IL COSA ED IL DOVE
Lo scorso 18 Ottobre nella meravigliosa cornice di Palazzo Valentini a Roma, si è svolta la premiazione dei vini “medagliati” a quel “CONCOURS MONDIAL DE BRUXELLES 2022” che quest’anno ha visto l’Italia classificarsi al terzo posto per numero di medaglie (351) dietro Francia (455) e Spagna (433).
Davvero ricca la partecipazione del Pubblico e la platea dei Produttori Presenti.
È stata l’occasione per scambiare quattro chiacchiere con quelli che sono ormai “vecchie conoscenze” ed incontrarne di nuovi scambiando con loro opinioni su Vini e Territori.
Ahimè il tempo a mia disposizione era pochino ma ho fatto comunque del mio meglio per assaggiare quanto possibile scegliendo tra le Regioni che frequento di più e le etichette che attiravano la mia attenzione in maniera particolare.
Tante belle scoperte, qualche inevitabile “dubbio” ma comunque, davvero una gran bella serata.
GLI ASSAGGI
IL PIEMONTE
BRAGAGNOLO VINI PASSITI
Solo Moscato e Brachetto per un’Azienda che Silvio Bragagnolo guida dal 2008 in quel di Strevi (che è pure patrimonio dell’UNESCO).
MOSCATO PASSITO “STREVI” 2009: un naso che comunica subito albicocca e pesca mature in confettura, poi scorza d’arancio candita, fico, gheriglio di noce e miele.
Fresco, sapido, comunica calore e leggerezza fino ad allungarsi su ritorni fruttati e richiami di spezie.
Non sprecatelo con i dolci (anche se di nocciole), vuole formaggi erborinati!
BRACHETTO D’ACQUI DOCG PASSITO “PASSIONE” 2018: un naso tridimensionale: prugna matura, rose in piena fioritura e, se aspetti estuzzichi il calice, pesca matura e tabacco dolce.
L’assaggio, di impensata leggerezza sorretto com’è dalla buona acidità, rimanda al frutto ed al miele e s’allunga forse meno di quanto avrei pensato.
Mi piacerebbe azzardarlo su una “bistecca di mare” insaporita con una spolverata di sale grosso, ma nel frattempo gli assegnoil mio personalissimo premio “MO CE PENZO”.
IL FRIULI VENEZIA GIULIA
BERTO & FIORELLA BACCICHETTO
Dal Veneto in Friuli nel 1966, arrivati oggi alla terza generazione producono 60000 bottiglie e 27 (leggasi VENTISETTE) etichette, roba che, pur avendo una voglia matta di assaggiare in toto il loro bel lavoro, mi pare davvero complicato chiedergli una campionatura…
FRIULI DOC SAUVIGNON 2021: già il “gneur” (dall’italiano “lepre”) in etichetta colpisce l’occhio poi, il naso è tutto da sfogliare.
È un caleidoscopio amaricante di sambuco, origano, salvia, piccantezze di zenzero e peperoncino fresco, una “frescosità” della mentuccia ed il calore della frutta a stemperare la classica foglia di pomodoro.
L’assaggio pareggia l’olfatto giocando sul rincorrersi tra richiami agrumati e graffi minerali
Davvero un sorso azzeccato.
VINO BIANCO “RADIX UVA” 2020: al secolo: PIWI Soreli.
Un naso luminoso e solare: bianco di fiori e giallo di frutta (pera, mela e, mannaggia, un sacco di roba tropicale), evolve con garbo su note pasticcere di frutta secca.
L’assaggio, sostanzioso e glicerico più che grasso, spinge forte sulla pasticceria senza dimenticarsi di una freschezza che ne aumenta la piacevolezza e di un finale leggermente speziato.
BELLO!
VENEZIA GIULIA IGT “ARC DI SAN MARC” 2019: 60 parti di Refosco, 30 di Cabernet Sauvignon ed il resto Cabernet Franc che si spartiscono lo spettro olfattivo donando ciascuno per il proprio.
Comanda la sostanza fruttata del Refosco (che ci mette pure un bel carico di spezie), ma l’acuto è tutto per le vegetalità del Cabernet (e direi che il Franc è quello che strilla di più).
Sorso materico, ben bilanciato tra le dolcezze del frutto e quella spinta fresco-sapida che allunga il finale.
12 mesi di legno ben portati ed un grado alcolico contenuto ed ormai fuori moda.
VENEZIA GIULIA IGT SCHIOPPETTINO 2021: l’olfatto è fuori dai miei schemi, tutto dolcezza (classica ma ormai dimenticata) di frutto maturo che tira il collo ad un rotundone che fatica a stargli a ruota.
L’assaggio è un gorgo di morbidezze e broccati tannini.
