
IL COSA ED IL DOVE
Lo scorso 12 Dicembre, il Palazzo Brancaccio di Roma ha ospitato una grande degustazione organizzata da GAMBERO ROSSO ed avente per titolo “ROMA INCONTRA IL SALICE SALENTINO”.
Protagonista l’importante Denominazione pugliese.
Il wine tasting aperto al pubblico, con banchi d’assaggio che proponevano alcune delle migliori espressioni della Denominazione, è stato preceduto da una interessantissima masterclass riservata a stampa ed operatori del settore.

LA DENOMINAZIONE (storia e non solo)
Una cittadina in provincia di Lecce dà il nome al primo vino Pugliese assurto a notorietà internazionale ed ad una Denominazione che abbraccia 7 comuni e che rappresenta il 17% della superficie agricola del Salento.
Dalle prime bottiglie che ne riportavano il nome e che risalgono al 1954 a firma di Leone De Castris e passando per il riconoscimento della DOC nel 1976, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia.
La Storia parte da quel “rosato” prodotto tradizionalmente per “alzata di cappello” ed arriva ad un frizzantissimo “oggi” di dinamiche bolle Metodo Classico.
Il Salice Salentino racconta di una terra che non sta sul mare ma che risente dell’influenza dell’Adriatico e dello Jonio, di vitigni antichi che i millenni hanno adattato alla terra rossa (marne e calcareniti) delle basse colline del Salento.
Il Salice Salentino è un vino in cui Negroamaro e Malvasia Nera, tradizionalmente coltivati con quel sistema ad alberello senza tutore caro già agli antichi Greci, mettono ciascuno parte di sè (struttura il primo, frutto e colore il secondo).
Dai!
Facciamoci un giro!

IL SEMINARIO “ALLA SCOPERTA DEL SALICE SALENTINO”
Condotto con professionale eleganza da Marco Sabellico e presente Marco Pagano (Vice Presidente del Consorzio), si è rivelato un vero e proprio “viaggio” attraverso le diverse declinazioni di Salice Salentino DOP (bolle, rosati e rossi).
9 i vini in degustazione con l’interessantissima possibilità di provarne l’accostamento ai piatti della cucina romana del menù preparato dallo Chef Max Mariola (Filetto di Baccalà in pastella, Pasta all’Amatriciana ed Involtini di carne alla romana con schiacciata di patate).

Qui di seguito le mie personalissime considerazioni sulle diverse etichette e qualche idea di “pairing”.

1 LEONE DE CASTRIS
Una storia che risale alla metà del’600 quella dell’Azienda cui si deve la nascita di quel “FIVE ROSES” che è stato il primo vino rosato ad essere commercializzato in Italia.
SALICE SALENTINO DOC METODO CLASSICO ROSÈ BRUT “FIVE ROSES” 2019: 30 mesi sui lieviti ed un colore davvero moderno.
Un bel cestino di frutta secca introduce frutti di bosco rossi, ribes, cassis, ed una bella nota vegetale di macchia mediterranea.
Cremoso e teso, l’assaggio è dominato dalla frutta e da una sapida piccantezza quasi di peperoncino che conduce ad un finale che regala strizzate di scorza di mandarino.
Si merita il mio premio “SPRINT”.

2 CANTINA SAN DONACI
Circa 100 sono gli anni e gli ettari di un’Azienda che, nel cuore della DOC Salice Salentino, mette insieme Tradizione ed Innovazione per valorizzare Territorio e Tipicità.
SALICE SALENTINO ROSATO “ANTICAIA” 2021: tutto Negroamaro con un naso ben spartito tra vegetalità e piccoli frutti, con questi ultimi che, su uno sfondo di frutta a guscio, si fanno strada piano piano tra le verzure e prendono il sopravvento.
Assaggio teso e caldo, glicerico, piacevolmente amaricante di buccia d’agrume ed un finale lungo e dai coerenti ricordi olfattivi.
Interessante il fondo del calice che comunica singolari dolcezze a contrasto di una non secondaria mineralità.
3 CANDIDO
SALICE SALENTINO DOC ROSATO “LE POZZELLE” 2021: un naso largo e complesso che racconta del dualismo tra fiori e frutti, ciliegie e mirtilli, asprezze di melograno, garofani e balsamicità mediterrane.
Sorso polposo che, nel proporre le rispondenze olfattive, racconta di un frutto reso più rotondo dalla percentuale di Malvasia Nera, comunque fresco e di decisa sapidità.

