Il dove
Città Sant’Angelo non smetterà mai di stupirmi!
Ci passo e ripasso più volte durante i miei soggiorni estivi a Silvi Marina ed ancora mi nasconde i suoi tesori.
Ogni anno una novità (quest’anno addirittura 2): vino, EVO, pasta…
Borgo spesso nominato tra i più belli d’Italia, caro anche a Luigi Pirandello che vi ambienta una delle sue novelle (NOTTE),
Le colline angolane, balcone sul litorale teramano dominato dai giganti del Gran Sasso e della Majella, sono da tempo Territorio rinomato per la produzione di vini di pregio (Montepulciano su tutti, mi spingerei a dire).
Il chi
Storia antica quella dell’AZIENDA AGRICOLA D’ALESIO.
40h di cui la metà vitati ed i restanti dedicati a cereali e legumi.
300m slm.
Nella nuova sede aziendale, che consente di abbracciare con lo sguardo i vecchi ed i nuovi impianti, incontro Giovanni (D’Alesio) in una torrida mattinata di Luglio e subito mi immergo nella storia dell’Azienda.
La storia
Giovanni mi racconta prima di tutto del nonno Mario (“IL PROFESSORE”), docente di agraria per quasi mezzo secolo, grande sperimentatore; impiantò viti in tutte le salse, dall’alberello al tendone e sempre nel più grande rispetto per il Territorio.
E mi dice poi degli inizi, di quando 10 anni fa il nonno, decise di “passare la mano” ed i figli si offrirono di raccogliere l’eredità di tanta “agriCULTURA” e di continuare tradizione e storia.
Abruzzo e Marche (Mario e Serena, i cugini di Giovanni, gestiscono ristorante-hotel “MARCHESE DEL GRILLO” a Fabriano) scendono dunque in campo e subito si accorgono di avere la fortuna di poter partire già con il piede giusto.
Territorio, tradizione e filosofia produttiva
I terreni, integri da sempre, non solo li invitano, ma quasi li obbligano ad intraprendere la strada del “biologicobarrabiodinamico”.
E non tanto per quella fogliolina verde che tanti mercati cercano in etichetta, quanto per rispetto verso il lavoro di chi li ha preceduti, verso quella terra che, ormai riappropriatasi dei propri tesori ringrazia con prodotti di qualità elevatissima e, non ultimo, verso il consumatore che tutto merita fuorchè di essere “avvelenato” dalla troppa chimica.
I loro, sin dall’inizio, sono “vini di vite”; assolutamente “corretti”, con una propria vita ed evoluzione, mai uguali a loro stessi, dannatamente rappresentativi dell’intreccio di mare e montagna che è il territorio dal quale provengono.
Le prime 10000 bottiglie sono del 1980, non destinate alla commercializzazione ma semplice godimento per amici e clienti.
10000 bottiglie prodotte (ieri come oggi) da 2 cloni di Trebbiano e Montepulciano, selezionati 40 anni fa dal Prof. D’Alesio (CRU: dai, spendiamola questa parola per una volta!).
Se poi ci mettete che quello di Trebbiano venne prestamente abbandonato da tutti perchè troppo poco produttivo, capite immediatamente che fin dall’inizio, qui si parlava di Qualità e non di quantità.
Dal 2014 cambiano storia e struttura dell’Azienda.
Un attento studio dei terreni e dell’esposizione e delle correnti d’aria, porta ai nuovi impianti di vitigni a bacca bianca di Cococciola, Pecorino e Montonico.
In Abruzzo, i vitigni a bacca bianca, battono con un secco 5 – 1 quelli a bacca rossa eppure è il Montepulciano a farla da padrone sulle bocche degli appassionati.
Esposizione NE, pendii scoscesi, forte ricircolo d’aria, grande escursione termica e terreni argilloso-calcarei (solo il vigneto del Trebbiano “TENUTA DEL PROFESSORE” sta dall’altra parte della strada e guarda ad oriente).
Questo c’è alla base!
Se poi dovessi segnalare un altro legame stretto con tradizione e Territorio, non potrei non parlare del Montonico.
