Lo scorso 20 Ottobre l’infaticabile GO WINE ha organizzato, nella consueta cornice dell’Hotel Savoy di Roma, “focus” dedicato ai vini della Toscana davvero interessante.
Non i soliti nomi, come consuetudine di un Organizzatore che pone grande attenzione alla biodiversità ed ai territori, ma una proposta estremamente variegata dell’universo Toscana con un plus di attenzione alla zona della DOCG Montespertoli.
Tantetante le sorprese nelle quali mi sono imbattuto e che sono riuscite a risvegliare il mio interesse per una Regione che, da qualche tempo, avevo un pochino accantonato.
Grazie dunque a GO WINE per l’occasione datami ed a tutti i Produttori presenti per tutto il “buono” che hanno saputo farmi assaggiare.
LE BERTILLE
15ha in quella “zona Montepulciano” che è tra le più suggestive della Toscana.
ROSSO DI MONTEPULCIANO DOC 2018: bisogna cercarle le note del frutto dolce, perchè stanno sotto un tappeto terragno e tabaccoso che evolve su richiami balsamici e di scura soffitta.
Sorso di polso (fa pure rima) equilibrato, sorretto da un’ottima trama tannica.
CHIANTI COLLI SENESI DOCG 2018: il sottobosco con bacche e radici, un mazzetto di viole, l’accenno al sambuco ed un non so che di balsamico
Assaggio non proprio anglosassone, poliedricamente fruttato (prugna e ciliegia) anche se meno complesso.
Agile e non lunghissimo, propone un’ottima beva supportata da una coinvolgente vena sapida.
VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO DOCG 2017: fresco in una annata calda, propone un complesso mix di vegetalità, sottobosco, piccoli frutti neri, balsamicità mentolate, spezie dolci ed un’idea di cuoio.
Sorso birbante con tannini ancora spadaccini ed un interessante allungo fumé.
MONTEROSOLA
Una storia antica che risale al XV Sec. ed una moderna datata 2019 fatta di recuperi, trasformazioni, ecosostenibilità.
Passato e futuro che si fondono sulle colline di Volterra.
TOSCANA IGT BIANCO “PRIMO PASSO” 2019: 40% Grechetto, 40% Incrocio Manzoni ed il saldo di Viognier.
Propone “aggressive” peposità di cemento, frutta tropicale (mannaggia), aromaticità di legni ed un quid di agrume.
L’assaggio è sorprendentemente condotto su toni più dolci e pacati
Peposo di cemento, aromatico di legno verde con un po’ di agrume e frutta tropicale.
Assaggio sorprendentemente giocato su dolcezze di spezia, avvolgente e sorretto da robuste spalle di freschezza e sapidità.
Davvero FIGO!
“CORPO NOTTE” 2017: 70 parti di Sangiovese ed il resto di Cabernet Sauvignon.
Piccoli frutti neri, qualcuno rosso e maturo, un tocco di cioccolato, spezie dolci e…quella vaniglia di legno che, perdonatemi, non mi piace proprio.
Assaggio morbido ed abbastanza deciso, con un tocco di vegetalità in più ed accompagnato da una bella sferzata di sapidità.
PODERE EMA
Bagno a Ripoli, sulle colline fiorentine del Chianti, qui ci sono i 13ha dell’Azienda.
Un viaggio indietro nel tempo a quella Toscana del vino di tanti anni fa grazie anche all’attenzione posta a vitigni ormai dimenticati come il Fogliatonda.
TOSCANA IGT ROSSO “FOGLIATONDA” 2019: il naso comunica la GGioventù dei primi timidi colpi di rasoio.
Su un tappeto di terra umida, la frutta è fresca ed i fiori appena colti, poi arrivano dolcezze speziate ancora da integrare, un accenno di cioccolato e, a bicchiere vuoto, una nota come d’oliva.
I tannini, ancora un pochino rustici conducono le danze di un assaggio che, seppur “ben vestito” risulta comunque birbante, di fresca e succosa beva.
