
IL COSA ED IL DOVE
Sul palcoscenico del MERCATO CENTRALE di Roma, una nuova puntata di “DUE PASSI IN VIGNA” è andata in onda lo scorso 24 Ottobre.
Produttore l’ormai collaudatissimo VINARIO4.
Molte le Aziende presenti in rappresentanza di diverse zone dell’Italia vitivinicola.
Vecchie conoscenze e nuove scoperte hanno proposto al vasto pubblico una generosa selezione delle loro eccellenze.
Tra tante emozioni non è mancato qualche “scivolone” ma, nel complesso, direi un’esperienza davvero positiva dal punto di vista della degustazione.
Se posso permettermi di fare un appunto all’Organizzazione, un’illuminazione più degna di questo nome guasterebbe forse l’atmosfera ma eviterebbe che quelli “cecati” come me, debbano perdere altre diottrie per scrivere dei loro assaggi (anche se, effettivamente, mi sto accorgendo che sono forse l’unico a girare con il taccuino degli appunti…ma che memoria c’hanno gli altri!?).
I MIEI ASSAGGI
LA LOMBARDIA
RICCHI
50ha (di cui 5 dedicati al Lugana) e 350000 bottiglie.
“LUGANA” parte dalle erbe aromatiche ed arriva all’albicocca sulla scia di una buona sapidità.
L’assaggio, brillante e persistente, è incoraggiato da una intrigante mineralità.
“ROSA LINDA 10” (dove “10” indica il contenuto zuccherino) è un Rosè Metodo Classico dal naso tremendamente femminile e dalla bolla esuberante.
Chardonnay, Sangiovese, Malvasia e Pinot Nero fanno comunella per regalare un prodotto “sbicchierabile” ma un po’ fuori dai canoni del Metodo Classico, diciamo che ne è una interpretazione che non condivido ma che, dal punto di vista commerciale, vedo come di sicuro successo.
“RIBÒ”, 75% Cabernet Franc e 25% Cabernet Sauvignon, con piglio birichino, tra freschezze e speziature, mescola il peperone del Cabernet con frutti scuri e succosi in un’atmosfera vagamente fumé che lascia intravvedere note tostate e tabacco.
Sicuramente un prodotto affascinante cui non negherete il secondo assaggio.

LA TOSCANA
LORIERI PODERE SCURTAROLA
Il termine usato per indicare la scorciatoia che univa Massa a Carrara passando attraverso i vigneti, indica ora il fabbricato che fu del bisnonno dell’attuale proprietario e che rappresenta il fulcro di un’Azienda incastonata nelle colline di Candia.
36 mesi sui lieviti per il “Metodo Classico” BRUT che all’80% di Vermentino aggiunge il 20% di Chardonnay.
Propone una interessante nota verde ad introdurre un sorso robusto che può accompagnarci agevolmente per tutto il pasto.
Forse, ma proprio forse, una effervescenza un pochino troppo esuberante.
Siccome è sempre complicato doverlo scrivere, del “VERMENTINO” 2015 preferisco dire che, forse, avrei bisogno di dedicargli un secondo e più calmo assaggio o forse di una seconda bottiglia.
In assoluto lo spettro olfattivo è interessante e spazia dai fiori bianchi a note decisamente vanigliate (forsanche di zabaione), mentre l’assaggio propone morbidezze e sapidità ad introdurre una mineralità di buono spessore ed un finale lungo e iodato.
Ma, dopo 24 mesi di caratello, quella di “macerazione” è ben più che un’idea ed il risultato è un vino in cui l’effetto cercato è davvero troppo vicino al difetto per non avere qualche perplessità.
“VERNERO” è quel Vermentino Nero praticamente dimenticato fino agli anni ’80 del Secolo scorso.
Tra rose e viole propone una simpatica nota di verdi freschezze ed un’idea di calcarea mineralità.
Elegante nella croccantezza dei profumi di frutti scuri, coniuga questi con peposità e piccantezze che, insieme a tannini esili ma di classe, conducono ad un assaggio lungo ed interessante.
Un prodotto davvero di grande spessore che fa vincere al Produttore il mio premio “CORAGGIO” per quello avuto nel voler proporre un vino rosso in terra di bianchi.

LE MARCHE
CANTINE FONTEZOPPA
La Passerina “JAJÀ” è un mazzo di fiori bianchi che accompagnano (ahimè) frutta tropicale ed agrumi.
Delicatamente minerale ripropone all’assaggio quanto evidenziato all’olfatto.
Un vino di femminilità suadente che incontrerà anche tanti palati maschili.

