IL COSA ED IL DOVE
Ormai la CITTÀ DELL’ALTRA ECONOMIA è diventata sede consueta per diversi Eventi enoici.
Ed è stato proprio lì che, gli scorsi 3, 4 e 5 Dicembre, LA PECORA NERA EDITORE e PASQUALE (PAKI) LIVIERI hanno organizzato la seconda puntata de UVA FIERA di questo 2022.
Una sorta di “edizione natalizia” cui hanno partecipato una quarantina di Aziende provenienti da tutta Italia (isole comprese).
Tanta Qualità e buon successo di pubblico ed operatori del settore (nonostante concomitanze varie) hanno caratterizzato questa “tre giorni” dedicata ai vitigni vinificati in purezza.
Tutto perfetto?
Lo so, già starete pensando: “ecco che dice una cattiveria delle sue”.
No, non è una cattiveria, semplicemente una constatazione riguardante una location sicuramente di “appeal” per manifestazioni “radical chic” come quelle che pongono al centro i “vini naturali” (vv. V.A.N. et similia) ma, a mio modesto parere, poco consona se rapportata ai Prodotti che venivano presentati.
Non è che ci voglia per forza un’ ambiente di lusso, ma un minimo di eleganza…
Per il resto, direi tutto bene (continua a non piacermi come vengono “sversati” gli svuota-calici ma pure questa è solo una sciocchezza rispetto alla possibilità che abbiamo avuto di conoscere tanti Territori e Produttori.
GLI ASSAGGI
Come al solito, NON sono riuscito ad assaggiare tutto (nonostante sia riuscito ad andarci due giorni), ma mi sono impegnato a scoprire nuove realtà senza dimenticare vecchie conoscenze che riassaggio sempre con grande piacere.
Mi scuseranno i Produttori che m’hanno solo visto sfilare davanti al loro tavolo, prometto di fermarmi da loro la prossima volta.
Comunque, tra le idee che Vi propongo qui di seguito, ce ne sono alcune che DAVVERO varrebbe la pena che Voi assaggiaste.
Dategli una letta, prendete spunto e…emozionateVi!
IL VENETO
ZAMBON VULCANO WINES
Azienda storica in quel di Roncà, ai piedi del Monte Duello, presa in mano da Federico (Zambon) una decina di anni fa.
Vigneti in buona parte prefillossera impiantati su un pezzo d’Italia che racconta di antichi lotte fra l’acqua ed il fuoco, tra il mare ed i Vulcani.
A Federico, alla Sua Azienda ed alle Sue etichette va il mio Premio “BUUUM“.
SOAVE DOC “VULCANO”: l’entry level, quello che sa di zolfo ed agrume, difetti ZERO e territorio 101%.
Alla terza “annusata, Belzebù lascia campo libero ad una frutta che è buccia di mela ma anche frutta secca, ad un quid dii agrume.
Sorso magnetico, che ne vuole un altro ed un altro ancora, largo nei richiami fruttati e di marina sapidità.
Da bere con la cannuccia.
SOAVE DOC “DUELLO VULCANO” 2019: il naso è “grasso” di frutta matura (mela cotogna in primis) ma assume presto inaspettata dinamicità grazie ad un bel mazzetto di erbe aromatiche ed ad un bello sprint di menta.
L’assaggio, salato da zittire quasi del tutto la frutta (in sottofondo sussurri di pesca e d’agrume), non dimentica le erbe aromatiche e s’allunga su una interessante nocciola fresca.
Dategli salumi, dateglieli grassi!
DELLE VENEZIE IGT “FIDELIS BIANCO”: qui scavalliamo sui Monti Lessini e, ad occhio, sembra ci si debba accostare a qualcosa che abbia ben più dei 13° in etichetta.
Il naso racconta di materico e ruvido cemento che sembra di accarezzare, ma non dimentica la frutta delle mele mature, le dolcezze del miele di castagno e l’amaricante dl mallo di noce.
Il sorso è una lunga lama, affilata sui due fili da freschezza e sapidità, un rettilineo coerentemente complesso con l’olfatto.
VINO SPUMANTE PAS DOSÈ “VULCANO 36”: 36 mesi sui lieviti che nulla intaccano dei profumi.
C’è il vulcano e la polvere da sparo, c’è il bosco con i funghi ed il sottobosco con felci e piccoli frutti e ci sono dolcezze floreali come d’acacia.
