IL COSA ED IL DOVE
‘Sti “DUE PASSI IN VIGNA” organizzati dai “moschettieri” di VINARIO4 (al secolo: Riccardo, Matteo e Marco) sono diventati ormai una lunga camminata!
Ed anche lo scorso 5 Novembre è stato bello passeggiare su e giù per il MERCATO CENTRALEhttps://www.mercatocentrale.it/roma/ di Roma, tra nomi nuovi e vecchie conoscenze del panorama enoico nazionale.
Tanto spazio ai Produttori del Lazio (compresa una bellissima masterclass dedicata all’Azienda MUSCARI TOMAJOLI cui, ahimè, non ho avuto la possibilità di partecipare per mancanza di tempo) ma anche una cospicua presenza di Aziende in rappresentanza di altre Regioni.
S’è vista davvero un sacco di gente tra addetti del settore, wine-lovers e semplici curiosi, segno che la formula è apprezzata e funziona.
Se posso fare un appunto, pur capendo la necessità di “metchare” (figo ‘sto termine anglofono!) cultura ed “economia di mercato”, abbandonerei la “Piazza” per tornare alla vecchia location del solo “Spazio Fare”: troppo caos e troppe “contaminazioni” provenienti dalle varie cucine ma, davvero, è solo un piccolo appunto ad una organizzazione ormai rodata che mi sento di elogiare per l’impegno costante ed i risultati ottenuti.
Comunque, bando alle chiacchiere e passiamo a quelle che sono le mie poche parole dedicate a quei vini che sono riuscito ad assaggiare, parole che non sono altro che il minimo dovuto a quei Produttori dai quali sono riuscito a far tappa (con quelli che tempo ed energia m’hanno costretto a saltare mi scuso invece qui ed ora).
GLI ASSAGGI
IL LAZIO
MURGO (TENUTA LA FRANCESCANA)
Costola laziale dell’ormai ben più che affermata Azienda etnea che, in quel di Aprilia, ha deciso di puntare “quasi” tutto sul Nero Buono.
SPUMANTE METODO CLASSICO BRUT 2018: lasciate il Nero Buono 18/20 mesi sui lieviti ed otterrete una bolla ampia ma assolutamente cremosa, capace di veicolare i profumi di pesca e scorza d’agrumi senza dimenticare dolcezze di pasticceria.
Sorso affilato, che gioca d’astuzia sulla verve fresco-sapida per celare un panorama gustativo un tantino più compresso rispetto all’olfatto.
Un vino cui varrebbe la pena regalare un pochino di legno o qualche “giochino” tra lieviti e sboccature.
LAZIO IGT NERO BUONO 2019: nelle stesse vigne dalle quali si produce lo spumante, si aspetta anche qualche giorno in più oltre la maturazione delle uve, per vendemmiare quelle che regalano al naso un cesto pieno di piccoli frutti rossi, bacche, radici, il giusto di spezia e note balsamiche.
Ben più fresco di quanto mi sarei aspettato l’assaggio che, sostenuto da tannini ancora birbanti, mette in evidenza una minerale sapidità che quasi cela il bouquet di frutta percepito al naso.
CASALE DELLA IORIA
38ha 100000 bottiglie cent’anni di storia di un’Azienda che rappresenta un bel pezzo di quella di una Ciociaria apprezzata a livello enoico sin dal tempo dei Romani.
LAZIO IGT PASSERINA DEL FRUSINATE “COLLE BIANCO” 2021: l’occhio apprezza una carica glicerica inaspettata da quei “miseri” 12.5°
Il naso è un bel cazzotto di agrumi, richiami di frutta bianca, accenni di mandorla fresca, frustate di mentuccia e graffi di pietra focaia.
All’assaggio, ahimè, abbassa lo sguardo e si ricompone in un giusto equilibrio lasciando alla sapidità il posto che le spetta.
Ad occhio dovrebbe essere un successone ma, io gli assegno il mio personalissimo premio “MANNAGGIA”!
LAZIO IGP CESANESE ROSATO SPUMANTE BRUT ROSÉ: 12 sono i mesi di autoclave che servono per estrarre il ricco corredo floreale (rose e ciclamini) e la fragranza di fragola da quanto prodotto in un vigneto dedicato.
La chiusura olfattiva è per leggere tostature di mandorle ed introduce ad un sorso bello fresco, leggero e ben supportato dalle fini bollicine.
CESANESE DEL PIGLIO DOCG “CAMPO NOVO” 2020: succoso e ammiccante sin da quel naso di piccoli frutti rossi maturi che introducono il corposo corredo erbaceo e speziato.
Assaggio che non tradisce e cui dà più sprint un tannino vispo e birichino.
Un birbante che, con i suoi 14°, può risultare “traditore” quando doveste vedere il fondo della bottiglia.