Ci metterei vicino giusto qualche formaggio “blu”, ma mi dà l’impressione di essere un tipo “solitario”, che vuole poca compagnia…
IL VENETO
BORGO STAJNBECH
Un luogo conosciuto sin dal ‘500, un nome “storpiato” dagli austriaci ed una Azienda nata alla fine degli anni ’80 in quella DOC Lison Pramaggiore spesso dimenticata come tutto ciò che è “confine”.
17ha e 120000 bottiglie.
TRE VENEZIE IGP SAUVIGNON “BOSCO DELLA DONNA” 2020: sauvignon verde e vegetale, frutta secca, salvia e freschezze mentolate
Di grande sapidità sorprende per la crescita di freschezza agrumata nell’allungo finale
Vegetalità a 720°: dal sambuco alla salvia passando dal peperone all’immancabile bosso.
Sapidità sugli scudi e grande freschezza rendono l’assaggio succoso conducendoVi ad un finale leggermente piccante ed agrumato.
LISON CLASSICO DOCG “150” 2020: Tocai!
Parola magica resa impronunciabile da beghe che è meglio dimenticare.
Al secolo: Friulano.
Vegetale l’impatto: di prato, pergole e tigli fioriti, tocchi mentolati un quid d’agrume, note di frutta secca, osso di pesca e mineralità sassosa.
Assaggio morbido e dalle spalle larghe, ampio ed al contempo di verticale sviluppo.
Dedicato a quell’Italia che, nel 1911, riconosceva la DOCG Lison e festeggiava 150 anni di “unità”.
Un Tocai “old style” con un tocco moderno.
TRE VENEZIE IGT CHARDONNAY 2020: vendemmia tradiva fino a maturazione completa e barrique nuove
Frutta esotica (mannaggia!) ed albicocche introducono a note pasticcere di agrume candito, frutta secca e burro ed ad una lontana nota boisé.
Assaggio morbido e progressivo gestito dalla consistente freschezza con finale dedicato nuovamente alle dolcezze pasticcere.
L’EMILIA ROMAGNA
CANTINA DI SANTA CROCE
Dai 54 soci dei primi del ‘900 agli oltre 250 di oggi, un bel pezzo di Storia del Lambrusco.
LAMBRUSCO SALAMINO DI SANTA CROCE DOP “LA TRADIZIONE (RADICI E PASSIONI)”: pesca 6 soci tra i 250 che compongono la Cantina, abbi cura che abbiano tra 80 e 90 in modo da poter essere considerati “memoria storica” di un modo di fare Lambrusco ormai dimenticato ed ottieni un “Salamino” come non ce n’è!
Suggestioni di rose, presenze di lamponi, ribes e marasca, le fragoline di bosco, la cortesia di un mazzetto di viole, l’inciampo di qualche radice e lontani richiami di spezie.
Morbido, pieno, lunghissimo, appagante, peccaminoso,
Dall’antipasto al dolce, avendo cura di averne almeno un cartone a disposizione!
A lui il mio personalissimo premio “LEVATEMELO”.
LAMBRUSCO DI MODENA DOP “IL LAMBRUSCO”: un nome che forse dovrebbe avere “IL” tra virgolette ed un esempio di quanto possa regalare il vigneto misto di una volta (Salamino, Santa Croce, Grasparossa).
Viole, fragole e ciliegie (anche un pochino in confettura) ed un bel “plus” di spezie dolci ed erbe officinali.
Composto e strutturato.
Un assaggio che credevi più “easy” ed invece…
A lui il mio premio “BELLA STORIA”.
L’UMBRIA
TENUTA PONZIANI
A pochi chilometri da Orvieto, una piccola Azienda (3ha) a trazione femminile che prosegue oggi quel lavoro di valorizzazione di un Territorio attraverso i propri vini che iniziarono gli Etruschi oltre duemila anni fa.
UMBRIA IGT “NORTHIA” 2018: un Merlot che ricordavo più verde.
È passato un bel po’ di tempo dal primo assaggio ed il “soggiorno coatto” in bottiglia gli ha arrotondato gli spigoli e fatto si che il frutto si prendesse i suoi spazi.
Intenso e quasi sferico il naso, che sciorina tutto il panorama della frutta nera di cui ho memoria prima che avanzino il cioccolato e lontani ricordi gessosi e mentolati
Sommessa la voce del legno, ad accompagnare garbate dolcezze di spezie.
Ricca la trama tannica, ben presente ma di piacevole compagnia ed allungo dedicato alla balsamicità.
IL LAZIO
CANTINAMENA
Vegan dal 2023, 18ha ai piedi dei Colli Lanuvini (18 anni, 18ha, del 2018).