L’effervescenza, un pochino troppo “dinamica” rende poco cremoso un assaggio comunque elegante e di bella rispondenza.
Lungo e davvero minerale.
DELLE VENEZIE IGT MERLOT “LE CIME” 2018: un vigneto dii 15/20 anni sul Monte Crocetta (lì dove ci sono anche gli impianti di SOBER).
Il naso è stranamente femminile, con quel cesto di frutta succosa che riesce a tenere a bada note di foglia di peperone che, altrimenti, lo renderebbero molto simile ad un Cabernet.
Assaggio coerente e dinamico, suonato a quattro mani da frutta e vegetalità con il supporto della divertente trama tannica ed e della onnipresente sapidità.
DELLE VENEZIE IGT “FIDELIS ROSSO” 2017: ottanta parti di Merlot e 20 di Cabernet.
Qui, spinte balsamiche relegano la frutta all’ultimo posto, lasciando il secondo gradino del podio ad una piacevole vegetalità.
Assaggio che un tannino birbante rende particolarmente coinvolgente, marcato da una combinazione cemento-sapidità che lo rende quasi piccante.
SOAVE DOC “LE CERVARE VULCANO” 2018: l’avevo assaggiato già ieri in fretta e furia in quella bolgia infernale de “VINIBUONI D’ITALIA” e qui ho modo di apprezzarne con meno fretta la pesca matura ed il cestino di frutta secca sulle tavole del prossimo Natale, pure il miele ed i canditi (quelli del torrone), le spezie dolci (quelle del panforte), freschezze mentolate ed un BANG di polvere da sparo.
Forse più naso che bocca, ma comunque un assaggio sorprendente, caldo e salato come il mare ed i vulcani che erano, fresco come i boschi di un oggi che, per questa bottiglia, saranno anni e futuro.
ARETÈ
Nasce nel 2021 per mano di Alessandro Aldegheri sul calcare di Soave
SOAVE DOC 2021: prima annata e solo 3500 bottiglie per un vino che al naso si presenta marmoreo!
Se dovesse essere un colore sarebbe “bianco”: quello del calcare, quello della frutta e quello delle piccantezze speziate.
Spiazza un poco, dopo l’olfatto dolomitico, un assaggio decisamente più orizzontale gestito da dolcezze di frutta e lontananze di miele millefiori fino ad un finale che pur amaricante, concentra, sul fondo del bicchiere, importanze di mela.
SOBER WINE
Uno stretto legame, non soltanto territoriale, con Federico e la sua Azienda.
Una produzione iniziata nel 2019 ed incentrata su quei vitigni locali che vanno sotto il nome di Durella e Garganega (a pergola).
“BASALT QUEEN” 2021: Garganega e Durella in proporzione di 60 a 40.
Una sorta di ritorno alla tradizione, cercando di ridare la giusta importanza ad un vitigno come la Durella generalmente considerato “da taglio”.
Vinificazione “naturale” ma “cum grano salis”.
Solo cemento in cantina ed anche al naso, dove comunica piccantezze che accentuano la mineralità e rendono più interessanti le note d’agrume e quelle vegetali.
Assaggio molto “particolare” che si muove scaltro sul filo del difetto, di buona rispondenza con l’olfatto ma non proprio nelle mie corde.
“GARGANEGA TOTALE” 2021: è nome giustamente impegnativo per un vino che, dopo 8 mesi di macerazione, si propone al naso come tale, con un mix di mela cotogna ed agrumi che, con il tempo lascia spazio ad albicocca e balsamicità in una atmosfera che comunica una netta percezione di astringenza tannica.
Assaggio che, accostato al vino precedente, mentre conferma l’impronta di una filosofia produttiva coerente ma un pochino estrema, richiede una prova d’appello (magari con una o due vendemmie in più sulle spalle).
L’EMILIA ROMAGNA
PODERE RIOSTO
Beh, mo dovreste aver letto un sacco di cose (e se non lo avete fatto, Vi lascio il tempo per rimediare)!
Comunque, 16ha di colline bolognesi con tanta attenzione al Territorio ed un occhio di riguardo a quella centenaria “Vite del Fantini” che potete assaggiare nella versione ferma del “VECCHIO RIOSTO” o in quella Spumante Rosè del “4U FOR YOU”.
A Cristiana (Galletti) va il mio Premio “ABBRACCIO” per l’umiltà e l’entusiasmo che mette ogni volta nel presentare i Suoi vini.
