed i tannini “squillanti”, in accordo con la sapidità pronunciata, resettano piacevolmente le sensazioni gustative invitando ad un secondo bicchiere, mentre leggerezze di tabacco e cacao chiudono il sipario.
ROERO DOCG “FIL” 2020: 1 anno di barrique per un naso complesso e lento ad aprirsi su alsamicità di tabacco e rabarbaro che quasi sovrastano una frutta fatta di prugne e fragoline ben mature.
Assaggio di spiccata freschezza ed arrembante sapidità, morbidamente avvolto da tannini eleganti e che chiude speziato pur con nei ricordi della frutta.
VINO ROSSO “SAN” 2021: Nebbiolo e Barbera fanno “a mezzi” trattenendo il fiato durante tutte le operazioni di cantina (fatte in assenza di ossigeno per evitare di aggiungere solfiti).
Nel bicchiere arriva un bel mix tra la scorbutica acidità del Barbera e gli aromi sabaudi del Nebbiolo.
Al naso, ciliegie e prugne fanno il grosso del lavoro mentre chiodi di garofano e caffè lavorano di fino.
Il sorso è freschissimo, i tannini scalpitano ma non si imbizzarriscono e la succosa nota fruttata (amplificata da un che di bergamotto) fa si che il bicchiere si svuoti velocemente e la gola ne chieda un secondo.
Questo sarei davvero curioso di ri-assaggiarlo!
CASCINA CARRÀ
Quella di Italo (Anselma) e Marisa è una storia lunga quarant’anni.
12ha e 40000 bottiglie a Monforte d’Alba ed un nome che rimanda ad antichi vasi vinari, una produzione che parla di rispetto per il Territorio, tradizione ed innovazione.
LANGHE DOC CHARDONNAY “COLIBRÌ” 2019: una leggera surmaturazione, 12/14 mesi di batonnage, barrique non tostate ed un naso che…
Grasso, importante, di inattese dolcezze che dicono di ananas, di miele, di frutta a guscio e leggeri agrumi.
Assaggio che mostra muscoli e spalle larghe, carezza il palato ed affonda il colpo con un finale di grande sapidità.
LANGHE DOC ROSATO “ROSA THEA” 2021: profuma di rose, glicine e lamponi e la mineralità non gli manca.
Sorso fresco e beverino, dinamicizzato dalla leggera carezza dei tannini e da un finale che vive del dualismo tra i ricordi minerali ed una frutta che non vuol saperne di tacere.
Troppo femminile per i miei gusti ma mica bisogna beere sempre vini “maschi” (a proposito, lo vedo bene con la pizza)!
DOLCETTO D’ALBA DOC 2021: “IL” vino”, quello che i bambini dicono “profumare di”, quello che è ciliegia e violetta ma anche rabarbaro e menta.
Un sorso rinfrescante che appaga il palato ma non la sete.
Semplice, diretto, brillante.
BARBERA D’ALBA DOC “CARLOT” 2020: qui, nella botte c’è il gran vociare delle uve di tutte le particelle aziendali.
Una babele di profumi che invogliano subito il sorso e si mischiano ai sapori in un inestricabile nodo.
Frutti di bosco, ciliegie, violette, erbe officinali, tabacco dolce, un quid di humus.
Sorso “ciccione” ma ben bilanciato da una agrumata freschezza di arancia sanguinella e da un finale di ricordi minerali.
BARBERA D’ALBA DOC “RAVIOLA” SUPERIORE 2018: questo viene da un piccolo appezzamento (impianti del 2004) ed al naso arriva diretto con uno sprint di anice a prendere a spallate il frutto e quelle spezie che 18 mesi di tonneau aggiungono in coda.
Il sorso ha il pugno pesante dei 15° alcolici ed una dinamica freschezza che il precedente non aveva, il succo dell’arancio tarocco ed una nota amaro-piccante che è quasi d’oliva.
NEBBIOLO D’ALBA DOC 2020: al naso racconta di boschi (terra, corteccia e bacche) prima ancora che delle rose e delle viole, poi arriva il pepe.
Vigoroso e tonico il sorso (chè 14.5° non sono uno scherzo), con freschezza e sapidità in bella mostra e tannini robusti ma integrati.