IL LAZIO
TENUTA CERVELLI
“SCIÙME” 2018 è la loro interpretazione della Passerina del Frusinate.
Un caso di BIO che ci ha ripensato, così, senza rimpianti.
Forse non mi è capitata la bottiglia migliore, ma quella riduzione presente nell’animo condiziona le note verdi di erbe aromatica e Granny Smith.
Fresco l’incipit e minerale lo svolgimento di un assaggio che, ahimè, sdogano con qualche “debito”.
“MARESCIALLO” 2017 propone un Merlot dal naso floreale e dall’assaggio che dopo un accenno di spezie, vira verso la polvere di caffè.
Anche in questo caso bisognerebbe aggiustare un po’ la mira ma pocpoco.
“ATINO” 2017 trovo sia una interpretazione interessante ed identitaria del Cabernet.
Naso di frutti neri maturi con il giusto di foglia di pomodoro a renderlo piacevole senza essere piacione.
L’assaggio è coerente ed e di buon equilibrio fresco sapido.
Nel complesso: vabbè, non si può mica essere sempre perfetti!
Anzi, occasioni del genere aiutano a crescere.
Li aspetto agli esami di riparazione, cresceranno, perchè sanno dove vogliono arrivare.
AZIENDA AGRICOLA LE ROSE
Sta a Genzano.
“PETIT MANSENG” di naso vegetale tra frutta bianca ed agrumi spunta una mineralità profonda.
L’assaggio, fresco, peposo e di tannica astringenza, propone un finale che la sapidità rende davvero lungo e piacevole.

Lo “SHIRAZ” sembra quasi vergognarsi delle proprie spigolosità, celandole dietro “sette veli”.
Al naso, ciliegie nere e spezie scure fanno fifty fifty.
Anche l’assaggio, con anglosassone coerenza, propone un pareggio tra morbidezze e durezze ed il lungo finale aggiunge intrigante mineralità.
Orientale si, ma da harem ed odalische piuttosto che da predoni del deserto.

PETRUCCA E VELA
10ha (forse i più alti) e 50000 bottiglie in quel di Piglio
“T’AWILA”, ammazza che “trebbianaccio” che hanno tirato fuori dal cilindro!
Dal tonneau, questa Passerina del Frusinate esce dorata e complessa.
Floreale il giusto, e poi quelle note dolci (di miele) a contrastare un po’ d’agrume ed a sposarsi alla perfezione con il fortissimo richiamo a quei “bleaux” cui la abbinerei (ma pure una trota affumicata di FRIULTROTA ci starebbe alla perfezione).
Vince il mio premio “SURPRAIS”.

“AGAPE” 2019 ha in sè convivialità e cultura greca.
Complesso e sbarazzino al contempo, fa solo acciaio, conviviale vome il nome, sbicchierabile con cautela (chè 15° sono sempre 15°).
Maschio ma addomesticato dal tempo.
L’assaggio è caldo e coerente, ben equilibrato e di lunga persistenza.
Viole e more sono aromi che nel nostro cervello si trasformano in colori ed accompagnano lo scuro del terriccio di bosco ed una mineralità ben presente.

“TELLURES” 2016 c’ha appena una punta di alcol che un pochino stona su un vino che però quadra il cerchio.
Dinamico come un ginnasta, propone l’amarena e la nota amara del suo nocciolo ad introdurre a prugne secche e cacao, volteggiando su un sorso generoso che dimostra una grande sapidità atterra infine su china e liquirizia.

CASA MECOCCI
Dovessi riassumere in cinque parole, potrei dire: Vignanello, due amici, un vino.
“MALANDRINO” lo è di nome e di fatto (nomen omen).
Greco di Vignanello, Malvasia, Trebbiano ed un’idea di Grechetto gli danno rispettivamente l’acidità, l’aromaticità, la spalla e la spinta.
3500 bottiglie strappate con grinta ai noccioleti.
BIO per scelta ma non in etichetta.
Anche l’etichetta del palloncino che si suicida è perfetta per il prodotto.
Vince il mio premio “CHETTEPOSSINO“!