VINO SPUMANTE ROSÈ BRUT “4U FOR YOU”: stavolta le bollicine stentano un po’, ma il naso risolleva l’umore e la “butta in caciara” con svolazzi di piccoli frutti rossi, marasca, forse prugna ma di sicuro un potpourri di petali colorati.
L’assaggio?
Succoso, rispondente e…lussuriosamente bolognese.
COLLI BOLOGNESI DOC SPUMANTE PIGNOLETTO BRUT: naso dolce e supersexy che richiama mele Fuji e Golden, dolcezze d’acacia, un quid di pompelmo ed una generosisima spolverata amaricante di timo serpillo.
Sorso che evidenzia da subito quanto l’aromaticità delle uve riesca a coprire l’essere brut, segue uno sprint agrumato ed un lunghissimo finale amaricante.
dolce di mela Golden e Fuji a precedere il finale amaricante e lunghissimo!
Formaggi, amici (soprattutto) ed un paio di casse di questo nettare: non avrete bisogno di altro!
VINO ROSSO “VECCHIO RIOSTO”: qui c’è solo Vite del Fantini.
Se le “brave ragazze” vanno in Paradiso e quelle “cattive” dappertutto, preparateVi ad un lungo viaggio e prendete in considerazione anche la possibilità di non tornare più.
Il naso sa di rossetto ciliegia sulle labbra e petali di rosa sul letto.
L’assaggio?
È quello che Vi frega!
Gli basta una strizzata d’occhio e dei Vostri buoni propositi non resta che l’idea.
Vabbè, io mi innamoro facile…
COLLI BOLOGNESI DOC ROSSO “DUE TORRI”: “fifty fifty” di Cabernet Sauvignon e Merlot che sceglie le vegetalità del primo piuttosto che la frutta del secondo.
Ma è nel continuo rincorrersi tra le due famiglie di profumi che sta la carta vincente.
Succoso ed amaricante vuole grassezze di salumi per stemperare l’irruenta freschezza ed amici per condividerne il sorso.
COLLI BOLOGNESI DOC BARBERA: vabbè, a me la Barbera piace “mossa” ma stavolta, per fortuna dell’Azienda e sfortuna mia, devo accontentarmi della versione “ferma” (chè l’altra è tutta finita).
Il naso è rusticamente robusto, forse un po’ brusco nel modo di proporre more e lamponi, restio a presentare il mazzo di viole e più propenso ad un’idea intrigante di foglia secca.
Sorso potente nonostante la gradazione alcolica contenuta, ma di beva spigliata e piacevole.
LA TOSCANA
LA MONTANINA
10ha di una delle sottozone di Gaiole in Chianti (SI).
TOSCANA IGT ROSSO CILIEGIOLO “PIALLUNGO” 2021: un po’ timido nell’esprimere al naso una ciliegia che arriva con calma e, pian piano, prende possesso di un palcoscenico contornato da drappeggi vegetali.
Assaggio coerente e parimenti timido di esprimere contenuti che, m’aspetto alzino parecchio la voce dopo aver trascorso ancora un annetto in bottiglia.
TOSCANA IGT ROSSO CILIEGIOLO “PIALLUNGO” 2020: prima annata per questo Ciliegiolo che, di nome e di fatto, racconta ciliegie e gli accosta lamponi e chiodi di garofano.
Sorso fresco e piacevole, simpaticamente tannico e giustamente persistente.
CHIANTI CLASSICO DOCG 2019: naso che, coerente con l’annata “ciocciona”, propone amarene, ciliegie mature ed un quid di vaniglia, cui una bella spolverata di pepe nero, un tocco di tabacco e graffi vegetali danno il giusto sprint.
Assaggio succoso, ben sostenuto da tannini dalla schiena dritta e da una giustamente rustica mineralità.
Un vino che mette d’accordo le freschezze della quota con i profumi delle valli.
LA QUERCE
Siamo a Impruneta (FI), nel cuore del Chianti Colli Fiorentini.
Dei 42ha aziendali, 8 sono vitati e dedicati in massima parte ai vitigni tradizionali (Canaiolo, Colorino, Sangiovese) con una piccola “sbandata” verso il Merlot.
TOSCANA IGT ROSSO CANAIOLO “BELROSSO” 2021: il naso dice già di “frescosità” di collina e simpatia.