NEBBIOLO D’ALBA DOC “TITA” SUPERIORE 2017: l’Uomo è abituato a mettere confini e questo Nebbiolo, che da quella linea che divide il mondo in “Barolo SI” e “Barolo NO” dista solo 100m, ne paga lo scotto.
Da cemento e 3 anni di tonneau esce magro ed elegante.
Agile colpisce il naso con un diretto di anice che prelude a grassezze di frutto rosso appena maturo, a piccantezze di spezie dolci, a tostature di cacao, a balsamicità di liquirizia ed infine, immancabili, alle viole.
Sorso importante che racconta del contrasto tra dolcezze un po’ ruffiane e tannini ancora “selvaggi”.
Ancora giovane, troppo.
Crescerà.
PACE (FRATELLI NEGRO)
27ha in quel di Canale dedicati ai vitigni tradizionalmente allevati sulla riva Ovest del Tanaro.
ROERO ARNEIS DOCG 2022: al naso è da subito tanta minerale sapidità, una piccantezza quasi sulfurea che pianpiano lascia spazio al bianco dei fiori e della pesca.
Assaggio dominato dalla componente fresco-sapida che, nel consistente allungo, rimanda alle florealità olfattive.
ROERO ARNEIS DOCG “MOMPELLINI” RISERVA 2020: un anno in vasca d’acciaio ed un naso davvero “ciccione”.
Biancospino e pesca bianca sono solo accenni e lasciano presto il campo libero alla frutta secca ed ad un incipit di idrocarburi (peccato solo che tutta questa complessità sembri essere un pochino “tronca”).
In bocca, la verticalità olfattiva s’allarga: un mare di coerenti richiami sostenuti da salina mineralità.
Un sorso tutt’altro che stancante che si becca subito il mio premio “NASCA” (dall’italiano “naso”).
ROERO ARNEIS DOCG “GIUAN DA PAS” 2013: dedicato al padre di Dino e Pietro stupisce già per l’annata impressa sulla bellissima etichetta: “duemilatredici”!
Rispetto al precedente ha “solo” più bottiglia ma…
Lo avvicinate al naso e…direste uno Chardonnay grasso oppure, se più smaliziati, un Rieslig per quei suoi picchi infiniti di intensità.
Entra dolce di miele e crema pasticcera, stupisce di zafferano, pizzica di anice stellato ed agrume candito, colpisce di polvere da sparo, stordisce di idrocarduro, rinfresca di menta.
E l’assaggio Vi teletrasporta ad un germanico “auslese” che, del limone, trasmette la tagliente acidità e la grassa larghezza della crema nelle “delizie” amalfitane.
Questo non ha bisogno di nessuno dei miei premi, è “ESPERENZIALE“!
ROERO DOCG 2018: il naso è prima di tutto etereo, ma poi, quei birbantelli dei piccoli frutti rossi si fanno largo ed alzano la voce (senza però riuscire a zittire un simpatico contrasto tra l’amaricante liquirizia e la svenevole vaniglia.
Sorso caldo che riempie e soddisfa, tannini giusti e finale di frutta sotto spirito.
ROERO DOCG RISERVA 2017 e 2016: nel primo la frutta rossa matura è solo l’inizio, chè poi è balsamico di tabacco, fresco di macchia mediterranea e non cela dolcezze di cioccolato.
L’assaggio è fresco, sapido e succoso, dinamicizzato dai vispi tannini e reso più interessante da ritorni amaricanti di liquirizia.
L’annata 2016 etichetta meglio i descrittori della precedente scaffalandoli quasi in perfetto ordine e si arricchisce di complessità fruttate (prugna, mora, ciliegia), floreali (peonia e viola) e balsamiche ponendo l’accento sull’anice stellato.
Il sorso s’arrotonda ed avvolge il palato con una trama più fine.
Il finale?
Frutta sotto spirito e viole!
Con loro ho già preso appuntamento per i ROERO DAYS del prossimo Maggio, e Voi…non lasciateveli sfuggire!
PARIDE CHIOVINI
Da 25 anni, in quel Alto Piemonte che sta tra Sizzano e Ghemme, Paride gestisce 3ha di vigneto (25000 bottiglie) dedicati essenzialmente a Spanna (Nebbiolo), Ughetta (Vespolina) ed Uva Rara.
Le etichette?
