IL COSA ED IL DOVE
Un articolo diverso dal solito, questo è quello che state per leggere.
Un articolo nel quale, per la prima volta, scrivo male di “chi fa cosa”.
E lo farò, credetemi, con una grande pena dentro, perchè in un giorno mi è sembrato si siano bruciati decenni di progresso nella comunicazione.
L’argomento?
La presentazione alla Stampa ed al Pubblico della Guida VINIBUONI D’ITALIA 2023 edita dal TOURING CLUB ITALIANO (mica “pizza e fichi”) nella prestigiosa sede dell’Auditorium della Tecnica di Roma lo scorso 3 Dicembre 2022.
Grato all’Editore per avermi invitato all’Evento, ho attraversato la città sotto un vero e proprio diluvio universale per essere presente allo stesso ed approfittare dell’occasione per incontrare un sacco di amici Produttori che sarebbero arrivati da tutta Italia per ricevere quelle “corone” cui tanto tengono per dare ulteriore lustro ai loro vini.
Comunque veniamo al sodo: voglio iniziare dalla cosa più brutta (e, perdonatemi, di cattivo gusto).
Avevo dato per scontato il tedio della lunga processione di Aziende che si alternavano sul palco per ricevere i diplomi ma certo non ero preparato a quanto accaduto durante la consegna del Premio VINO&TERRITORIO al CONSORZIO TUTELA PROSECCO DOC.
Ad introdurre era stato invitato l’Avv. Giacomo Aiello (Capo di Gabinetto del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste) che, forse per aver preso troppo sul serio quella “cosa” della “Sovranità Alimentare”, si è lasciato andare ad un: “…E soprattutto, abbasso il Prosek!”, frase che ha dato il “LA” al Rappresentante del Consorzio per replicare con un lungo pamphlet che tirava in ballo difesa del territorio nazionale e supposti diritti di predazione relativi alla Denominazione.
Il tutto a dimostrazione che a livello produttivo e, soprattutto, istituzionale, si ignorano totalmente ampelografia, Storia e Tradizioni.
Non serve ricordare a cosa portò, tra il 1995 ed il 2006, quello “scontro” gestito in maniera quantomeno discutibile a livello legale tra Italia ed Ungheria per il “possesso” del nome Tocai.
Ragazzi, è ora di cambiare atteggiamento!
Siamo nel 2022 (quasi 2023) e, sull’agroalimentare in genere, l’Italia sembra vivere ancora nel Medioevo!
Voi direte: “lascia stare e vatti ad assaggiare qualcosa di buono”!
Ed è proprio degli assaggi che ora Vi dirò.
Credetemi, ero preparato a quasi tutto ma non a quello che avrei visto da lì a poco!
Certo, se non doveste essere mai capitati nella Città Eterna ed aver partecipato a VINOFORUM, quello che Vi sto per dire potreste non capirlo ma…
I vini erano stati suddivisi in due zone (bollicine e rossi stavano al Piano Terra mentre bianchi e dolci al Primo Piano) ed erano stati disposti su due lunghi tavoli dopo essere stati contrassegnati da un numerino che, se li “spersonalizzava”, avrebbe però dovuto consentirne la ricerca a noi ed ai 4 (QUATTRO) poveri Sommelier addetti alla gestione dell’orda degustante.
Come sapere quali vini erano disponibili per l’assaggio?
Semplice!
“Basta che Vi scarichiate l’elenco da internet” (eh si, perchè le guide cartacee, sulle quali tali numeri non erano comunque riportati, erano disponibili, anche per Stampa ed Aziende, solo a pagamento)!
La processione di quanti erano lì dal mattino (gli “addetti ai lavori”) è iniziata intorno alle 13.30 e già si capiva che l’apertura pomeridiana al pubblico pagante sarebbe stata una “Cambogia” (come si dice a Roma)!
Davvero c’ho provato ad assaggiare qualcosa, se non altro i vini degli amici Produttori per brindare con loro al premio ricevuto ma…
NUN JE L’HO FATTA!
Avrò assaggiato 5 o 6 cosette (di cui comunque leggerete qualcosa più avanti per rispetto a chi s’è impegnato per mettere tali emozioni in bottiglia) e poi me ne sono andato con un senso di…disgusto.