Nulla di complesso o recondito, bensì “toscanaccio” ed immediato, ben centrato sul frutto e sulle mineralità.
L’assaggio vive del contrasto tra le morbidezze del frutto e le durezze dei divertenti tannini e della scapestrata sapidità.
Accostategli un bel panino e circondateVi di amici.
Il vino è, e deve essere, anche questo.
TOSCANA IGT ROSSO “TERRA DI VINO” 2019: ne dovreste aver letto più completamente qui, ma qualcosa ve la dico lo stesso, chè berlo è sempre un piacere.
A me fa sempre effetto pensare che questo vino affini nella stessa terra da cui nasce (visto che gli orci provengono proprio da Impruneta).
Il naso regala un intreccio di frutta (ciliegia), sottili speziature, balsamicità tabaccose ed un quid di quel finocchio selvatico che profuma le colline assolate.
Sorso rispondente e didascalico, dinamico e mai stancante che evidenzia il limare della terracotta sulle spigolosità del vitigno.
LE MARCHE
CRESPAIA
Accetto sempre volentieri il consiglio che un Produttore mi dà, e quello di Umberto (Gagliardi) e, ancora una volta davvero azzeccato!
CRESPAIA vuol dire 10ha (40000 bottiglie) a Fano dedicati al Bianchello del Metauro ed al Sangiovese.
BIANCHELLO DEL METAURO DOC CRESPAIA BIANCO 2021: l’ingresso è dedicato alla frutta a guscio verde ed alla frutta bianca (pesca e pera) in un contesto di intensa, tufacea mineralità.
L’assaggio rimescola le carte olfattive proponendo le dolcezze in primo piano, lasciando alle adriatiche sapidità il ruolo di comparse.
Piacevolissimo e “democratico” nel distribuire a ciascuno le emozioni preferite.
BIANCHELLO DEL METAURO DOC SUPERIORE “CHIARALUCE” 2020: la lunga sosta “sur lie” dirada le nebbie delle dolcezze lasciando campo libero a sapida mineralità ed ampi orizzonti di spezie e ed erbe aromatiche.
Assaggio affilato, giocato sulle amaritudini delle erbe di campo (ma c’è pure qualche fiorellino di camomilla) e su sapidità quasi piccanti.
GAGLIARDI
Ad Umberto, quando descrive il suo Territorio, i suoi vigneti, i suoi vini, si illuminano gli occhi come ad un bambino.
12ha a Matelica, quasi solo Verdicchio e qualcosina di Merlot e Ciliegiolo, impatto zero (o quasi)in campagna, cemento e quasi nient’altro in cantina.
VERDICCHIO DI MATELICA DOC “SELEZIONE” 2021: il Verdicchio nella sua veste migliore!
Il naso è un rincorrersi di erbe officinali, salsedine, nocciole fresche, piccantezze di cemento.
E l’assaggio nasce innanzitutto dalla voglia irrefrenabile di bere un sorso di quello che il naso aveva percepito: freschezza e corpo in elegante equilibrio, mineralità da vendere e frutta che non deficia con il giusto rinforzo delle erbe aromatiche.
Compratene un paio di casse!
Verdicchio nella sua veste migliore!
VINO BIANCO “ANFORA V” 2020: nuova veste grafica, cemento e 5 mesi di anfora porosa che regala agli angeli davvero un sacco di vino ogni settimana.
Il naso perde un po’ di tipicità sacrificando parte della mineralità ad un parterre di frutta in gran parte candita senza comunque dimenticarsi delle erbe aromatiche.
L’assaggio segue fedele l’impronta olfattiva, strizzando l’occhio alle aromaticità ed evidenziando, sul fondo del calice, quelle dolcezze che il residuo zuccherino aveva fatto apprezzare alle labbra.
Geometricamente, se non sferico, quantomeno rotondo.
Un vino che vuole tavole imbandite.
cemento, 5 mesi di anfora porosa da 1lt di vino a settimana
CILIEGIOLO “CERESI” 2021: nasce da un vigneto del ’98 a 530m slm ed è di una profondità inattesa per un vino che ha trascorso un anno in cemento.
Quello vegetale sembra essere il sentiero principale che l’olfatto debba seguire ma, con serafica calma, ecco l’inesorabile incedere della frutta (ciliegia, visciola, lampone, una prugna nera non ancora matura, financo fragola) e di nebbie balsamiche.