Dicono di Antica Grecia, di Miti e di Eroi.
COLLINE NOVARESI DOC ERBALUCE “ATHENA” 2021: più che la frutta sono i prati di montagna a gestire l’attacco olfattivo.
Alla prima è dedicata una seconda fila di dolcezze che vanno dal melone bianco alla frutta (ahimè tropicale).
Sorso fresco più che sapido e che relega davvero in un angolo le note fruttate amplificando a transistor le note erbacee e vegetali.
COLLINE NOVARESI DOC BONARDA “BRISEIDE” 2021: schiava, sposa e preferita di Achille questa era la donna del mito.
Il naso di questa interpretazione “acciaio” di Uva Rara è di un fragoloso che prevarica amarena e delicatezze pepose.
Assaggio coerente e lineare che ripropone le note olfattive in succosa sequenza.
Il tannino presente ma garbato, aiuta la beva di un vino troppo femminile per i miei gusti ma perfetto per la quotidianità e le amichevoli chiacchierate.
COLLINE NOVARESI DOC VESPOLINA “AFRODITE” 2021: il naso mi teletrasporta per un secondo nel mio Friuli: Rotundone!
Sembrerebbe quasi di accostarsi ad uno Schioppettino se non fosse per quella verve vinosa che, quando ritorni con i piedi per terra, ti accorgi tenda a coprire l’intensità del pepe nero.
Per il resto non c’è molto (come se ci dovessimo sempre trovare qualcosa in questi vini): un po’ di violette, qualche vaso di gerani…
Sorso giovane, energico, irruento, succoso, onesto nelle tanniche spigolature e di interessante sapidità.
Onestamente credo abbia bisogno di qualche annetto di bottiglia ma, così com’è, è da pane e salame e mi sta davvero bene!
SIZZANO DOC 2020: una DOC storica ed “in via di estinzione”.
70 parti di Nebbiolo, 25 di Vespolina ed il saldo di Uva Rara.
Per quanto sia il Nebbiolo a comandare con l’amarena, le viole e le rose, l’impronta fragolosa dell’Uva Rara non riesce a nascondersi dietro le speziature pepose della Vespolina.
Ma questo vino non è tutto qui.
Quanto percepito di primo acchito diventa una lama di luce che taglia un’atmosfera che si scurisce nel breve e Vi trasporta in un bosco che regala corteccia, radici e terra umida.
A chiudere un tocco d’Orientale noce moscata ed un quid di grafite.
Il sorso è di nuovo frutto, ma si arricchisce di un agrume succoso, la speziatura sottile della Vespolina aiuta a riempire ancora il bicchiere ed il tannino, preciso, vuole qualcosa da metter sotto i denti.
Importante ma affatto faticoso.
GHEMME DOCG 2018: 18 mesi di tonneau per un impatto olfattivo grasso ed argilloso.
Ci sono visciole, mirtilli e fiori appassiti, poi arrivano in sequenza felci umide, radice di liquirizia, pepe nero, tabacco dolce e scorza d’arancia.
Pieno, succoso e coerentemente complesso il sorso, elegante l’abito tannico e lungo il sapido finale.
VINO BIANCO OTTENUTO DA UVE PASSITE “HERA”: 6 mesi di cassetta per le uve dell’Erbaluce prima di finire in una bottiglia dedicata alla padrona dell’Olimpo.
Naso complesso che racconta di albicocche disidratate, agrumi canditi, frutta secca sotto miele, uva sultanina ed un quid di erbe aromatiche.
Il palato è avvolto da un abbraccio dolce ma che non dimentica tese freschezze e buona mineralità.
Tutto per le nocciole il lungo finale.
Non male accompagnato da una inaspettata meringa allo zafferano anche se quest’’ultimo alza troppo la voce aggiungendo aromatiche dolcezze al panorama gusto-olfattivo.
FABRIZIO BATTAGLINO
5ha di vigneto sui ripidi pendii di Vezza d’Alba (prima MGA a fornire un Roero DOCG).
Cinquant’anni di storia dedicati ad Arneis, Nebbiolo e Barbera.
SPUMANTE METODO CLASSICO “NEBULA NATURAE” PAS DOSÈ: bollicine evanescenti e delicate, convogliano al naso profumi di mela croccante, pompelmo, ginestra e miineralità.