Giovanegiovane, lo aspetto qui, a piè fermo, tra qualche anno.
TOSCANA IGT ROSSO “NOCCHINO” 2017: Fogliatonda, Sangiovese e Colorino, terracotta, legno ed acciaio.
Alla fine è un “Chianti de noartri”, birichino e pugnace propone un naso di spezie, frutta matura ma pure secca, poi terre e legni.
Assaggio pieno e di buona struttura, maschio ma garbato, sorretto da tannini che sanno il fatto loro e con un finale lungo con ricordi di china.
PODERE RIPARBELLA
46ha di Maremma grossetana lì dove le Colline Metallifere venivano scavate per estrarre la pirite.
MAREMMA TOSCANA IGT CABERNET FRANC 2017: al naso propone un interessante mix di erbe amare e frutti neri, in quell’atmosfera carica di vegetalità dove è il peperone verde ad alzare la voce prima che, da lontano, arrivino richiami di tabacco, un lumicino di arancia rossa e, a calice vuoto, un’idea di oliva.
L’assaggio, di ottima coerenza, è davvero discolo (cosa che gli frutta il mio premio “PINOCCHIO”); un ragazzino che avrà tempo per calmarsi ma che ci fa divertire sin da ora.
MAREMMA TOSCANA IGT “SANGIOVESE SENTORI” 2016: il naso, austero ma senza spocchia, propone la frutta del Sangiovese ma anche la terra, dolcezze di spezie (noce moscata e chiodi di garofano) ma anche amaritudini di mallo di noce ed una lontana immagine di camino spento.
Assaggio goloso ed inaspettatamente succoso, i frutti di bosco e la ciliegia ricordano quasi la caramella ma l’importante sapidità pareggia i conti.
TENUTA MARSILIANA
Dimensioni da “latifondo” (solo 18, però, gli ettari vitati) quelle di quest’Azienda di proprietà della Famiglia Corsini che è un bel pezzo di Maremma e le cui origini ci portano indietro sino al ‘700.
COSTA TOSCANA IGT ROSSO “BIRILLO” 2019: il primo impatto è un po’ ‘NZOMMA…
Poi, se hai pazienza, arriva tutto il nero della frutta (prugna, ribes, mora, mirtillo).
Ma mica finisce qui: alloro, foglia di peperone, la tabacchiera di Nonna Maria, quel cioccolato che ritorni bambino e, credetemi, lenticchie secche!
L’assaggio è “toscanaccio”, beverino, scorrevole.
Un vino e tanti amici!
Gli ammollo il mio premio “ASPE’”.
TENUTA DEL BUONAMICO
Una cinquantina di ettari nella DOC Montecarlo.
Attiva dalla metà degli anni ’60, senza dimenticare la tradizione bianchista della zona (come dimostrato anche dalla produzione di bollicine) dedica particolare attenzione ai vitigni internazionali.
GRAN CUVEÉ “PARTICOLARE” BRUT ROSÉ: fresco di rosa canina, lampone e fragola, un quid di pompelmo ed una imbellettata di cipria.
Leggero e cremoso il sorso ahimè tutt’altro che lungo e con le spalle un pochino strette.
MONTECARLO DOC ROSSO “ETICHETTA BLU” 2019: il naso è poco luminoso anche se ben delineato: intenso di fiori e frutta, complesso di cacao, spezie ed affondi vegetali ma forse un tantino troppo segnato dal legno.
Assaggio sorprendentemente fresco, ben supportato dalla verve dei tannini e con un allungo di spezie che fa dimenticare la vaniglia.
MORMORAIA
40ha, un antico convento e tanta attenzione per quella storica Vernaccia di cui, qui a San Gimignano, si parla sin dalla fine del ‘200.
VERNACCIA DI SAN GIMIGNANO DOCG “SUAVIS” 2021: al naso propone vegetalità di prato, mele (verdi) e pere, una grattugiata di scorza di limone, un tocco di mandorla verde ed una atmosfera fumé.