No, non esagero: è stato l’Evento più BRUTTO (dal punto di vista organizzativo e del rispetto nei confronti di Prodotto e Produttore) cui abbia mai partecipato nel corso di tanti anni!
Ma come si fa!?
Io ho abbandonato da tempo il mondo dell’associazionismo e delle guide ed oggi come non mai ho avuto conferma che il mondo del vino, di qua e di là dal calice, merita altro!
Peccato, davvero peccato che il prestigioso TOURING abbia sprecato l’occasione di arrivare per la prima volta a Roma e far vedere di cosa è capace!
Vabbè, io non ci andrò più, anche perchè, se chi di dovere dovesse, come mi auguro, leggere queste mie parole, si guarderebbe bene dall’invitarmi nuovamente (anche facendo quell’autocritica che dovrebbe fare di certo non farà).
Davvero: sarà un Evento che NON mi mancherà!
GLI ASSAGGI
E dopo questa introduzione bruttabrutta, veniamo alle poche cose che sono riuscito ad assaggiare, dategli la consueta occhiata perchè, davvero, ne vale la pena.
A proposito: manco le foto sono riuscito a fare, quindi vogliate perdonarmi (Voi ed i Produttori)…
IL PIEMONTE
Tre vini tre, frutto di un riuscito blitz al discosto tavolo dei “piemontesi”…
CASCINA CASTLET
30ha a Castigliole d’Asti, profusione di vitigni “local”, tecnologia ed occhio attento alla tradizione.
BARBERA D’ASTI DOCG “BARBERA DELLA VESPA” 2021: posto che si becca il mio premio “BRUMBRUM” per la bellissima etichetta, appare vinoso e birbante già solo guardandolo.
Vera espressione del vitigno, il naso è tutta violette e sottobosco, balsamicità e radici di liquirizia.
Succosa, facile (non banale), sapida, goduriosa, s’allunga, sapida, su frutti di bosco ed arancia rossa.
BARBERA D’ASTI DOCG SUPERIORE “LITINA” 2019: certo ci sono i frutti di bosco, ma è la vegetalità che colpisce, un’atmosfera scura di fiori, spezie e di un qualcosa che ricorda (credetemi, anche volendo non avrei potuto bere troppo) una famosa bibita…
Sorso caldo ed intrigante grazie a tannini che fanno il loro dovere rendendo più vivaci i ritorni di frutta ed accompagnado il finale amaricante di agrume chinotto e liquirizia.
BARBERA D’ASTI DOCG “PASSUM” 2018: al naso, il bouquet di frutti scuri è davvero complesso (more, mirtilli, prugne) ed introduce note amaricanti di china, liquirizia, erbe aromatiche ed una scia di cacao.
Sorso pieno e davvero fresco, tannini eleganti e buon allungo gestito dai rimandi olfattivi.
IL FRIULI VENEZIA GIULIA
C’era tanto altro da assaggiare e, soprattutto che avrei VOLUTO assaggiare ma…dai, posso ritenermi fortunata ad aver ficcato il naso in questi tesori!
TOROS
11ha ed oltre un secolo di Storia della vitivinicoltura del Collio Goriziano.
COLLIO DOC FRIULANO 2021: sambuco e mandorla aprono le danze ed introducono pesca ed un ricco corredo di erbe aromatiche.
Seguono dolcezze di camomilla e di spezie prima che graffi agrumati segnino l’atmosfera elegantemente boisè.
L’assaggio è un crescendo fresco sapido a stento tenuto a bada dalle morbidezze gliceriche, ed il finale un assolo di ponca
DRAGA – MIKLUS
La storia dei vigneti è antica, ma quella della cantina “Preziosa” ha solo trent’anni.
Oggi gli ettari vitati sono 13 e circa 50000 le bottiglie.
COLLIO DOC MALVASIA “MIKLUS” 2018: tutto molto ordinato all’olfatto: qui sono i fiori (le rose e le zagare), lì gli agrumi (ma dolcemente canditi), là un po’ di frutta gialla (dolce e succosa pure lei), in fondo le erbe aromatiche, tutt’intorno la risacca di quel mare preistorico che è la ponca.
