
I Castelli Romani ed il Vulcano Laziale inquadrano il “dove” di VILLA CAVALLETTI.
La residenza è una delle più note dei Colli Albani ed una delle poche Ville Tuscolane ad essersi conservata intatta da cinque secoli a questa parte.
Costruita da cardinali e marchesi nel XVI Sec. e dal secondo dopoguerra sempre legata a filo doppio al mondo cattolico, è stata Curia Generalizia della Compagnia di Gesù ed ha ospitato a diverso titolo ed in periodi differenti gli ultimi 2 papi prima che divenissero tali.
Domina Roma e le fanno da cornice un bellissimo parco ed una tenuta agricola con vigneto ed uliveto.
Il 2014 è l’anno della svolta “secolarista”, con una nuova proprietà che si occupa di censire, conservare e tutelare il Parco Storico e di dare nuovo impulso alla tenuta agricola ristrutturandone tutti gli edifici secondo i più moderni criteri di bioedilizia.
È l’AZIENDA AGRICOLA TIERRE (che con VILLA CAVALLETTI aderisce a quell’ASSOCIAZIONE VIGNAIOLI IN GROTTAFERRATA di cui mi impegno sin da ora a parlare con la dovuta completezza in altra occasione) a dedicarsi al recupero del vigneto storico dei Gesuiti reimpiantando anche cloni e varietà in grado di esprimere al meglio le caratteristiche del terroir.
Il tutto rientra in un ampio progetto che, sotto il nome di “VULCANICA” (di cui mi e Vi prometto di parlare in separata sede), si propone di dedicare un’Azienda Agricola a ciascuna delle 4 più importanti colate laviche presenti nell’areale produttivo.
Fa parte del progetto anche la conversione in biologico dei vigneti di proprietà e di quelli dei conferitori che hanno deciso di aderire a questo progetto di valorizzazione territoriale.
“MERACO ROSSO” è la prima etichetta a marchio VILLA CAVALLETTI.
Solo Cesanese che, dopo un moderato appassimento in pianta, sottoposto alla pratica del ripasso in cantina, si concede un annetto di riposo in barrique.
Il naso è tutto per la frutta rossa in confettura ma non si vergogna di mostrare un’anima “peposa” e, ovviamente, vulcanica.
L’assaggio è poco anglosassone vista l’importante spalla acida che fa in parte dimenticare la carnosità della frutta.
La struttura, non proprio magrolina, poco incide sulla piacevolezza di beva di un cesanese che, in tavola, sa fare la sua porca figura.
In enoteca a circa 15€.