Ed il sorso?
Contemporaneo e piacevolmente corrispondente anche se meno esplosivo e…niente: m’aspettavo di più ma forse, per una “Vernaccia” è ben più che tanta roba.
VERNACCIA DI SAN GIMIGNANO “OSTREA 2020”: pere e mele del precedente sono diventate mature (e la mela è Golden e farinosa) e s’aggiungono l’acacia, le spezie dolci ed una piccantezza di casearia stagionatura.
Il sorso, coerente, solare e di verticale freschezza, s’allunga su interessanti note di agrume candito e mandorla fresca in una atmosfera che del legno propone le aromaticità.
Questo si che si becca il mio premio “BELLOBELLO”.
TENUTA IL CORNO
Hanno trazione femminile questi 37ha, 6 dei quali dedicati a quel Colorino cui l’Azienda presta particolare attenzione sin dal ‘500 degli Strozzi (aho: ce ne hanno una cinquantina di cloni di cui 20 a piede franco!) e che comincio a considerare come l’anima “maschia” del Chianti.
CHIANTI COLLI FIORENTINI DOCG 2021: al naso sembra un po’ “spettinato” eppure di ciccia ce n’è parecchia sotto quella capigliatura arruffata!
Sa “di vino” come direbbero i bambini e, a quelli che vogliono sembrare più fighi, tira fuori parole che descrivono frutta e spezie.
Giovane e genuino (come mi è capitato di dire dei vini di una cantina abruzzese poco tempo fa), un Chianti moderno nel suo essere semplicemente tradizionale.
Un vino per il salame e per il sugo, un vino per tutti i giorni (ma forse, proprio per questo, cui dedicare più attenzione per capire quante cose abbiamo dimenticato).
TOSCANA IGT “SAN CAMILLO” 2020: tuttotutto Sangiovese per questo “ex” Chianti che si propone con un naso floreale cui si aggiungono golosità di frutta, spezie ed aromaticità di cacao mentolato.
Assaggio morbido e succoso tenuto vivo dai tannini ancora vispi e dalle larghe spalle fresco-sapide.
TOSCANA IGT COLORINO 2015 “SELEZIONE DEL CONTE ANTONIO”: se è vero che l’Azienda è “LA” storia del Colorino, allora qui ne hanno compilato l’enciclopedia.
Un naso più Sangiovese di quello del Sangiovese che descrive luci ed ombre del sottobosco, i piccoli frutti (rovi compresi), la corteccia, l’humus.
Spazio poi all’eleganza di cacao e tabacco, alla piccantezza del pepe ed a mascolinità di pellame.
L’assaggio è una lama di freschezza resa più affilata dalla grana sottilissima dei tannini.
Elegantemente rock.
VIN SANTO DEL CHIANTI DOC 2004 (3): il naso è un’apoteosi di frutta dolce, disidratata, candita, secca (sotto miele) ed introspezioni di tabacco arrotolato e l’assaggio lo segue passo passo.
Beh, con questo ci vogliono proprio i “cantucci” (chè con i formaggi mi sembrerebbe banale) o forse…un buon sigaro.
BECONCINI
Circa 15 gli ettari di una Azienda che dalla metà degli anni ’90 ha voluto dare importanza anche a quel Tempranillo traghettato probabilmente dalla Spagna alle colline di San Miniato dai pellegrini che percorrevano la Via Francigena.
TOSCANA IGT “IXE” 2019: un Tempranillo che, alla macchia mediterranea aggiunge amaritudini di erbe aromatiche (salvia e rosmarino) e piccole bacche nere, succosità d’arancia e note ferrose.
Sorso agile, pronto e deciso con un allungo ben centrato sui ritorni di frutta.
TOSCANA IGT “RECISO” 2018: un nome ed una pratica di campagna.