Assaggio di mirabile corrispondenza, ben giocato tra affondi amaricanti di rabarbaro e rimandi zuccherini cui è dedicato l’intero, lungo, finalee.
Bella prova!
IL LAZIO
EMANUELE RANCHELLA
Di Emanuele Vi prometto che parlerò di più e meglio in un’altra occasione (chè dopo i fatti di cui leggete qui, ne sono successe di cose belle!), per ora, accontentateVi di sapere che rappresenta la quinta generazione di una famiglia di vignaioli, che le sue origini sono marchigiane e che da una quindicina d’anni sta dedicando gran parte delle sue energie a quel Trebbiano Verde che, nel DNA c’ha scritto “Verdicchio”.
LAZIO IGP “VIRDIS” 2021: il naso distingue il bordo del bicchiere dal resto del vino, assegnando al primo tonalità dolci di miele e pasticceria candita ed al secondo agrumi, mineralità, peposità cementizie ed un bello sprint di sambuco.
Assolutamente rispondente il sorso, fresco come le alture dei Castelli Romani al mattino, vulcanicamente sapido e luuungooo! Ben più lungo di quanto ricordassi.
ROMA DOC BIANCO “AD DECIMUM” 2021: 60 parti di Malvasia Puntinata, 20 di Trebbiano Giallo e 20 di Trebbiano Verde.
Dei tre vitigni, alla Malvasia spettano l’ouverture ed i titoli di coda, in mezzo ci sono la trama del Trebbiano Giallo ed i colpi di scena del Trebbiano Verde.
Fiori e frutta matura accarezzano il naso, il cemento lo fa prudere, l’anice lo ravviva.
Sorso materico e caldo, ben stemperato dalla trama fresco-sapida e chiusura piacevolmente infinita.
Catacombale!
ROMA DOC ROSSO “RUBENS” 2021: mix di 60 parti di Montepulciano tardivo e 40 di Cesanese precoce.
Timido ad aprirsi al naso, quasi si sentisse ancora rinchiuso nel cemento da cui proviene.
Questo vorrei e dovrei riassaggiarlo con più calma, chè stasera mi sembra che del Montepulciano mi sia perso i marker vegetali e del Cesanese parte di quelli di frutta “cicciona”.
Eppure la sostanza c’è ed il sorso, dinamico e coinvolgente, lo confermano.
Personalmente ne immaginerei una versione vestita di rosa, ma questa è un’altra storia…
LA CAMPANIA
TERRE CAUDIUM
Siamo a Cautano, lungo il Taburno dove, a 400m slm, nel 2007 è nata questa piccola realtà di soli 3ha.
TABURNO IGT FALANGHINA 2020: il naso si propone con bella verticalità sciorinando un bel bouquet tra le cui vegetalità spicca il sambuco a tener buono il coro citrino ed una importante, minerale, sapidità.
L’assaggio dimostra una bella struttura ed è forse più complesso dell’olfatto, con le sue leggere piccantezze a rendere più interessanti le rispondenze olfattive vegetali e balsasmiche.
Lungo il finale.
TABURNO IGT CODA DI VOLPE 2020: già il naso comunica la stessa mano.
Il vegetale in primo piano, quella sferzata di finocchietto selvatico, la buccia della pesca, un po’ di mela verde ed uno sprint di mentuccia.
Anche l’assaggio rimanda al precedente e, se dovesse essere un colore, direi: BIANCO.
Bianche le piccantezze speziate, la frutta, il sale.
Il calore è in vece giallo come quello del sole.
Succulento e fuori dagli schemi.
AGLIANICO IGT 2019: il naso è disturbato da una eccessiva riduzione che mi costringe ad una sorta di respirazione bocca a bocca per farlo rinvenire.
Peccato, perchè quell’aspro di ciliegia poco matura e piccoli frutti, quel pizzico di spezia…
Assaggio fresco, beverino e divertente, sostenuto da tannini vispi fino a quel finale che richiama la frutta.
Peccato davvero per quel naso.
AGLIANICO DEL TABURNO DOC “CARIAVIS” RISERVA 2010: dal vigneto a pergola di 50 anni, quello del nonno, arriva un naso freschissimo che comunica giovinezza, con quella sua ciliegia croccante, quelle frescure boschive e tostature solo appena accennate.
Assaggio caldo e dinamicissimo, in cui è il bosco ad alzare la voce raccontando di humus, terra, fungo…
C’ha 12 anni ma…invecchierà mai ‘sto vino?