Sorso cremoso ed agilmente gestito dalla spalla fresco-sapida che s’allunga agrumato.
ROERO ARNEIS DOCG “BASTIA” 2021: già il naso comunica minerale sapidità.
Ma è la frutta a guscio a dire la sua alzando la testa su una platea di agrumi, erbe aromatiche e florealità di mughetto.
Di piccante sapidità l’assaggio che, morbidamente, s’allunga su agrumate freschezze.
NEBBIOLO D’ALBA DOC “PARADÌ” 2020: da impianti di 15 anni, un “nebbiolino” tutt’altro che “ino”.
Dolce nei toni di frutta rossa matura, elegante su quelli di violetta e di intrigante piccantezza grazie ad anice stella to e pepe nero.
Caldo e morbido il sorso, forse non freschissimo ma reso dinamico da Dannini ancora indomati.
ROERO DOCG “COLLA” 2019: due anni di legni piccoli, un anno in più di bottiglia e, soprattutto, 40 anni in più di vigneto in un naso che si apre con la parola d’ordine: “balsamicità”.
Soffi mentolati diffondono note di tabacco, legni pregiati e china lasciando alla prugna matura ed alla rosa il ruolo di comprimarie
Di grande equilibrio il sorso, che chiude su lunghe speziature.
ROERO DOCG “COLLA” RISERVA 2018: non sono tutte rose e fiori, ma boschi resinosi, china, tabacco e nuvole di polvere da sparo.
Il sorso è calore e struttura con freschezza a sostegno, tannini togati e finale di minerale speziatura.
I DOF MATI
Il nome non tragga in inganno, chè qui, “I DOF MATI” sono “LE DUE RAGAZZE” (al Secolo Sara Paladini e Valentina Cometto).
5ha a Fara Novarese, sulle Colline Novaresi tra Ghemme e Sizzano.
Un’Azienda a trazione esclusivamente femminile che Sara mi presenta con un piglio che mi impedisce distrazioni.
Vecchi vigneti recuperati nel 2016 e prima vendemmia nella difficile annata successiva.
Una scommessa?
Forse, ma le etichette, bellissime, dedicate ciascuna ad un pezzo della scacchiera, raccontano una verità differente.
Gli scacchi non sono nè una scommessa nè un semplice gioco, gli scacchi sono una partita, come la vita, si gioca per dominare o per venire dominati e qui, signori miei, ci sono di mezzo le Donne quindi…sapete bene come andrà a finire!
COLLINE NOVARESI DOC MERLOT “TORNATO” 2021: il PEDONE è pezzo fondamentale, rappresenta duro lavoro, sacrificio al bene superiore, determinazione e pure quell’idea pazza di tornare a casa con un abito più nobile.
Chi quando pensa Piemonte dice Nebbiolo sappia che l’Alto Piemonte sa raccontare anche altro.
Qui ci sono le altezze del Monte Rosa ed il Supervulcano.
E da qui viene un Merlot che c’ha un peperone che lo diresti essere Cabernet.
Ci sono frutti di bosco e graffi balsamici.
Il sorso è granitico strapiombo, freschissimo, indomito nei tannini e quasi piccante per minerale sapidità.
Salumi, formaggi grassi, tanti amici intorno e…almeno una cassa!
Gli ammollo il mio premio “SIC ET SIMPLICITER“.
COLLINE NOVARESI DOC VESPOLINA “BONA” 2020: nella Guerra di Ghemme, tra Gian Galeazzo Sforza e Bona di Savoia, nel 1467 succede quello che succede e questo vino rende omaggio alla donna ed al pezzo più importante della scacchiera.
Questa Vespolina è il loro pezzo forte, ben centrata sulla marasca, sul ribes nero e sulla spezia scura senza dimenticare una freschezza di mentuccia.
Sorso molto fresco che segue didascalicamente le sensazioni olfattive ben sostenuto da tannini tutt’altro che silenti e da un finale di sapida sostanza.
GuardateVi “La regina degli scacchi” e bevetelo pensando a Beth.
COLLINE NOVARESI DOC NEBBIOLO “TRAMA” 2021: in etichetta c’è un CAVALLO a rappresentare quel Nebbiolo trainante un intero Territorio ed il nome di fantasia evoca l’intreccio che lo stesso riesce a tessere tra cultura e uomini.