4 APOLLONIO
SALICE SALENTINO DOP ROSSO “MANI DEL SUD” 2020: il tradizionale assemblaggio “in campagna” di quegli 8 filari di Negroamaro e 2 di Malvasia Nera regala un naso di larghezze tutte da sfogliare.
Cioccolato e caffè per il calore, confettura di frutti rossi per la polpa, bergamotto per la freschezza, spezie che, come un ponte sul Bosforo, collegano Oriente ed Occidente.
Assaggio che abbandona le ampiezze per verticalità di strapiombante freschezza comunicate da erbe aromatiche, macchia mediterranea, balsamicità mentolate con tannini levigati che ci accompagnano verso un finale di leggere tostature ed amaritudini di mallo di noce.

5 CANTINE DE FALCO
20ha in un areale che comprende i disciplinari Salice Salentino e Squinzano.
20ha e 70 anni di storia.
SALICE SALENTINO DOP “SALORE” 2020: Il naso di more ed amarene è maturo ma non troppo, mentre un bel plus arriva dalla dalle scure atmosfere di un bosco completo di tutto (frutti, cortecce e radici).
C’è poi un quid di balsamicità ed una nota di vaniglia un po’ troppo stridula.
Assaggio severo e masticabile, di spiccata freschezza e con un apporto tannico ancora un pochino sgarbato.

6 CANTINE PAOLOLEO
Ad oggi sono cinque le generazioni che si sono succedute in Azienda.
Una storia che sa di tradizione e promozione, del passato dei vecchi impianti e del futuro di quelli nuovi.
70ha e tante bottiglie.
SALICE SALENTINO DOP 2019: un naso completamente differente dal precedente: giovane e birbante.
Le ciliegie e le amarene stanno per maturare ma sono ancora “sprint”, la speziatura dice di gradevoli piccantezze e solo un pochino di alcol disturba i graffi di vegetale balsamicità.
Sorso pieno, tannini pudichi ed un finale muscoloso, vegetale ed amaricante.
Io lo vedrei bene, fresco, con il pesce…ma io so’ strano.

7 CONTI ZECCA
Gli ettari sono oltre 300 e quasi 100 gli anni di storia di un’Azienda nata con l’idea di valorizzare i vitigni autoctoni (ma che non dimentica altre varietà) e che, nonostante le dimensioni, pone grande attenzione all’ecosostenibilità.
SALICE SALENTINO DOP “CANTALUPI” RISERVA 2019: la frutta è scura ed in confettura (le prugne sono, invece, secche), poi è un mazzo di rose ad anticipare balsamicità mentolate che si accompagnano a cacao come in un after-eight ed anticipano amaritudini di radice di liquirizia e simpatiche piccantezze speziate.
Assaggio birbante che, ben sostenuto dall’importante spalla fresco-sapida e da tannini dalla schiena dritta, s’allunga in un finale boisè di china e tabacco soprattutto sul fondo del bicchiere.

8 CANTINE DUE PALME
Una realtà “sociale” nata alla fine degli anni ’80 con l’idea di mettere insieme i piccoli produttori e valorizzarne il lavoro.
Ad oggi gli ettari sono “duemilacinquecento” e la filosofia produttiva mette al centro l’alberello ed i vitigni autoctoni.
SALICE SALENTINO DOP “SELVAROSSA” RISERVA 2018: impenetrabile all’occhio e scuro anche al naso, concentrato, complesso, difficile da dipanare.
Confettura di frutti di bosco e ciliegia nera, liquirizia ed una quantità di spezie dolci.
Sorso massiccio, di importante freschezza e setosi tannini che s’allunga tostato.
Forse (e dico “forse”) un pochino troppo “tronfio” e “uozzamerica”.
Non proprio nelle mie corde.
9 VIGNETI REALE
SALICE SALENTINO DOP RISERVA “SANTA CROCE” 2018: il naso è equamente suddiviso tra frutta (c’è la ciliegia sotto spirito ma pure una sorta di dolcezza come di mela cotogna), balsamicità mentolate, e spezie scure.
Il sorso è ampio, profondo, polposo, dice della tipica sapidità del Territorio, spinge su tannini importanti e s’allunga su note di tabacco.