AGLIANICO DEL TABURNO “MERUM” 2008: 2 anni in più ed uno di barrique parlano di frutta e balsamicità.
Freschissimo, salato, tannini presenti ma ben educati e luuungo.
Meno sorprendente del precedente.
SIMONE GIACOMO
Piccolissima realtà (7000 bottiglie) in quel di Castelvenere, tra Taburno e Matese.
BENEVENTO IGP BIANCO: blend frutto di microvinificazioni da uve autoctone (Grieco, Cerreto…).
Il vigneto è quello cinquantennale del nonno di Giacomo, all’occhio è “denso” e glicerico ben oltre i 13° in etichetta ed il naso è complesso e tufaceo.
Vegetale e balsamico di radice di liquirizia, lascia la frutta solo al lontano orizzonte.
L’assaggio, stretto e verticale, conferma la minerale sapidità che introduceva l’olfatto ma spiazza con inaspettate dolcezze di frutta.
FALANGHINA DEL SANNIO DOP “SILVANA” 2020: qui è la mela a comandare i giochi ed i fiori tentano di ingentilire ulteriormente un naso che vira ben presto su vulcaniche mineralità.
All’assaggio dimostra freschezza verticale, accentuata da un crescendo di agrumi e da una mineralità che lo rende quasi piccante.
RIFERMENTATO “SURFER ROSA”: da uve Camaiola arriva un naso che, ahimè asfittico, soffoca i piccoli frutti rossi e le delicatezze di fiori.
Guadagna qualche punto all’assaggio grazie alla brillante vena fresco-sapida ed al finale amaricante.
Un pochino troppo freddo, migliora con qualche grado in più (chè ‘sti vini vanno trattati come le birre d’abbazia).
ROSATO BENEVENTANO IGP “BARBE ROSA” 2020: anche qui solo Camaiola, con un naso fragolosissimo che poco spazio lascia al melograno e che è reso più interessante da una leggera nota amaricante.
Sorso ben più deciso di quanto non facesse intendere il naso con la sapidità in primo piano e richiami amaricanti in chiusura.
Femminile ma con brio.
BARBERA DEL SANNIO DOP “CAMAIOLA 2020: vitigno da poco entrato a far parte del Registro Nazionale delle Varietà di Vite che nulla ha da spartire con l’omonima piemontese (anzi, centra forse più il Nord America che l’Italia).
Il naso, del Barbera ha la frutta (marasca e mirtillo) e la dinamicità accentuata dalle spezie, dalle vegetalità e da un leggero balsamico che rimanda al sambuco.
Il sorso evidenzia invece più vegetalità che frutta, risultando scorrevolissimo grazie anche al contributo della componente tannica, sottile ma brillante.
Seducente e vizioso.
ROSSO BENEVENTANO IGP “NONNO TORE” 2020: tre quarti di Sangiovese ed uno di Aglianico.
Il naso, non pulitissimo, è rosso di frutti e di fiori, ma non dimentica lo scuro delle spezie.
Molto meglio l’assaggio, fresco e succoso, ben centrato sulla frutta ma reso più interessante da un quid di vegetalità e da uno sprint finale tutto amaricante.
TERRE DELL’ANGELO
Tre amici ed un progetto iniziato nel 2015: valorizzare il Territorio e la Cultura attraverso la promozione delle colture autoctone (sarebbe lodevole anche il solo voler reinserire un vitigno come il Pallagrello in quello che era il proprio contesto e nella memoria di chi lo ha dimenticato).
5ha di Matese che producono 12000 bottiglie dalle etichette che calamitano l’occhio e che raccontano molto più di quel bello che lasciano trasparire.
Ci sono gli elementi base della geometria piana (il Cerchio, il Quadrato ed il Triangolo), una volta celeste (stelle comprese) sferica come l’acino del Pallagrello, una palette di colori che si ispira ad un ciclo di affreschi che raccontano del culto di San Michele e ben più che una spennellata di quel bianco che dice del calcare e del sale che era dell’antico mare da cui è sorto il Matese.
TERRE DEL VOLTURNO IGT BIANCO “LA VOLTA” 2021: al naso sono dolcezze di susina e mela renetta, amaritudini di nocciola fresca ed erbe di campo, piccantezze di pepe bianco e finocchietto selvatico, un quid di scorza d’agrume ed uno sfondo salino.