CESANESE DEL PIGLIO DOCG “TENUTA DELLA IORIA” 2019: serve la botte grande per amplificare a valvole quanto espresso da “CAMPO NOVO”.
Le luci si abbassano e l’atmosfera si fa più calda, i fiori appassiscono, le spezie dolci alzano la testa e non mancano balsamicità come di tè.
Il sorso è avvolgente e, supportato da tannini eleganti, s’allunga su note tostate di caffè e tabacco .
PONTE VIGNOLA
Siamo intorno a Ceprano, lì dove venne ritrovato l’Homo di Argil e dove ora, dopo un lungo e meticoloso lavoro di recupero, da vecchi vigneti coltivati ad Alberata Ciociara e Tendone e dedicati a varietà autoctone, si producono vini davvero interessanti.
FRUSINATE IGT BIANCO “TERRE DI ARGIL 11-28” 2021: Maturano e nient’altro.
Al naso i fiori sono di zagara, la frutta è bergamotto (ma quello del tè) e poi…poi ci sono le caramelle!
Quelle “fizz” agli agrumi di quand’ero ragazzino e, perchè no, un accenno fragoloso di “big babol”.
Assaggio di bell’equilibrio fresco sapido che, dopo un guizzo di mineralità, s’allunga invece su morbidezze pasticcere che ricordano cheese cake agli agrumi.
A me sembra…FIGHISSIMO!
FRUSINATE IGT ROSSO “TERRE DI ARGIL 23-70” 2021: tutto Lecinaro con un naso di frutta a diversi stadi di maturazione, dalla marasca croccante alla prugna che doveva essere colta qualche giorno prima, accenni di viole, una intrigante speziatura ed un affondo di cioccolato sul finire.
Decisamente fresco l’assaggio, sostenuto da tannini evidenti ma non sgarbati.
Buona la persistenza di un vino che pensavo più convincente ma, forse, dovrei riassaggiare.
POGGIO DELLA STELLA
1ha, “solounettaro” a 350m sui Monti della Tolfa.
LAZIO IGP BIANCO TREBBIANO VERDE “STORNO” 2021: me l’aspettavo più verde il naso di ‘sto Verdicchio che intanto c’hanno il coraggio di chiamare Trebbiano Verde, e poi comunica invece pera e mela, qualche mughetto, un pochino di anice e mandorle fresche.
L’assaggio gode invece di una larga spalla acida che ben equilibra la parte morbida.
LAZIO IGP ROSSO NERO BUONO E TENNAT “BAIO OSCURO” 2021: 90% Nero Buono con il saldo di un inconsueto Tannat.
Non so se sia colpa di quest’ultimo, ma il Nero Buono resta solo “in spirito”.
Tanti frutti rossi maturi ed accennate vegetalità.
L’assaggio corrisponde, i tannini s’affacciano appena e la freschezza gioca in campo libero.
Un vino da pane e salame che…ce ne vuole un’altra bottiglia.
LAZIO IGP ROSSO “TULPHAE” 2021: tutto Nero Buono e 6 mesi di legno per un naso di frutti di bosco, gerani fioriti, chiodi di garofano, leggere peposità e vegetalità di radici, appena sporcato da un’idea di “pollaio”.
Succoso il sorso che richiama frutta e spezie allungandosi sui toni della china.
A loro do il mio premio “LUPIN III” per aver fatto con il Nero Buono quello che lui fece con i pinguini.
LA LUNA DEL CASALE
Realtà famigliare che da vent’anni opera sui Colli Lanuvini.
Una dozzina di ettari da sempre in regime BIO e circa 60000 bottiglie.
LAZIO IGP ROSATO SPUMANTE BRUT “ROSÉ”: 5 mesi di autoclave danno al naso una impronta fruttata e floreale.
Se la prima racconta di lampone ed aggiunge un tocco d’arancia, la seconda ha l’eleganza della rosa e la dolcezza del tiglio.
Ma la dolcezza è anche nella pasticceria di mandorla, così come le amaritudini in un coro di timo e salvia che accompagna graffi di gessosa mineralità.
L’assaggio ha nella freschezza e nella facilità di beva la chiave per far dimenticare una complessità olfattiva che diventa, al palato, un più semplice mix di frutta con richiami pasticceri.
LAZIO IGT BIANCO CHARDONNAY “SARA” 2019: già al naso ci si fa un’idea delle spalle larghe dello Chardonnay.
Certo il legno non si nasconde e la frutta che riempie il naso è quella che potete trovare in pasticceria, compresa di pastafrolla e crema su una crostata oppure candita e precede leggere carezze vegetali e delicate tostature.
Assaggio coerente e di “divanosa” morbidezza che esige tavola e commensali.