L’assaggio è un lungo ed esaltante mix di morbide larghezze e taglienti verticalità minerali
PETRUCCO
Quasi un secolo e mezzo di storia in quel di “Buri” (al secolo Buttrio), 16ha dedicati in gran parte ai vitigni bianchi ma non soltanto agli autoctoni.
FRIULI COLLI ORIENTALI DOC MALVASIA 2021: totalmente diverso dal precedente, dedica gran parte del naso alle aromaticità di erbe e macchia mediterranea.
L’albicocca rappresenta la frutta, ginestre e biancospino i fiori e l’atmosfera è di leggere piccantezze.
Sorso dinamico ben giocato sulle verticalità.
MARCO FELLUGA – RUSSIZ SUPERIORE
COLLIO DOC FRIULANO “AMANI” 2021: i fiori in primo piano, dolci come quelli d’acacia, poi amaritudini di mandorla, il calore del fieno al sole, le freschezze d’agrume e note verdi di bosco umido (felce, muschio, sambuco).
Il sorso è una sequenza di picchi fresco sapidi cui la morbidezze non riesce a tener testa ed il finale è di intensa mineralità e piacevolezze ammandorlate.
KANTE
Edi Kante è stato uno sperimentatore, uno che s’è messo in gioco con macerazioni, legni, dinamite…
6ha parcellizzati, poco più di 60000 bottiglie, ed una produzione votata a quel “togliere” che, nei vini, tanto mi piace.
VENEZIA GIULIA IGT VITOVSKA 2019: il Carso, se non l‘avete visto lo dovreste vedere!
Ed allora questo vino non avrà bisogno di spiegazioni.
L’occhio si riempirà del rosso di una terra che sembra nascere da dove di terra non ce n’è e cercherà i filari che lo riparano dalla luce accecante.
Quel mare laggiù, Vi entrerà nel naso come quando da bambini Vostra madre Vi portava a respirare lo iodio.
Quel sole che batte sull’eroso calcare, quello che Vi scotta la schiena, che brucia le sterpaglie di macchia mediterranea, che secca il fieno nei campi, Ve lo sentirete sulla pelle viva.
E sentirete la bora che Vi fa barcollare del suo soffio.
Il naso si riempirà di una mineralità salina e piccante cui lo zenzero dà ulteriore impulso.
Resta spazio per la frutta, quella a guscio e quella bianca come la pera.
E l’assaggio non sarà una sorpresa, se non per il fatto di amplificare vieppiù la mineralità allungandola fino al balsamico finale.
KOCJANČIČ
L’area è quella del Breg e di Dolina (TS) e la Storia…antica.
150 anni che c’hanno in mezzo la battaglia di Custoza, una agricoltura di sussistenza, l’emigrazione…
5ha di filari e due di ulivi, 15000 bottiglie ed un vino che per me è simbolo di “unione” (di cui oggi non Vi dico ma che, in un prossimo futuro…).
CARSO IGT MALVASIA 2020: un’annata calda imprigionata da un tappo a vite che già la rende “una di noi”.
Nel naso troverete un prato ed i fiori, ma nessuna smanceria.
Chè qui, di dolcezze ce ne sono poche e chi comanda è una mineralità che graffia come le rocce del Carso.
La frutta?
Non manca, è matura a puntino ed è passaggio per picchi vegetali e balsamici.
Sorso energico, di verticale freschezza e corrispondente sapidità e lungo finale minerale.
CASTELVECCHIO
Cinquant’anni di storia e 35ha di Carso Goriziano a Sagrado.
CARSO DOC MALVASIA “DILEO” 2021: inizia con il sambuco e prosegue con altri fiori (bianchi anch’essi) il bouquet olfattivo di un vino che racconta più di amaricanti sensazioni piuttosto che di svenevoli dolcezze in una atmosfera agrumata e vagamente marina.
Morbido e fresco l’assaggio che, coerentemente, propone amaritudini di liquirizia (radice) prima che i coerenti ritorni olfattivi.
ED ORA?
Ora niente…
Mi concentrerò sugli ultimi Eventi di questa intensa stagione cercando di dimenticare questo scivolone e, una cosa bella lasciatemela dire, approfondirò alcuni vini che, nonostante tutto, mi hanno davvero colpito!