Dopo due articoli dedicati ai paradigmi del Montepulciano d’Abruzzo (qui e qui), eccone un altro che vede protagonista il medesimo vitigno.
Questa volta, la Storia è in divenire.
Passa dalla Tradizione ma guarda oltre.
Sotto i riflettori c’è l’interpretazione che ne fa Nic (Tartaglia), già protagonista su queste pagine con il suo “BIFOLCO” (che è Cabernet).
Dai 12ha derivanti dalla somma di 6 vigneti, produce circa 30000 bottiglie che raccontano un pezzetto d’Abruzzo tra il Mare Adriatico, la Majella ed il Gran Sasso.
Della Tradizione di cui dicevamo, fanno parte Montepulciano, Trebbiano e Pecorino.
Del “futuro”: Cabernet, Chardonnay e Riesling; un tocco di internazionalità che (per lo meno parlando del Cabernet che ho avuto la fortuna di assaggiare) ben descrive il terroir e porta una sana ventata di novità nel panorama vinicolo abruzzese.
Il Montepulciano (d’Abruzzo) è il vino dei nonni che baciano i nipoti e quello dei nipoti che ricordano il bacio dei nonni.
Un oggi che crea un ponte tra ieri e domani.
Questo di Nic è un vino dinamico, monello, sfuggente ai canoni storici quel tanto che serve per andarne oltre.
Nasconde sorsi di futuro in un calice di tradizione.
Dribbla le mode del bere.
Chiede attenzione, non tanto per complessità (chè è un vino scritto in stampatello ed a caratteri grossi), quanto per dimostrare quanto bene si possa fare senza fare niente di speciale: solo il proprio lavoro.
Questo è un vino che, attraverso i sensi del Produttore, “ne ha viste di cose”…
Ma qui, l’atmosfera non è cupa come nel film di Ridley Scott!
C’è luce!
E non solo in fondo al tunnel.
Qui si respirano idee e concretezze.
Questo 2017 è paradigmatico ed iconoclasta allo stesso tempo.
Netto nei luminosi profumi di amarena sotto spirito e scuro di pepe e tabacco senza dimenticare quel “verde” tipico che tanto mi piace.
Tannini importanti, grande sapidità marina e freschezza appenninica in un calice di puro territorio.
E poi, il caso, m’ha fatto assaggiare anche la 2018 che…è un altro sorso.
Più criptico.
Camuffa vegetalità dietro un naso di facili frutti.
Tannini “pistoleri” introducono un assaggio coerente, fresco (più che sapido) quel tanto che serve a richiedere il rabbocco del bicchiere per assaggiarne ancora e non perderne memoria (chè proprio “lungo” non è).
Mo mi toccherà fare in modo di assaggiare la Riserva, perchè…perchè SI!
In enoteca a circa 12 euri.