LAZIO IGP ROSSO “ALESSANDRO” 2015: Merlot, Cabernet Sauvignon e Montepulciano presentano al naso un’idea di lacca prima di cedere le luci della ribalta a quella frutta rossa che, sotto lo spot, fa da solista in un coro poco illuminato di china, cacao, caffè, tabacco e legno pregiato.
Assaggio coerente ed in crescendo, ritmato da tannini educati e squillanti assoli di sapidità.
VIGNE DEL PATRIMONIO
In un Viterbese più famoso per gli EVO che per il vino, questa piccola realtà è riuscita a spalancare le porte sull’inaspettato con bolle di assoluto pregio.
SPUMANTE METODO CLASSICO “ALAROSA” BRUT ROSÉ: 90% Pinot Nero, il saldo di Chardonnay ed almeno 30 mesi di sosta sui lieviti.
Fragoline e lamponi non possono nascondere la nota amaricante di noce, le piccantezze di carcadè e le dolcezze di crema pasticcera.
Assaggio che seduce con la morbidezza, strizza l’occhio con frutta e graffia con la mineralità.
Un vino da abito lungo con…lo spacco!
SPUMANTE METODO CLASSICO “ALADORO” BRUT: tutto Chardonnay ed almeno 40 mesi sui lieviti per un naso classicheggiante di frutta bianca ed agrumi dal quale spiccano erbe aromatiche e dolcezze di camomilla e pastefrolle pasticcere .
Assaggio brillantissimo che riempie il palato con una bolla di elegante cremosità, verticale freschezza e sapidità di polso.
Un vino che vuole le gambe sotto il tavolino.
LAZIO IGP BIANCO “CICOGNINA” 2019: uno Chardonnay “vesuviano” che del vulcano comunica il respiro sulfureo della terra ma non si dimentica del mare che accarezza la Maremma.
Certo c’è anche la frutta, da quella fresca alle nocciole, e l’assaggio non dimentica morbidezze inattese, ma questo è un vino che vola alto sopra le banalità, come l’airone cui è dedicato.
Toppissimo!
LAZIO IGP ROSSO “RIPATONNA” 2020: Cabernet Franc e Pinot Nero.
Frutti rossi, viole, erbe aromatiche, vegetalità di scorza d’arancia ed un po’ di macchia mediterranea, c’è un po’ di tutto nel panorama olfattivo di un vino che in fondo è di complessa semplicità.
Sapido, fresco, beverino.
Be easy.
VINO ROSSO “VEPRE” 2016: a parte la luce soffusa, nulla della location odierna attiene a questo vino che è tutto Cabernet Franc.
Tutto è un “vedo e non vedo” di frutti neri maturi, orientalità speziate e misteriose, guizzi amaricanti di scorza d’arancio e lontane balsamicità.
Palato fine e di grande equilibrio, tannini broccati e dinamica freschezza.
Un vino “complice”…fino al dopocena.
PAPALINO
5ha vicino Civita di Bagnoregio, nel pieno di quell’Etruria richiamata dalle etichette.
LAZIO IGP BIANCO “LAZULUM” 2020: 80% Procanico e 20% Malvasia di Candia per omaggiare storia e preziosità del lapislazzulo.
Fruttate dolcezze di pera e mela precedono l’amaricante salvia e rinfrescanti soffi di pompelmno.
Sorso goloso e decisamente sapido nel quale la freschezza serve solo ad introdurre la mineralità del lungo finale.
LAZIO IGP BIANCO “AMETIS” 2020: un Grechetto da uve “BEN” mature e piazzato in tonneau per una minima parte.
Propone un mix di frutta “papalina” (bianco-gialla) introduce a dolcezze di agrumi canditi, frutta secca sotto miele ed un mazzetto di erbe aromatiche in una atmosfera di vulcanica mineralità.
Sorso pieno, segnato da impennate fresco-sapide e dall’amaricante allungo.
Inaspettato.
LAZIO IGP ROSSO “SOLIDAGO” 2020: già spiazza l’etichetta che parla di “giallo” per un vino rosso tutto Violone.
Ciliegie appena colte tentano di soffocare un cespuglio di mentuccia e balsamicità da suffimigi.
L’assaggio capovolge l’olfatto carezzando il palato con eucaliptiche freschezze prima che questo si riempia di rosse croccantezze fruttate.
LAZIO IGP ROSSO “SENAURO” 2020: Sangiovese Grosso per l’80% con un saldo Merlot, rimanda al mollusco dalle secrezioni del quale si otteneva la preziosa porpora.
Il legno lavora parecchio spogliando il Sangiovese di tutta la sua parte vegetale lasciandone solo quel frutto che però si palesa solo sul finale con ciliegie e fragole, dopo che le spezie dolci (chiodi di garofano e noce moscata) hanno fatto il grosso del lavoro.