RICCARDI REALE
5ha di “famiglia” tra Bellegra ed Olevano Romano.
Terreni eterogenei, biodinamici per rispetto, tra sperimentazione e tradizione
“EMOTIQ” in “versione” Riesling Renano è macerato sei giorni ed affinato poi in botte di castagno.
Sapido?
Si.
Aromatico?
Certamente.
Dinamico e scostumato, agile ma di ferma presenza.
“DIVAGO” è un Pet Nat di Cesanese che nasce in vasche di cemento senza controllo della temperatura e rifermenta poi in bottiglia con aggiunta di mosto dell’annata in produzione di “NECCIO”.
Gioca tra i lamponi e le caramelle ma non disdegna l’amaricante delle erbe aromatiche.
Un vino “da corsa”, poca persistenza e tanta bevibilità ne faranno consumare casse.
“TUCUCA” è figo!
Cesanese di Affile senza controllo della temperatura.
Un’interpretazione particolare del vitigno, fresco di frutta, croccante di mela e dolce di prugna.
Un assaggio inaspettatamente bilanciato lo rende particolarmente interessante ed amicone.
Un’Azienda che mi ha sorpreso e cui ho potuto dedicare solo assaggi frettolosi perchè il tempo era scaduto e “me stavano a caccià”.
Prometto però che, appena possibile, mi farò perdonare.

LA CAMPANIA
FATTORIA LA RIVOLTA 1812
È ormai una vecchia conoscenza.
Partiamo con la “CODA DI VOLPE” 2020 furbo come la volpe e piacione ancorchè scalpitante perchè fresco di imbottigliamento.
Uno sfondo di mineralità sul quale fanno la loro apparizione mela verde e frutta secca.
Una bella sapidita accompagna la freschezza in un sorso di brillante vivacità.
La “FALANGHINA” attacca con le erbe aromatiche e tiene botta con mineralità gessose ad un proscenio agrumato che vorrebbe essere protagonista.
Assaggio lungo, sapido e sulfurea con echi mai sopiti di agrumi e risacca salmastra.
“LE MONGOLFIERE A SAN BRUNO” dovrebbero essere, ad occhio, un rosato da Aglianico del Taburno ma: ma quale rosato!
Questo è Aglianico sotto mentite spoglie.
Entra diretto con amarene croccanti, stordisce con sbuffi di pepe ed assesta il colpo del KO con l’arancia sanguinella.
Completissimo e coerente l’assaggio che ben mixa morbidezze, freschezza e lungo finale sapido.
Vi porta in alto con la leggerezza della mongolfiera pur facendoVi restare maledettamente con i piedi per terra.
Il “PIEDIROSSO” è fresco, estivo, carnescialesco.
Pulcinella ed arlecchino nello stesso bicchiere.
Un riuscito mix di piccoli frutti rossi, bastoncino di liquirizia ed accenni di peperone prelude ad un assaggio fresco ed estroverso che chiude con una interessante nota amaricante.

SAN SALVATORE 1988
“PIAN DI STIO” è un Fiano 2020 che si propone come onda che si frange.
Salmastro e tufaceo dominano una scena ricca di agrumi e frutta bianca e decori di vegetalità.
Assaggio anglosassone e scandito nei toni dell’olfatto, con la freschezza che alza la testa ma perde, a braccio di ferro, contro una sapidità cui spetta il finale da protagonista.

“CALPAZIO” è Greco 2018.
È Greco anche in spirito, nel senso classico di agorà e dialogo.
Dolcezze e spigolosità si parlano e trovano una quadra.
Il naso è diviso, di buon accordo, tra frutta bianca, lime, frutta secca e sulfurea mineralità.
Decisamente “salato” l’assaggio.
“VETERE” (un nome importante da spendere su Roma) è rosato, ma appena appena, da Aglianico.
Tutto quello che Vi potrebbe ricordare quel rosa chiaretto che acchiappa l’occhio in buon accordo con un’etichetta davvero carina, beh, ce lo troverete di sicuro!
Dal ciclamino, alla rosa, all’anguria.
Sapido e dannatamente facile l’assaggio.

“OMAGGIO A GILLO DORFLES” 2016 è struggente nelle sue complessità balsamiche, dinamico nella piccante speziatura, brillante di visciole (anche se in confettura) e scuro di terra, grafite e tabacco.
Il sorso riempie, ma la spiazzante freschezza richiede altri bicchieri.
Levigatissimi tannini conducono ad un lungo finale con coerenti richiami a balsamicità e tostature.

ED ORA?
Ora, come sempre, sarà tempo da dedicare.
Tempo da dedicare ad assaggi più consoni di quanto, in questa manifestazione, è dovuto essere, per forza di cose, solo fugace approccio.
E poi tempo da dedicare alla ricerca ed all’approfondimento di quel lavoro che i Produttori presenti svolgono quotidianamente con impegno e dedizione per raggiungere una Qualità che tutti dovremmo sforzarci di conoscere e diffondere.