Come arrivo ai vini di Nic Tartaglia?
Grazie alla casualità con la quale ho assaggiato un Montepulciano di Filomusi Guelfi ed alla passione di Alessandro per i vini, la tradizione, l’innovazione e la qualità.
È infatti da una lunga telefonata con lui che vengo a sapere della realtà di Nic ed è grazie alla sua voglia di far conoscere altre realtà se riesco ad assaggiare alcune delle etichette che l’Azienda di Nic produce nei dintorni di Alanno (PE).
Parcelle sparse, 6 vigneti per un totale di 12ha incastonati tra Adriatico, Majella e Gran Sasso.
Gli immancabili Montepulciano, Trebbiano e Pecorino ma una strizzata d’occhio anche allo Chardonnay ed al Cabernet Sauvignon (veramente c’è pure il Riesling ma…).
Sono impianti dai 25 ai 40 anni e quelli di Montepulciano sono “clonati” da un vecchio vitigno reimpiantato subito dopo la Fillossera di fine ‘800.
30000 bottiglie circa.
Solo acciaio a parte le riserve e nessuna fretta di immettere sul mercato le nuove annate.
Tradizione antica, grande attenzione al futuro e, direi, intenzione di svecchiare un po’ quello che è l’immaginario collettivo dell’Abruzzo del vino (cosa comune alle nuove generazioni, basti pensare anche al bel lavoro che sta facendo Adolfo De Cecco).
Mentre “lavoro” ad un confronto tra il suo Montepulciano e quello di Alessandro, mi lancio nell’assaggio dell’etichetta che più mi piace (tra virgolette, a mio parere, sono tutte fichissime!).
Cabernet Sauvignon è il Vitigno, “BIFOLCO” è il nome e, siccome al “Grande Carro” mancano i buoi che dovrebbero trainarlo, l’attenzione si sposta alla ricerca di quella Stella Polare “Piccolo Carro” che non c’è ma ammicca alla direzione della Qualità…
Netto nei luminosi sentori di confettura e nelle oscurità celesti del tabacco.
Paradigmaticamente vegetale in una nebulosa di balsamiche sensazioni.
Ed ora, anche se in enoteca Vi chiederanno ca. 20€ per questa bottiglia e, credetemi, prendetene due (almeno).