Il nome di Pietrantonj salta fuori durante una delle scorse edizioni di “ASSAGGIALASPIAGGIA”, quelle degustazioni che organizzo piratescamente sotto gli ombrelloni di Silvi Marina.
Pierluigi, sulmoniano doc e creatore del logo di enoevo, me ne parla e mi regala una collezione completa di “CERANO”.
Gran bella impressione!
Poi, di etichette, me ne passano sotto il naso tante altre ma il caso, posto che esista, mi tende un agguato nella corsia di un supermercato proponendomi un Montepulciano d’Abruzzo “etichetta nera” (e numerata) Italo Pietrantonj che non posso non acquistare.
Ed è sempre lo stesso caso che, giusto un paio di settimane prima, mi aveva fatto incappare in un’altra chicca abruzzese: Filomusi Guelfi.
Poi sono arrivate le chiacchiere con Alessandro e, parlando di come sono arrivato a lui tramite chi lo riteneva uno dei riferimenti del Montepulciano, il nome Pietrantonj salta nuovamente fuori, nominato come uno dei “suoi” riferimenti in materia.
Troppi casi!
Qualcosa non torna!
Indago…
Vittorito, territorio che fu dei Peligni e che è protetto dalla Majella e dal Morrone.
60ha di questo lembo d’Abruzzo dove pare essere nato il Montepulciano sono, da quasi 2 secoli, di proprietà della famiglia Pietrantonj.
Otto le generazioni che hanno vendemmiato Montepulciano (ovviamente), Trebbiano, Pecorino e Malvasia.
Una lunga serie di primati dentro e fuori l’Abruzzo: il primo enologo della regione (Nicola 1889) la botte più grande d’Europa (365hl), cisterne da 1400hl interamente rivestite in vetro di Murano; queste le meraviglie che mi decanta Pierluigi e che mi sono riproposto di andare ad ammirare al più presto.
L’occhio rubino intenso suggerisce freschezza e brio.
Al naso ed al palato, pur suggerendo una comunione d’intenti, risulta differente da quello di Filomusi Guelfi di cui avete letto la scorsa settimana.
Comunque custode di quelle note verdi e spigolose che tanto mi piacciono, è giocato maggiormente sui toni pur caratteristici della marasca piuttosto che sulle scure spezie e forse un tantino troppo “garbato” per essere un vino di montagna ma, per la miseria, sorprendente!
Ora mi toccherà procurarmi assolutamente le altre etichette dell’Azienda, che la mia memoria è corta ed appunti dell’epoca non ne ho.
Provvederò prestamente (DEVO)!
Il prezzo?
Costa davvero poco, a dimostrare ancora una volta che la felicità sta spesso nelle piccole cose.