IL COSA ED IL DOVE
Ci sono cascato un’altra volta!
Quella dello scorso anno avevo giurato a mè stesso che sarebbe stata l’ultima, ed invece, eccomi di nuovo qua a scrivere di una manifestazione che sta alla Cultura del vino come io sto alla danza classica.
Troppo duro?
Po esse (come dicono a Roma), ma, come sempre, dico quello che penso (veramente NON proprio tutto e, soprattutto, NON a tutti, visto che ho coniato un nuovo “claim” per le edizioni a venire che “spacca” ma che ho rivelato solo a pochi eletti).
Il parco di Tor di Quinto è un tappeto in movimento di mani, bicchieri e bocche riarse.
Il “popolo del vino” è sciamato tutto qui, migrato da ogni piccolo spazio in cui per troppo tempo recluso, in cerca di una nuova primavera
Non serve “appizzare l’orecchio” per cogliere le parole: “posso provare un vino rosso qualsiasi”?; “questo non è buono per niente, eppure è biologico”?; “il merlot no, perchè è fruttato”!; “cosa le faccio assaggiare? A che punto della serata è”?, “questo c’ha un buon odore, e poi: lo senti il retrogusto”?…
Comunque, se sorvoliamo sulla parte “horror” della manifestazione e ci concentriamo sulle cose serie, qualche bella sorpresa c’è stata e, in ogni caso, complimenti agli organizzatori per l’innegabile successo ottenuto ed a quanti erano lì a “diffondere” per la pazienza avuta in quelle lunghe serate.
Quello che segue è solo un breve ed incompleto riassunto del tanto che ho assaggiato (nel bene e nel male), solo alcune Aziende ed alcuni vini in un caotico errare tra Nord e Sud (chè tutto sarebbe stato troppo).
IN GIRO PER IL FRIULI VENEZIA GIULIA
L’enoteca di VINI BUONI D’ITALIA, mi ha consentito di assaggiare un po’ di Friuli (come se l’estate non mi fosse bastata.
“ZÂL SCÛR” 2016 è la Ribolla Gialla di ORZAN IVALDO: 14° di un colore sconvolgente ed un naso che spazia dalla frutta gialla matura alle erbe aromatiche fino alle spezie gialle ed al cumino con ricordi di gulash suppe. Un vino “di confine” lunghissimo ed equilibrato, vince il mio premio “E MO?!” (visto che ora dovrò assolutamente cercare di assaggiare il resto della produzione di un’Azienda che non conoscevo e che parmi essere davvero intrigante).
La “MALVASIA” 2019 di DRAGA alza un pochino l’asticella alcolica (14.5°) proponendosi ancorchè di pesca ed albicocca, iodata e marina, di Ponca e di mare arcaico. L’assaggio un pochino scomposto gli fa perdere qualche punto rispetto al naso ma recupera poi con un finale davvero luuungo!
PRIMOSIC propone una “RIBOLLA GIALLA THINK YELLOW” 2019 che ci fa respirare una brezza marina dall’alto di colli pronti per lo sfalcio. Pepe bianco ed un’idea balsamica chiudono il quadro olfattivo ed aprono ad un sapidissimo assaggio. Fresco ed immediato, vince il premio per il “sentore X” (quello che ancora non ho decifrato).
Didatticamente territoriale il “FRIULANO” (per tutti, per me: TOCAI) 2019 di BRANKO, di susina e pompelmo, un accenno di carbonica tiene quasi levitati il naso di ponca ed sostanzioso e piacevolissimo finale di mandorla.
Lo “SCHIOPPETTINO DI PREPOTTO” di STANIG è del 2017 e tra rotundone ed alloro me lo immagino con un bell’arrosto con le castagne (ma forse è perchè non ho cenato e c’ho fame), anche se pure solo pipa e camino potrebbero essere un giusto gustare.
MOSCHIONI è, qui, un “REFOSCO DAL PEDUNCOLO ROSSO” 2012 ancora “spadaccino” nei tannini pur matericamente di cipria e setosi che se la gioca tra liquirizia ed arancia per far poi vincere una nota grafitica davvero interessante.
