A.: “Mai sentito parlare di Giuliano (Pettinella)? TAUMA “IL” Cerasuolo rivelazione!”
R.: “Francamente no…”
Era lo scorso anno e quando Alessandro (Filomusi Guelfi) mi disse di un “garagista” a Silvi Marina…
Beh: lo sapete che scherzi mi fà la curiosità!
Ovviamente ho strizzato la rete alla ricerca di notizie ma al di là di qualche parola su ‘sto “Vino Rosato” ho trovato poco o niente.
Ci sono voluti un anno, un’altra estate ed una serie di fortuite coincidenze, di quelle che capitano solo nel mondo del vino, perchè riuscissi ad arrivare a dama.
Si lo so, dovrei dirVi di Nic (Tartaglia) che mi parla di un suo amico, quel Giorgio (D’Orazio) che produce EVO a Silvi Marina e che poi, coincidenza nelle coincidenze, fà capoccella pure nella lunga chiacchierata con Valeria (Tatoni) di TENUTA DE MELIS (di loro leggerete più avanti), per arrivare a dirVi che, ma ormai lo avrete capito, Giorgio lo conosce a ‘sto Pettinella, mi dà il suo contatto e…
Se fossi bravo a scrivere, da ‘sta storia ci potrei magari tirare fuori una serie per Netflix ed invece, Vi dico solo che non al primo, ma al secondo tentativo tiè: metti una sera a cena con Giuliano (e Giorgio)!
Avvocato di Macerata con profonde radici in quella Silvi Marina dove abitano il padre ed una delle sue vigne (la gemella, in tutto e per tutto sta, dal 2015, a Tocco da Casauria e, con l’altra, fanno poco più di 2ha).
Da stakanovista del pendolarismo, macina chilometri collegando Marche ed Abruzzo in cerca di un risultato che, passando dall’imperativo della Qualità, riesca a raccontare Uomini e Territori.
Quasi timido, mai invadente, di educazione e cortesia che parlano di tempi andati, sembra quasi fuori posto in quello che è oggi il mondo del vino.
Sintonizzato sulle onde di un unico vitigno (il Montepulciano), insieme alla moglie Francesca vi dedica ormai da 12 anni gran parte dei suoi giorni.
12 anni percorsi in punta di piedi, tra i preziosi consigli del Prof. Seghetti e la grande convinzione che nulla vada dato per scontato.
Giuliano è educato anche in campagna (BIO nell’animo vuol dire niente chimica: letame ogni lustro, favino ad anni alterni) ed in cantina.
Niente controllo delle temperature, fermentazioni spontanee (nessun lievito selezionato e solo “pied de cuvée” preparato in precedenza), acciaio, legni esausti e, soprattutto, niente che possa sporcare quella pulizia che, a partire dal naso, insegue maniacalmente.
Si, vabbè, ma ‘sto Montepulciano?
Allora, intanto si chiama “MONTEPULCIANO D’ABRUZZO” (che rispetto ad un “TAUMA” che NON si chiama Cerasuolo è già una novità) e poi…
In un mondo in cui si cerca l’opulenza ed il surplus ad ogni costo, il vino di Giuliano impone una riflessione.
Non mira alla potenza, all’estratto, ai gradi.
Sembra quasi si diverta a “togliere”, a scarnificare.
E ci costringe a scendere dal piedistallo e riallinearci con la terra.
La semplicità come compita e schietta eleganza di un mondo contadino che mirava in alto ma sapeva gioire del poco.
Il naso è dettagliato ed esprime un frutto netto, ben scandito, scaffalato e con l’etichetta bene in vista.
Come diretto da un sapiente regista, fa entrare ciascuno al proprio momento (ed al momento giusto).
Non ci sono sovrapposizioni, nessuno sgomita per sopravanzare l’altro.
La ciliegia croccante apre le danze a suon di tamburello e schiude una fitta trama di sipari che si aprono (come nel Carosello della mia gioventù) su scenari che si fanno via via più scuri.
C’è la scorza d’arancio rosso a rendere meno austera quell’atmosfera da sagrestia che lasciano intuire le note di incenso.
In terza battuta ecco una nota vegetale che, senza impuntarsi, tiene ben radicato alla tradizione un vino che altrimenti sarebbe futuristico.
Il sorso è birbante, mai didascalico, anzi…
Di disarmante freschezza e mineralità a pareggio, rende merito a quella pulizia quasi maniacale che il naso non può non esaltare.
In bocca mostra un fisico tonico, definito, NON palestrato; abituati come siamo ai Montepulciano “diesel”, questo forse scappa via un tantino troppo di fretta ma…mi piacerebbe riparlarne quando avrà qualche altro anno di bottiglia!
Un vino d’altri tempi e forse di struggente modernità proprio per questo; “artigianale” e buono, AUTENTICO in una terra in cui il vino viaggia a “due velocità” e si fà fatica a trovare vini autentici.
Difficile davvero fermarsi alla prima bottiglia (e noi abbiamo dimostrato di essere deboli)!
In enoteca?
Se (SE) lo doveste trovare beh, Vi ci vorranno una trentina di euri ma, per una volta, fate uno sforzo, ne vale la pena!