Il dove
Nell’ottica di valorizzare Prodotti, Produttori e Territori, non potevo non finire nella trappola di MENHIR SALENTO.
Già il nome dell’Azienda suggerisce lo stratto legame di questa con la terra di Puglia.
Bagnolo del Salento si nasconde nella Valle dell’Idro, tra Maglie ed Otranto.
Un Territorio dalla storia antica.
Dolmen, masserie d’altri tempi, uliveti secolari, frantoi ipogei, quei vigneti coltivati tradizionalmente ad alberello che tanto mi affascinano e naturalmente…MENHIR.
Il chi ed il come
Gaetano e Vito Marangelli iniziano la loro avventura nel mondo della vitivinicoltura nel 2002 con il ben definito intento di produrre vini che valorizzino il Territorio partendo dal suo pieno rispetto e salvaguardia.
In campagna la “lotta integrata” detta legge e si basa su una modellizzazione che consente di effettuare trattamenti solo quando strettamente necessario e la pratica del sovescio contribuisce ad arricchire la fertilità di un suolo già naturalmente ricco.
Il Territorio nei vini e nel packaging
45ha e 25 etichette da vitigni rigorosamente autoctoni: Negroamaro, Primitivo, Ottavianello, Susumaniello, Fiano…
E con simili premesse, anche le pratiche di cantina possono che essere, per forza di cose, ridotte all’osso: lieviti selezionati, solfiti quanto basta e niente più.
Il risultato finale sono vini di grande struttura in grado di comunicare perfettamente la forza di un territorio fatto di terre rosse, sole e sale.
Un occhio attento al territorio anche nel packaging che spazia, tra le diverse linee, da una “stilosa” e sottile etichetta a rappresentare la verticalità dei MENHIR, alle “pietrose” capsule che, nella linea “PIETRA” rendono omaggio ai muretti a secco, alle rosse labbra di “FILO” e “VEGA”…
La bottiglia
Le viti ad alberello da cui si produce il Primitivo “CALAMURI” raccontano ben 80 anni di storia.
Vigne rivolte a quell’Oriente da cui proveniva quella minaccia turca che ha dato il nome “Cala dei Mori” alla zona.
Domina la frutta maturata al caldo sole di Puglia, l’amarena (ma in confettura), la prugna; con intriganti sbuffi di chiodi di garofano e liquirizia.
Di morbidezza suadente compensata dalla grande freschezza che aiuta anche a gestire la gradazione alcolica importante.
Tannini dal pugno di ferro in guanto di velluto per un vino decisamente “muscolare”.
In enoteca a circa 15€.