Una presentazione solo parziale per una cantina che mi riprometto di indagare a fondo perchè…perchè MERITA!
Una fortunata coincidenza mi ha consentito di accedere prima dell’apertura ufficiale, alla manifestazione “I Migliori Vini Italiani” di Luca Maroni.
E la stessa coincidenza mi ha messo di fronte a Gabriele (Gaffino) ed ai suoi vini consentendomi di chiacchierare ed assaggiare senza il “fiato sul collo” di quanti, dopo poco, avrebbero seguito più la via dell’alcol che quella della curiosità.
Da Roma bisogna percorrere qualche chilometro verso Sud per arrivare ad Ardea ed alla CANTINA GAFFINO.
Una zona vocata alla vitivinicoltura sin dal tempo dei Romani: il Tirreno nell’aria ed il vulcano nella pancia.
La Cantina nasce nel 1961 per mano di Federico Gaffino ed è oggi saldamente delle mani del nipote Gabriele.
Qui, per tradizione, l’autoctono si fonde con l’internazionale fino a cancellare il confine tra le due parole.
Montepulciano, Cesanese, Sangiovese, Merlot, Syrah, Cabernet Sauvignon a rappresentare i rossi.
Trebbiano Verde e Toscano, Viognier, Malvasia Puntinata e di Candia a reggere le insegne dei bianchi.
Vigneti medio giovani condotti in regime biologico da un’Azienda attenta all’ambiente anche dal punto di vista energetico (l’indipendenza fotovoltaica è del 2012).
7 etichette in catalogo ma in questa presentazione parziale, dirò solo di 3 tenendo le altre per quell’analisi più approfondita che prometto di effettuare il prima possibile.
Ho scelto le 3 bottiglie di cui state per leggere perchè inscindibilmente collegate al territorio, alla storia e tra loro.
3 bottiglie che ci riportano al lontano 1588, anno in cui Papa Sisto V (Felice Piergentile) introdusse delle nuove unità di misura per porre un freno alle comuni frodi sul vino della Roma di allora.
“TUBBO” (1lt), “FOJETTA” (1/2lt) e “SOSPIRO” (1/10lt) erano 3 di queste misure e sono oggi 3 simpatiche etichette i.g.t. di questa bella realtà enologica laziale.
Rispettivamente Merlot, Viognier e Trebbiano (con un po’ di Malvasia).
Sono accomunate da freschezza, sapidità e piacevolezza di beva.
“SOSPIRO” merita molto più di quel “sottovoce” con cui veniva chiesto in osteria: è il vino per gli Amici, importante ed allo stesso tempo alla mano come loro.
Quello da mettere in mezzo al tavolo per il piacere della compagnia (e, perchè no, del vino).
“FOJETTA” alza l’asticella aromatica ma, soprattutto, quella della sapidità.
Dannatamente marino il suo sorso, intrigantemente agrumato e masticabile quanto serve per accompagnare degnamente anche carni bianche e formaggi di un certo rilievo.
“TUBBO” colora di rosso il bicchiere che gli amici avevano prima riempito con “SOSPIRO”.
Femminile quanto basta per non rientrare nei miei personalissimi canoni di gusto ma di incredibile piacevolezza.
Dannatamente immediato nel proporre la freschezza croccante dei suoi frutti rossi.
Tenetene una buona scorta (anchè più fresca del lecito) se intavolate formaggi o pollastri.
Per ora mi fermo qui, ma Vi prometto ancora una volta che farò in modo di ficcare il naso più a fondo in questa Azienda disturbando Gabriele laddove lavora per il Nostro piacere enoico.