LAZIO IGT “DIVITIA” 2020: una Malvasia Puntinata che, dopo l’incipit campestre, spinge forte su note di noce e mandorla verde prima di lasciarsi andare ad un po’ di erbe aromatiche ed agrume e chiudere amaricante di salvia.
Però, troppo caldo, davvero TROPPO caldo!
LAZIO IGT “ROSAM” 2021: la frutta del Cesanese accompagnata da un Syrah che concede solo una parziale speziatura.
Poi sono agrumi ed erbe aromatiche.
Scorrevole, fresco ed abbastanza sapido.
LAZIO IGT “ARCANA” 2018: è tutto Cesanese di Affile.
Bella la vegetalità a velare elegantemente il piccolo frutto nero e croccante e poi un’idea di tapenade a chiudere il giro.
Sorso robusto e coerente che s’allunga minerale e di bastoncino di liquirizia.
Bel prodotto, davvero!
LAZIO IGT “PATIENTIA” 2019: Montepulciano e Cesanese regalano un naso di spezie scure e caffè appena tostato che però non riescono a coprire il frutto rosso.
Da qui un assaggio forse un pochino troppo “femminile” (grado alcolico a parte) anche se elegante.
Peccato quel soffio di alcol di cui incolpo però la temperatura.
L’ABRUZZO
CANTINA ORSOGNA
Nata nel 1964 conta oggi 800 soci ed è la più grande realtà biodinamica d’Italia ed una delle più grandi del mondo (300 gli ettari condotti in questo modo).
Tanta attenzione, a tutto!
Dalla campagna al packaging passando dalla cantina.
TERRE DI CHIETI IGT PECORINO “CALAI” 2017: ambrato, sa d’antico già all’occhio.
Dolce-amaro di frutta secca, amaricante di sambuco e salvia, il cedro è candito e le piccantezze graffiano.
Chiude su una nota di legni che sono quasi corteccia.
Assaggio di profonda, appenninica, mineralità.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOP “NICAN” RISERVA 2011: un Montepulciano come quelli di qualche tempo fa.
Confesso che ultimamente sono più orientato verso quei vini da cui il vignaiolo ha cercato di “togliere” anzichè “mettere”.
Eppure questo c’ha un fascino che…
Impressiona per concentrazione ed estrazione e non ce la fa proprio a nascondere quella ciliegia sotto spirito, quel cioccolato (anche balsamico come quello degli after-eight), quella nota di pellame.
Assaggio coerente e dall’allungo infinito, così lungo che…dovreste aspettarlo per un’altra decina d’anni.
CANTINA FRENTANA / CANTINA SANGRO
Oltre 400 Produttori e circa 800ha che vanno dall’Adriatico alla Majella per questa realtà nata alla fine degli anni ’50.
Attenzione al Territorio a 360°, dall’impostazione sempre più BIO a progetti quali “Vigneto di Qualità” e “Banca dei Vigneti” cui vi invito a dare un’occhiata.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “TERRA REGIA” RISERVA 2017: un’annata calda che regala qui un signor Montepulciano!
Subito è la polvere di caffè, poi il frutto (prugna ed amarena), poi il cioccolato e le spezie dolci, un’annusatina di tabacco ed un spritz di anice.
Assaggio che spicca per la sostanziosa masticabilità resa più “easy” dai tannini ancora vispi, dalla grande freschezza e sapidità a pareggio.
Dedicato a ricordi balsamici l’allungo finale.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “1960” RISERVA 2018: festeggia il 60° dell’Azienda con tanta più freschezza rispetto al precedente comunicando da subito la propria verve.
Naso scuro di frutto e di spezia, tostato di cacao e caffè, amaricante di liquirizia e…piccantino.
Eppure un tocco d’arancia illumina spot e gli dona un’atmosfera meno intimista e più dinamica rispetto al precedente.
Assaggio scalpitante e birbantello per una “riserva” che va aspettata ancora un po’.
CANTINA COLLE MORO
Mannaggia al caldo ed al ghiaccio che manca!!!
Questa è comunque una realtà bella grossa, “robetta” da 500 Soci e 700000 bottigile.
TERRE DI CHIETI IGP BIANCO “SESSANTESIMO” 2020: 40% Chardonnay, 40% Pecorino ed il saldo di Cococciola.
L’impatto olfattivo è gestito dal primo e dalla vaniglia di un legno un pochino troppo invadente.
Stentano un pochino le note floreali con il biancospino in timida evidenza.
L’assaggio racconta un’altra storia, con erbe aromatiche ed alloro a dettare il ritmo e dolcezze di frutta secca e miele ad inseguire.
Questo davvero lo dovrei riassaggiare.