Chiedo perdono al Distributore ma ho dimenticato di prenderne nota, tuttavia lo ringrazio per avermi dato modo di assaggiare PUIATTI che, per “salvare un albero” (NO OAK AGED WINES mi sta benissimo ma non vedo cosa c’entri questo con “IL VINO SECONDO NATURA”) punta sull’acciaio in cantina e sulla comodità del tappo tecnico e sulle colorate etichette in enoteca per proporre una linea molto azzeccata e circondarsi di amici (ma sul Metodo Classico deve ancora lavorare).
Da RISACA è la volta di VOLPE PASINI e di un merlot 2016 rotondo di cioccolato e brioso di pepe anche se ancora poco integrato.
MERLOT anche per SCHIOPETTO che con l’annata 2020, modernità e composta eleganza, mi riporta ai “tais” di una volta.
LE MARCHE
COLLE ONORATO (allo stand di VERSAMI ANCORA) porta nelle Marche il mio personalissimo premio “SURPRAIS”.
3ha del Territorio di Jesi, 4 vini e 17000 bottiglie.
Giovani, dinamici, moderni ma tradizionali, etichette “WOW” che raccontano storie e vini tutti da assaggiare (e più di una volta).
“PROLOGO” 100% Verdicchio, 1.5ha di impianti trentennali che ne producono meno di quanto imposto dal disciplinare (80/90q.li ha), più che immediato, lo definirei “dannatamente veloce”, difficile non farsi raggiungere e soccombere sotto la sua spalla acida!
“LA GIOSTRA” amplifica il primo in acidità allargandone le vedute e perde invece qualche punto sul versante sapido/minerale.
“IL CORTESE”, Rosso Piceno 2018, è frutto dell’uvaggio di 1/2ha di vigneto.
40% Montepulciano, 40% Sangiovese, 10% Merlot e l’inconfondibile firma del 10% di Lacrima di Morro d’Alba.
Territorialmente identitario, lo premio per il non voler nascondere quella nota verde del Montepulciano che però, scombussola un po’ le carte al palato.
“ROSATO DI ROTOSCIO” propone in “rosa” lo stesso uvaggio de “IL CORTESE”, Montepulciano dell’animo è forse poco profumato ma molto interessante per una nota che tengo solo per me (ma che ho svelato a Luca Silvestri), dannatamente sapido e piacione.
IL LAZIO
Lo stand delle “DONNE DEL VINO del Lazio” è, per me, una tappa obbligata.
CONSOLI si merita il primo assaggio ed il premio “COLLECSCION” per l’etichetta più “ardita” tra quelle che ho visto.
“DICIANNOVE ’67” 2016, blend di Primitivo, Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Cesanese (legati insieme da 8 mesi di botte piccola), non ne ha una sola, ma DICIANNOVE (e tutte da collezionare)!
Tutte diverse e ciascuna dedicata ad un evento da ricordare relativo a quell’anno che ammicca dalla pancia del 6.
Un vino giocato tra frutti rossi e spezie, da sfogliare fino ad arrivare al tabacco, femminile, caldo e suadente ma sapido di quasi oliva.
Una bella esperienza!
CASALE DELLA IORIA porta a Piglio il premio per il “PIGLIO” con il quale la Sig.ra Marina (Perinelli) propone il suo “ZERO S” 2019, niente solfiti per la curiosità di produrre un vino solo con quelli delle uve perfette.
TERENZI gioca con i legni e tiene ”COLLE FORMA” 2018 per 20 mesi in quelli grandi (che appare però ancora un pochino troppo fresco) e parcheggia “VAJOSCURO” 2018 per 12 mesi nei tonneau, per estrarre sciroppo d’amarena prima e spezie e tabacco poi.
Solo DOC ROMA allo stand della DOC ROMA, con la Malvasia Puntinata in grande spolvero (ed accende un inaspettato “problemino” di copyright tra due Aziende su cui glisso per correttezza ed inadeguatezza del luogo)!
EMANUELE RANCHELLA con “AD DECIMUM” 2019 (ma qui ci sta pure il Trebbiano Verde), mi conferma un altro assaggio veloce di qualche tempo fa, brioso dinamismo giocato tra pasta di mandorle, miele e mineralità tufacea sul palcoscenico di equilibratissime frescezza e sapidità (prima o poi faccio un salto in cantina e mi impegno sul serio).
“ROMA” bianco 2020 di CASTELLO DI TORRE IN PIETRA è anglosassone, aromatica, marina, lunga come quell’Aurelia che costeggia tutto il Tirreno.