Il sorso dispiega nuovamente il quadro olfattivo con le dolcezze in simpatico contrasto alla svettante sapidità.
TERRE DEL VOLTURNO IGT ROSSO “IL TEMPO” 2019: un rosso che, ad occhi chiusi, diresti bianco per quel suo naso affilato.
Una riduzione iniziale che Vi costringe (ma è poi costrizione?) a qualche chiacchiera in più ed a qualche extrarotazione del polso e poi…
Poi Vi spiega per filo e per segno perchè il Pallagrello Nero era gettonatissimo dai Borboni.
Un naso che è un rincorrersi di frutti neri golosi da cogliere e mangiare, di graffi speziati, di sale che brucia.
Il sorso ha il calore del sole, ma è di nuovo il sale quello che strilla (ma pure i tannini mica si fanno mettere i piedi in testa)!
Non perfetto ma quasi, ed è forse proprio questa la sua carta vincente, quel piccolo neo che lo rende irresistibile.
Crescerà e…non potrete più farne a meno.
TERRE DEL VOLTURNO IGT ROSSO “IL TEMPO” 2017: due anni in più di bottiglia lo rendono più rotondo, anzi ovale (come le anfore da cui è uscito), con quella sua dimensione “verticale” più sviluppata rispetto all’orizzontale.
Il naso, di orizzontale ha un frutto che sono more mature e graffi di rovi ma, è il verticale che sorprende.
Lo so, è complicato immaginare il mare in quanto dimensione verticale ma fidateVi, assaggiatelo e scalatene gli starpiombi salati!
Riduzione?
Forse appena un pelo, ma temo si tratti di un ricordo rimastomi impresso dal vino precedente.
Nel sorso, l’unica cosa “educata” sono i tannini, chè il resto è gola, trasgressione e peccato.
Un vino che Vi farà toccare il Paradiso ma che Vi porterà all’Inferno.
E di questo…gli sarete grati!
A questo vino (ma pure all’Azienda) va il mio Premio “ORIZZONTI LONTANI“.
LA SICILIA
MAENZA
MAENZA è Belice, un nome che sa ancora di distruzione ma che, nella vite, ci fa parlare di rinascita.
Ormai Francesco è una vecchia conoscenza, una di quelle che, all’inizio, aveva lasciato dei dubbi, una di quelle che, Ha saputo diventare una certezza (e per questo si merita il mio Premio “DETERMINATION“.
SICILIA DOC GRILLO “O’HANA” 2021: un naso complesso, che colpisce fulmineo con un diretto d’arachide.
Poi è buccia di frutta matura, agrume, erbe aromatiche amare, dolcezze di miele di zagara, mineralità e freschezze d’altura.
L’assaggio è un gioco di piedi su tutto il ring del palato, un rincorrersi di verticalità e larghezze, caldo, sapidissimo, amaricante di scorza d’agrume e sapido come il mare di Trinacria, finisce di frutta matura e ritorni minerali.
Un vino che ti irretisce e ti scava dentro.
TERRE SICILIANE IGP CATARRATTO “BEA” 2021: ricordavo fiori ed oggi trovo frutta e dolcezze quasi di miele, ma la mineralità…quella è rimasta invariata.
Rispetto al Grillo, qui il sorso, lungo ed equilibrato, non ha un contraltare di ampiezze, si limita a confermare il naso e va dritto al punto della piacevolezza (ma senza scivolare in inutili svenevolezze)
ED ORA
Ora è il consueto momento dei ringraziamenti, dovuti e sentiti, a chi ha organizzato, a chi ha partecipato, a quei Produttori che si sono dovuti sorbire, oltre a quelle degli altri, pure le mie chiacchiere.
Ed è anche il momento degli Auguri, quelli mie personali e quelli di enoevo in quanto mio avatar.
Eh si, perchè Domenica sarà Natale e la settimana prossima c’avremo tutti un anno di più.
Io me ne starò tranquillo (per modo di dire) per un paio di settimane e Vi do appuntamento ad un prossimo 2023 che spero sia migliore.
Da parte mia cercherò di metterci più impegno e di migliorare il mio modo di presentarVi le mie emozioni, da parte Vostra, mi auguro vogliate aiutarmi a far crescere ‘sto portale che, con l’impegno di tutti, vorrei diventasse davvero un “aggregante” per tutti coloro che credono nella Qualità e nel bisogno di diffonderne la Cultura.
Alla prossima!