CERASUOLO D’ABRUZZO DOC “FRISO” 2021: brillante e sbarazzino, propone un bel bouquet vegetale di erbe aromatiche e di campo prima che il frutto inizi ad alzare la voce con melograno e fragoline.
Sorso giovanile e dinamico ben centrato sulle verticalità fresco-sapide.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOP “SESSANTESIMO” 2020: 15° di frutta matura e cioccolatosi.
Pian piano si fanno strada caffè e spezie mentre piccantezze di cemento accompagnano un’atmosfera quasi di camino spento.
Assaggio di buona coerenza per un vino che mi sembra voglia comunicare un po’ “troppa ciccia”.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “ALCÀDE” 2017: naso “strong” di frutta rossa si, ma soprattutto in gradi comunicare selvaticità di pelliccia ed amaritudini di rabarbaro.
Lontano, un non so che di mare e, in chiusura, una nota di tapenade.
Assaggio di marina sapidità ed appenninica freschezza reso vibrante da tannini che alzano ancora la voce.
Un vino che comunica semplicità ed aspetta grigliate ed amici.
JASCI & MARCHESANI
Poco più di 30ha intorno a Vasto, tanta attenzione agli autoctoni buttando però un occhio anche ad internazionali come Chardonnay e Traminer.
CERASUOLO D’ABRUZZO DOC “NERUBÈ” 2021: ricco il cesto di piccoli frutti rossi (con fragole e lamponi in bella vista), poi la rosa canina spicca tra i fiori in una atmosfera vagamente boisé che comunica vegetalità e piccantezze.
Assaggio ben più caldo e morbido di quanto comunicato dal naso e chiusura dedicata alla frutta.
LA PUGLIA
CANTINE SPELONGA
10ha nel cuore del Tavoliere delle Puglie dedicati al Bombino ed al Nero di Troia.
PUGLIA IGP ROSATO “MARILINA ROSÉ” 2021: un Nero di Troia che racconta di more (anche di gelso), lamponi, fragoline e melograno (ce stanno tutti).
Ma più fighi sono i toni amaricanti di agrume verde e rosmarino e quel graffio profondo di “frutti di mare”.
Sorso succoso ed invitante giocato tra ricordi di frutta, freschezza e sapidità marine.
LA CALABRIA
TERRE GRECANICHE
10 anni di storia, 8ha e 20000 bottiglie sono i numeri di questa piccola realtà che si impegna a valorizzare la Storia anche enologica di una piccolo lembo d’Italia dove l’abbandono non è davvero l’unico problema.
PALIZZI IGT ROSSO “NARADA” 2018: un nome che, stando alla tradizione grecanica dovrebbe incutere timore, ed una etichetta che anzichè far tremare le vene dei polsi spinge ad abbandonarsi alla passione.
Nerello Calabrese, Alicante, una “contaminazione” d’oltre Stretto di Nerello Mascalese ed una lacrima di Syrah.
La frutta matura è celata dietro amaritudini di caffè ed erbe di campo mentre da lontano arriva una risacca di mare.
Peccato solo per una vaniglia che voglia dire un po’ troppo la sua ed un soffio di alcol di cui va probabilmente incolpata la temperatura ed il fatto di essere stato appena stappato.
CHIMENTO
10ha sulla sponda destra del Fiume Crati ed una prodonda dedizione all’allevamento del Greco Bianco e del Magliocco Dolce.
TERRE DI COSENZA COLLINE DEL CRATI DOP ”VITULIA” 2018: tutte le vegetalità del bosco umido, tocchi speziati di pepe, chiodi di garofano, noce moscata, un’aggiunta di more e visciole, cioccolato alla menta, graffi ferrosi ed un’atmosfera di camino.
Assaggio materico, tannini presenti ma ben gestiti, la freschezza è una frustata e la sapidità costiera.
Lungolungo questo vino che mi piace davvero un sacco!
TRAMONTANA
Dalla fine dell’800 sono 5 le generazioni che si sono succedute alla guida di quest’Azienda nella quale Territorio e Tradizione camminano mano nella mano.
CALABRIA IGT “TO CRASÌ” 2018: al secolo “il vino”.
Nerello Calabrese (in gran parte), Cabernet Sauvignon e Merlot.
Frutti di bosco ed humus sono l’incipit ad un naso che procede scuro e balsamico fino al finale di pepe nero.
Bocca calda ed equilibrata con tannini “strong” a sostenere il sorso fino all’allungo di frutta rossa e liquirizia.
ED ORA?
Beh, in attesa che tocchi all’Edizione 2023, mi darò da fare per approfondire la conoscenza di alcune cantine che ho avuto la fortuna di conoscere, quindi: Produttori siete avvisati!
A breve inizierò a romperVi le scatole!