Tutto Sangiovese che aggiunge al rosso di lamponi e ciliegie qualche “spigolo” davvero interessante: pizzicorii di cemento, tostature d’orzo, un quid di cuoio ed un’idea di cassis.
Sorso spigliato con un bel finale in crescendo di sapidità.
DARIO DI VAIRA
Dal vino sfuso degli anni ’60 alla nuova cantina del 2017 passando per la svolta del 2008, un occhio alla tradizione ed una particolare attenzione a quei vitigni da tempo adottati dal Territorio Bolgherese.
BOLGHERI DOC ROSSO “CLARICE” 2020: un po’ cupo l’incipit dedicato al rabarbaro, prima che dagli scuri socchiusi entrino folate di amarena, fragoline di bosco ed un’idea di zenzero.
Karkadè e foglie di tabacco arrivano subito dopo e precedono lievi tostature.
Assaggio dinamico giocato sulla dicotomia freschezza-sapidità, tannini decisi e vispi ma ben integrati ed allungo sapido ed amaricante.
Una dedica alla moglie di un “grande nome” della Toscana del vino (e non solo).
PODERE GHISONE
26ha vitati (ma pure 2000 olivi) ed una storia che risale all’anno in etichetta.
CHIANTI MONTESPERTOLI DOCG “1797” RISERVA 2019: racconta di un unico vigneto di poco più di mezzo ettaro e lo fa con una iniziale ritrosia che pian piano si allenta evidenziando i toni scuri e dolci della frutta (prigna, mora, amarena), la delicatezza di un mazzo di viole, le ombre del sottobosco ed un quid di tabacco.
Assaggio caldo, pieno ed incentrato su dolcezze addomesticate da tannini ancora un pochino ruvidi.
Un punto in più per quell’etichetta che, abbinata ad un vino “da pensare”, si merita il mio premio “BRAIN”.
LE FONTI A SAN GIORGIO
13ha dedicati principalmente ai vitigni autoctoni.
CHIANTI MONTESPERTOLI DOCG “I FOSSILI” 2018: naso cupo in cui balsamicità di canfora e pellami nuovi si mescolano a bacche scure e piccoli frutti.
Sorso parimenti scuro giocato su speziatura e ricordi di cassis, sostenuto da tannini un pochino discoli e che s’allunga in un finale balsamico e, forse, un pochino più magro di quanto mi sarei aspettato.
TENUTA COELI AULA
150ha di cui una quarantina a vigneto e 1200 anni di storia.
CHIANTI MONTESPERTOLI DOCG “COELI AULA” RISERVA 2018: vinoso ed accattivante il naso che propone violette di campo, mirtilli, peposità di spezie e graffi balsamici
Teso, caldo, ben equilibrato, sorretto da una intrigante vena sapida e con un allungo balsamico molto interessante.
Tutt’altro che banale.
CASA DI MONTE
Degli 80ha aziendali, 35 sono quelli vitati e 7 quelli dedicati agli olivi tra le zone del Chianti Classico e di Montespertoli.
TOSCANA IGT “ROBBIA” 2015: blend di Sangiovese e Cabernet Sauvignon che, tra viole e lavanda appassite, non dimentica la ciliegia matura, qualche dolcezza di spezie ed una bella zampata grafitico-minerale prima che erbe aromatiche e liquirizia dicano la loro senza zittire completamente la vaniglia.
Assaggio materico e di onesto equilibrio fino al lungo finale giocato su echi fruttati.
LA QUERCE SECONDA (NICCOLÒ BERNABEI)
7ha all’estremo confine settentrionale del Chianti Classico.
CHIANTI CLASSICO DOCG 2019: un naso “beat” che coniuga mora e ribes con il giusto di erbaceo ed un falò appena spento.
Assaggio “goloso” increspato da tannini ancora discoli che ci aiutano a berne un’ altro bicchiere.
ED ORA?
Ora un attimino di riposo…
Ma solo un attimo però, chè il prossimo 21 Novembre toccherà alla Campania ed io devo prepararmi sin da ora ad imparare altre cose!