Assegnati al Metodo Classico di LEONE DE CASTRIS ed al Salice Salentino di APOLLONIO i miei premi “TOPPP”, per quanto riguarda gli abbinamenti, dato per scontato quello del Filetto di Baccalà con il primo, ho trovato interessantissimo il suo abbinamento con Salice Salentino di PAOLOLEO.
Il “CANTALUPI” di CONTI ZECCA, con l’Amatriciana, amplifica troppo l’aromaticità del pecorino.
Benissimo invece accostare questa al “SANTA CROCE” di VIGNETI REALE ed ancora meglio con “SALORE” di CANTINE DE FALCO.

“MANI DEL SUD” e “CANTALUPI”, se volete, dedicateli agli Involtini ma, soprattutto…provate per conto Vostro che è meglio!

UN GIRO TRA I BANCHI D’ASSAGGIO
CANDIDO
SALICE SALENTINO DOC “IMMENSUM” RISERVA 2019: avrei detto ci fosse Malvasia Nera ed invece è tutto Negroamaro tradizionalmente ad alberello.
Già il naso comunica opulenza con una pletora di frutti neri e rossi sotto spirito (dalla prugna all’amarena) ad aprire le danze su un palcoscenico scuro di spezie, humus, cacao.
Poi sono balsamicità di ginepro e fiori secchi in una atmosfera davvero boisè.
Sorso sferico, concentrato e “pigro”, reso però vivace da tannini muscolosi ma di nobile lignaggio.

PALAMÀ
Circa 100 gli anni di storia di questa piccola realtà salentina che bene esprime, nei suoi vini, il Territorio e la Tradizione
SALICE SALENTINO DOP “ALBAROSSA” 2020: stenta davvero ad aprirsi ed al naso si propone un pochino “sgraziato”, con una nota di “pollaio” di cui però, qualche bella rotazione del calice allontano subito la memoria trasferendo il xxx su ciliegia e cassis che accompagnano la prugna ed un mazzo di violette.
Il sorso è tutta freschezza e mineralità, con un sottofondo di piccante peposità davvero intrigante.
Mai fermarsi alla prima impressione!
Interessante, davvero.

CANTINE PAOLOLEO
SALICE SALENTINO DOP ROSSO RISERVA 2016: 24 mesi di legni per un naso articolato che racconta di frutti neri in confettura, di rose, di viole.
Interessante la spinta balsamica che dice di anice e liquirizia, la scura speziatura di pepe, la graffiante vegetalità ed un fumoso tocco finale.
Sorso consistente, caldo, tannicamente corretto, di buona freschezza e lungo nella sapida chiusura.

VECCHIA TORRE
Altra grande realtà cooperativa (1200ha e 1200 Soci) in quel di Leverano che ha nell’unione delle forze dei molti e nella modernità, le armi per promuovere Territorio e Tradizione.
SALICE SALENTINO DOP 2018: al naso è subito il tabacco di quel pacchetto di “Nazionali senza filtro” che fumava mio nonno.
Poi arriva la frutta: la prugna, la marasca…
Ed un accenno scuro di humus e spezie.
Frescofresco il sorso!
Dinamico e ben sostenuto da tannini birbanti ma non maleducati, giocato sui coerenti rimandi olfattivi.

ED ORA?
Ora è il consueto momento dei ringraziamenti che, anche questa volta, vanno davvero e di cuore a GAMBERO ROSSO per avermi concesso l’opportunità, partecipando a questo bell’Evento, di imparare un sacco di cose (che spero di essere riuscito, almeno in parte, a trasmetterVi).
Ed è il momento, per me, di studiare più a fondo quanto le diverse interpretazioni di Salice Salentino, in questo 2023, riescano a coniugare Territorio, Storia, passato, presente e futuro.