“ROMA” rosso 2019 propone, piacevolmente immediato, un naso interessante di frutti rossi e cumino (Montepulciano, Cesanese e Sangiovese).
“ROMA” rosso RISERVA 2017, sostituisce il Sirah al Sangiovese, amplifica il “fratello minore” e, ai frutti rossi aggiunge la terra umida del loro habitat boschivo ponendo poi l’accento sulle spezie e chiudendo su note di incenso e sacrestia.
LA BASILICATA
VITIS IN VULTURE mi porta in Basilicata e propone una linea “VIGNETI DA COLLEZIONE” tutta da studiare.
50 soci e circa 250ha vitati (igp Basilicata e…) 16 etichette e 300000 bottiglie.
Vi confesso che tra i miei appunti e quanto riportato sulla brochure aziendale c’è una certa “discrepanza”, non ero ubriaco e quindi confido che quanto raccontatomi sia il presente.
Comincio da “LE QUERCE” 2019, vigneti di 45 anni (roba da 45/50 q.li per ettaro), una bellissima presentazione, un inizio di qualità assoluta nonostante i tannini stiano ancora duellando.
“FINOCCHIARO” blendizza 50% di Aglianico, con un 40% di Sirah ed un 10% di Merlot che, in bocca, si avvertono in ordine inverso. Acciaio e nient’altro per un vino ammiccante che, fresco, vedrei benissimo con un pesce grasso.
“TOPPO DI VIOLA” 2017: 24 mesi di attesa in botti grandi (30hl) in parte scartavetrate e riportate a nuovo.
É il più piccolo dei tre per numero di bottiglie (ca. 3000), lo aspetto da meditazione quando tra 5/6 anni i terziari si decideranno ad affacciarsi dal balcone.
LA SICILIA
COSSENTINO è la Sicilia del mare di Poseidone e dello zolfo di Belzebù.
Francesco è qui da WINEFOOD 2.0 (a proposito: grazie ad Edoardo e Davide) a presentare un’Azienda familiare che mi impegno a studiare più a fondo nell’immediato (chè gli assaggi in questa baraonda, per quanto mi ci possa mettere d’impegno, sono quelli che sono).WINEFOOD 2.0
Dieci etichette, ma qui Vi dico di tre (uno per ciascuna linea):
“MUSCARÒ” (vino rosso) merita più spazio (e ne meriterà altro) se non altro per la passione che Francesco ci mette nel descrivermelo.
Moscato Rosa (alias “delle Rose”), di siciliani natali, abbandonato alla fine del XIX Sec. per la sua ritrosia a produrre (15/35Qli/ha), ermafrodito, con problemi di allegagione e chi più ne ha più ne metta.
Emigrato fino al Nord del Lago di Caldaro per un “frammischio” di casate tra Borbone e Asburgo.
Alle ricerche del padre di Francesco (Antonino)sul Moscato dello Zucco ed all’incontro di questi con Franco Zanovello (oltre che grazie al supporto dell’Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia) si deve il suo ritorno sull’Isola.
Pluripremiato.
Non fresco: deppiù!
Perfettamente in equilibrio però con la succosa dolcezza, caldo e dall’anglosassone sorso, gioca di fioretto con la rosa e l’arancia ed affonda il colpo con spezie bianche e chiodi di garofano.
Catarratto “GADÌ” 2019: lucido, extra lucido direi!
Fresco di mare e caldo di sole, salino e concretamente materico.
Si, c’è l’agrume, ma distingui le erbe aromatiche ed apprezzi la spezia prima di cadere dallo scoglio.
Immediato ma con attenzione.
Nero d’Avola “ZATIR” 2019: un monello!
Scherza con la frutta e ti affonda con la china.
Un vino per quelli che: “ma perchè dobbiamo complicarci la vita”?
NON SOLO VINO
Non solo vino perchè c’era pure l’UNAPROL – CONSORZIO OLIVICOLO ITALIANO, con l’inesauribile Nicola Di Noia ed i suoi collaboratori a dar voce a quell’EVO di cui tutti parlano ma di cui ancora troppo pochi (ad ogni livello) conoscono e valorizzano le proprietà organolettiche.
E MO?
Mo niente!
Si va avanti, si continua a parlare di Qualità cercandola col lanternino e proponendoVela ogniqualvolta la si incontri.
In fondo enoevo è nato per questo.
Io ci metto del mio, ma Voi: datemi una mano!
Grazie.