A Marano di Napoli, quella di CANTAVITAE è una realtà giovane con quasi cent’anni sulle spalle.
Giovane l’Azienda, giovane la Proprietà (Michelangelo Schiattarella), giovani lo spirito ed i vini.
Campi Flegrei, Sannio, la zona degli Aurunci: una Regione (la Campania), tante realtà ed a ciascuna il proprio vitigno.
Una produzione che spazia dalla Falanghina all’Aglianico passando per Primitivo e Piedirosso.
Il secondo (nell’interpretazione che ne dà “PURO DEL DUCA”), mi viene da dire, è quello che fa da “guida” agli altri, ma qui, oggi, voglio dirVi di un rosato da Primitivo e Piedirosso (ed il perchè lo scoprirete solo leggendo)
Partiamo comunque dalla tipologia: rosato
In un mondo in cui ci si divide tra “bianchisti” e “rossisti”, gli amanti dei vini rosati sembrano essere costretti a giocare un Campionato di “Serie B”.
A me, comunque, piacciono un sacco.
Trovo che riescano a coniugare eleganza, dinamicità e (a volte) inaspettata potenza
Tra le tante che ho sentito dire sul loro conto: sono da “femmina”, si fanno “mischiando” vino rosso con quello bianco, sono fatti con il vino rosso venuto male…
Ma il rosa non è un colore da “femmina”!
Il rosa è un modo di vedere la vita.
E rosa è il “maschio” simbolo di un primato; una maglia per la quale ci si scanna, che pedala su salite durissime (anche quella del Vesuvio), catalizzatrice di entusiasmi, che veste miti, che crea leggende, che fa volare la fantasia…
Ed il vino che di tale colore si ammanta, dunque, se “femmina” deve essere, sarà guerriera come Xena o altre principesse guerriere dei fumetti.
Questo si chiama “PETRA FINA”, ed il perchè ne parlo qui ed oggi parte da chiacchiere su un’etichetta che…niente, nel mio immaginario, non si accorda proprio con il Territorio!
Vabbè, il cono vulcanico ci sta, le pietre preziose, per certi versi, pure ma…quel rosa che sa di avanspettacolo…(chè poi, la linea delle altre etichette aziendali mi piace davvero)!
Comunque qui, il territorio c’è tutto.
Primitivo e Piedirosso, due “P” come quelle di Presente (nel senso di Regalo) e di Prezioso, come quella di “PETRA”.
Una pietra tagliente che viene dal profondo della Terra e che la Terra ricopre quasi fosse la risacca di un mare solido.
E quell’onda rossa e rovente che diventa nera e fredda pietra, riprende nel calice parte del proprio colore originario.
Un colore qui delicatissimo che, se evoca petali di rosa, fragoline di bosco e piccantezze di melagrana, non nasconde la sorpresa di verdi freschezze ed il sospiro di lontananze sulfuree.
L’assaggio, corrispondente, perde queste ultime allungandosi su dolcezze fruttate.
L’ho già scritto altrove, lo so, ma qui ne do conferma: un vino fin troppo elegante per uno gretto come me!
In enoteca?
Costa una cifra che…compratene una cassa!