Il sorso, di buona verticalità e dai tannini ancora un pochino ispidi, racconta di un sostanziale pareggio tra i descrittori olfattivi e l’allungo è di interessante balsamicità
L’ABRUZZO
NIC TARTAGLIA
Vabbè, di Nic avete già letto diverse cose, quindi, se non ricordate, andatevele a rivedere.
Qui, vi dico una cosa sola (ma tenetevela per voi): Riesling!
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “M” 2019: l’annata nuova è fighissima!
Scura di prugna e liquirizia e con un luminoso spot puntato sull’amarena affronta il palato con forza e gentilezza tutte abruzzesi, puntando su freschezza e tannini coinvolgenti e dandoVi appuntamento a fra qualche anno (posto che riusciate a dimenticarvene una bottiglia in cantina salvandola dalla gola).
LA CAMPANIA
CANTINE TEMPERE
Arriva dal Cilento, microregione con più botti che cristiani, questa piccola realtà che, pur rimanendo nel solco della tradizione, riesce ad interpretare il Territorio con spirito moderno partendo dalla imprescindibile e maniacale attenzione in vigna ed in cantina.
CAMPANIA IGP FIANO “MONTERORO” 2021: dolcezze di susina e sprint di cedro per un naso che poi è amaricante di timo, mandorla e mineralità.
Assaggio rotondo e che m’aspettavo più fresco, e finale piacevolmente agrumato.
Il 20% della massa accarezza tonneau vecchi per seguire una filosofia aziendale che vorrebbe bianchi un pochino meno verticali.
COLLI DI SALERNO IGP AGLIANICO “TEMPERE ROSSO” 2017: da una annata perfetta frutti rossi e neri precedono spezie piccanti e dolci, balsamicità di tabacco e storie di cuoio e liquirizia.
Fittifitti i tannini e montana la freschezza ben pareggiata dalla sapidità.
Balsamico e speziato l’allungo di un vino ancora “supeGGiovane”.
CAMPANIA IGP AGLIANICO “TEMPERE PRIMO” 2017: vigne del 1997 4 anni di legno tra botte grande e tonneau regalano un naso didattico di prugna, amarena e more.
Segue l’oriente delle spezie ed un intreccio di tabacco, cuoio, menta, caffè, anice, terra umida e corteccia difficile da districare.
Assaggio pienissimo e masticabile, di esuberante freschezza e lunghissimo finale.
Un vino gastronomico che non disdegna il divano ed il dopocena.
Mandatemene una cassa!
LA CALABRIA
MARCHISA
A Brattirò, sopra Tropea, Marchisa è una piccola e giovane realtà che ben rappresenta il sempre più diffuso fenomeno di “ritorno” alla campagna ed alle origini cui si assiste ultimamente.
È la storia di un ragazzo che decide di lasciare Roma per riprendere in mano le redini dell’Azienda di famiglia.
Una storia che inizia dal recupero di vecchi vigneti e, passando da un oggi di ottimo livello, mi sembra di poter dire si stia avviando ad un ridente futuro.
CALABRIA IGP BIANCO “SETTECENTO”: metri sul livello di un mare.
È la quota alla quale si trova il vigneto dal quale si produce questo vi o che è per l’80% Pecorello e per la restante parte Malvasia.
Un mare che riempie subito il naso lasciando poco spazio alla frutta gialla.
Il resto del bouquet è per le erbe aromatiche (finocchietto selvatico compreso), la macchia mediterranea, i fiori di campo ed amaritudini mandorlate.
Decisamente sapido il sorso cui non manca neppure verticale freschezza e che s’allunga in un finale contrastato di mandorla e dolcezze di miele.
CALABRIA IGP ROSSO “NATUS” 2019: Magliocco Canino, Malvasia Nera e Greco Nero frutto del recupero dei vecchi vigneti.
Un olfatto dedicato ad amarene e prugne cui si aggiungono amaritudini di noce ed erbe aromatiche, un quid floreale di geranio e una lontana balsamicità.
Assaggio dinamico e godereccio che, sorretto da una suadente trama tannica, gioca sulle sportellate tra freschezze da falesia e sapidità marine.
ED ORA?
Ora m’aspetta un sacco di lavoro arretrato cui è sempre più difficile far fronte visto il susseguirsi frenetico degli Eventi in quest’ultimo periodo (temo di stare bevendo più di quanto mi consenta la mia povera capacità di scrittura).
Comunque: Voi continuate a tener d’occhio il portale www.enoevo.com, prendete spunto dai miei consigli, assaggiate, andate in giro a curiosare, datemi suggerimenti e consigli, condividete e, se volete, collaborate.