Il Montonico nasce a Bisenti ed ai primi del ‘900, l’Azienda ne era uno dei principali esportatori in Germania.
Non sarà mai come un grande Trebbiano (e perchè poi dovrebbe esserlo?), ma quei grappoloni enormi raccolti nelle tardive vendemmie di fine Settembre, sanno esprimere in pieno i profumi di quelle montagne che li custodiscono; ti seducono con il biancospino e ti stendono con una sapidità marina.
In poche parole: avete l’Abruzzo nel bicchiere!
In cantina la filosofia non cambia.
Poca chimica e tanto freddo, acciaio e botti grandi da 10 e 30Q.li (Slavonia e Allier).
Giovanni, visti i miei gusti, mi fa fare un bel tour lungo 5 anni di Trebbiano “TENUTA DEL PROFESSORE”; dalla base a quello da imbottigliare la prossima settimana appare chiaro quel percorso produttivo che parte dalla fermentazione spontanea in legno, prosegue in acciaio e termina nuovamente in quelle botti da cui, dopo ripetuti “batonnages” verrà poi trasferito in bottiglia.
Il naso già bello e pieno della 2019, viene arrotondato e reso più elegante dalla botte nella 2018.
La 2017 è uno scrigno in cui sono celati tesori e la 2015 è pronta per il vetro.
I vini
Ma ora è il momento di passare dalle botti alle bottiglie.
Bottiglie che, ad oggi, sono diventate quasi 100,000 ed occupano due linee volutamente distinte: SCIARR (dal soprannome della famiglia di mezzadri che si è occupata dei terreni per quarant’anni e che qui si è sposata) e D’ALESIO (prodotta solo nelle annate migliori).
Le etichette aziendali sono davvero tante ed è per questo che ne prenderò in considerazione, qui, ora, solo 4: Trebbiano e Montepulciano “TENUTA DEL PROFESSORE” (perchè LA storia c’ha il suo perchè), Pecorino Superiore (per la sua identità territoriale) e Montonico (il jolly).
Delle altre, sarà mia cura proporVi più avanti le mie poche righe magari presentandole come “bottiglie della settimana”.
Il Montonico vi riporta a quando, bambini, la mamma vi faceva arrivare in spiaggia ad ore antelucane per respirare lo iodio “che fa bene”.
Prosegue poi su spiccate note di macchia mediterranea e frutta croccante.
Mai complicato ed allo stesso tempo mai da prendere sotto gamba.
È il vino che non ti aspetti tu e non si aspettano i tuoi amici, quelli che ne vorrebbero subito un’altra bottiglia ancor prima di aver finito di assaporare il suo lungo finale.
Il Pecorino Superiore è assolutamente didattico.
Minerale di pietra focaia, etereo d’incenso e solare di grano biondo e maturo.
La grande freschezza aiuta a gestire il sorso caldo ed il finale, lungo, agrumato e sapido è tutto da godere.
Il Trebbiano è oro liquido all’occhio.
Il naso è sorprendente! Un banco di prova per tutti quelli che ancora considerano il Trebbiano essere “solo” Trebbiano.
Il pepe stuzzica, la ginestra fa l’occhiolino e la frutta tropicale (ben definita anche se forse poco “territoriale”) fa da legante.
In bocca è masticabile ed anglosassone.
Un vino per capire.
Il Montepulciano (2014 e 2015) è impenetrabile all’occhio e tutto da scoprire al naso.
Complesso ma non complicato, come si addice ad un vino NON da tutti i giorni ma che non avresti difficoltà a bere tutti i giorni.
Il tabacco, il cacao (quello amaro), e la giusta dose di dolcezza apportata dalla confettura di fragola in un quadro di minerale sapidità.
Verde quel tanto che serve a ricordarci che è Montepulciano, fresco ed in dinamico divenire.
In chiusura
A chiusura di queste righe, mi piace sottolineare come nel punto vendita dell’Azienda sia possibile trovare anche altre eccellenze del Territorio, ad ulteriore conferma dello stretto legame con questo e della voglia di far crescere il movimento della Qualità facendo “sistema” con altri Produttori illuminati.