Ma il cavallo è anche versatilità, sulla scacchiera e nel bicchiere.
Il naso “salta” dai piccoli frutti al fitto del bosco e dalle rose rosse al pepe passando per note ferrose.
Sorso, voluminoso ma di grande dinamismo grazie alla verve fresco-sapida ed ai sottili tannini
GHEMME DOCG “IL MATTO” 2018: il “RE” quello che passeggia solo da una casella all’altra, quello che ti fa perdere la guerra, che l’azione più audace che compie è l’arrocco (e la TORRE che qui manca sarà una storia da venire) quello che, per difenderlo, matto ti ci fa diventare.
Un Nebbiolo scuro che inizia col bosco, poi un po’ di macchia mediterranea, scura anche la spezia prima che la frutta dica di marasca e prugna, il balsamico sia tabacco e china e l’eco finale iodato.
Sorso fresco e rigidamente territoriale, mostra tannini eleganti senza ostentazione e chiude con minerale sapidità.
FORTEMASSO
10 anni di storia per questa costola piemontese della Famiglia Gussalli Beretta.
8ha sulle sabbie di Monforte d’Alba (MGA Castelletto)
DOLCETTO D’ALBA DOC 2021: le viole anticipano le more (non solo di rovo) e lo scuro di china e radici.
Davvero dinamico il sorso grazie a tannini birbanti e mentolate freschezze.
LANGHE DOC NEBBIOLO 2021: rose e piccoli frutti rossi precedono preponderanti balsamiche vegetalità di alloro.
L’assaggio ha il nerbo dei fitti tannini, la freschezza di una “SAILA menta” e sapidità da vendere.
BARBERA D’ALBA DOC 2020: il naso è scuro di frutti ed ombroso di boschi che sono terra, foglie, cortecce e radici, ma non manca l’elegante tocco balsamico del tabacco.
Sorso di importante calore cui l’importante sapidità, gli eleganti tannini e la lunga chiusura speziata regalano inattesa dinamicità.
BAROLO DOCG “CASTELLETTO” 2017, 2014 e 2015: i primi due, pagano un po’ lo scotto di annate difficili e siccitose.
Verticalissimi nei descrittori olfattivi, dicono di piccoli frutti ed asprezze di melograno prima ancora che di balsamicità di tabacco e rintocchi di spezie.
Teso l’assaggio di entrambi (financo tagliente il 2017), fitti i tannini e ritmato l’incedere dei ritorni balsamici e speziati.
Decisamente più rotondo il racconto del 2015, grazie ad una spiccata nota di cioccolato che fa da legante tra piccantezze speziate, vegetalità di incenso (pianta) e balsamicità di tè e tabacco.
Sorso che calore e setosi tannini rendono avvolgente e che freschezze agrumate d’arancia rossa dinamizzano inaspettatamente.
BAROLO DOCG “CASTELLETTO” RISERVA 2016: dei tre Barolo assaggiati prima, rimanda a quello dell’annata 2015 con un plus di freschezze.
Bosco e sottobosco, amaritudini di rabarbaro e china, piccantezze di anice, l’eleganza dei legni pregiati…
Avvolgente ed elegantemente tannico regala un lungo percorso di freschezze balsamico-mentolate e pepose piccantezze prima di chiudere sulle piacevoli note amaricanti della liquirizia.
ED ORA?
Ora dovrei dirVi di andarVi a cercare le mie parole sulla masterclass di cui Vi ho detto (chè sennò Vi perdereste parte dei miei sproloqui) ma…
Vi dico di studiarVi bene ‘sto Nebbiolo, e di non pensare solo alle Langhe.
C’è un Roero che vive all’ombra delle colline più famose e che sa regalare vini di una dinamicità impensabile.
E c’è un Alto Piemonte che imbottiglia vulcani preistorici guardando alcune delle vette più alte delle Alpi.
E c’è tanto altro: la Barbera femmina è xxx e tanti vitigni minori che aspettano solo che li assaggiate.
DateVi da fare, siate curiosi!
Intanto GRAZIE di cuore a RISERVA GRANDE ed a Marco Cum per il bel lavoro fatto e per avermi fatto imparare un sacco di cose.