L’incontro
C’è voluta la manifestazione “2 Passi in Vigna” per farmi conoscere MUSCARI TOMAJOLI ma: CHE SORPRESA!
Il Dove
Alle colline di Tarquinia ed ad i loro terreni calcareo-argillosi, sono ancorate le radici dei vigneti di MUSCARI TOMAJOLI, e quel Mar Tirreno che quasi si tocca ce lo ritroviamo nel naso ed in bocca già al primo assaggio.
2ha di terreno a150m slm che nel 2007 vengono convertiti in vigneto per idea di un Ammiraglio della Marina Militare (Sergio) appassionato di vino.
La vecchia Azienda Agricola del bisnonno rimessa in funzione.
Il “BIO” (in conversione) di MUSCARI TOMAJOLI è cura maniacale del territorio e delle viti, inerbimento spontaneo, niente diserbanti, chimica, sistemici, solforosa quanto basta e nulla di più.
Una cantina giovane (gestita oggi da Marco) e rampante, con un occhio rivolto al Territorio della Maremma ed uno alla storia.
Gli etruschi c’erano e gli etruschi ritroviamo ora sulle bellissime ed ipnotiche etichette dei 3 vini che l’Azienda produce.
Il Cosa
3 vitigni: Vermentino (quello Corso mia miciomicio!), Montepulciano e Petit Verdot (ma anche un po’ di Alicante Bouschet e Barbera).
La scelta: ponderata attentamente con l’enologo Gabriele Gadenz valutando distanza dal mare, insolazione e chimica dei terreni.
Il primo “esperimento” di imbottigliamento nel 2011, la prima annata “vera” nel 2014 anno portato a quelle che oggi sono circa 7500 bottiglie, ma senza rincorrere i numeri a scapito della Qualità.
Oggi 3 vini che nel corso degli anni, Marco è riuscito nell’intento di realizzare da monovitigno: un bianco, un rosato ed un rosso…tiè, ce n’è per tutti i gusti!
Una Azienda ed una scommessa, quella di credere in quella Maremma che in pochi consideravano capace di produrre buoni vini, come se l’estremo confine Sud della Toscana fosse un “muro” invalicabile per la Qualità (salvando magari la produzione di olio EVO).
Probabilmente lo era, ma oggi la mentalità sta cambiando: la quantità non è importante se i risultati sono deludenti, bisogna intraprendere un nuovo corso che faccia rialzare la testa e ridia dignità all’uomo, al prodotto ed al Territorio.
Il “terroir” al centro!
Ed in questo, il Lazio sembra essere Regione trainante se pensiamo a quelle “nuove leve” che stanno traendo dalla palude le zone di Frascati e dintorni, di Cori, …
Gli Etruschi in etichetta
E prima di passare ai vini, uno sguardo attento alle etichette, bellissime ed ipnotiche, opera dell’artista Guido Sileoni.
Come già detto, il legame uomo-territorio-storia è fortissimo ed il mondo etrusco rivive, nel packaging, in una veste grafica coerente al periodo attuale, quasi un ponte lungo 2000 anni.
Ci sono i PESCI a ricordare Nethun dio del mare, la “FANCIULLA VELCA” che adorna la “Tomba dell’Orco” ed il LEONE a rappresentare quel Santo Pantaleone da cui prende nome la zona.
I Vini
“NETHUN” Bianco Igp 2018
Vermentino 100%
Intrigante di pompelmo e di cedro, scivola poi su note di salvia e timo.
L’assaggio è “marino” anche se ben bilanciato dalla larga spalla acida.
Da bere con la cannuccia!
“VELCA” Rosato Igp 2018.
Montepulciano vinificato in bianco che regala fiori e frutti (rossi e croccanti).
L’assaggio, di salmastra freschezza, poco maschera il tannino e le “spigolosità” del vitigno pur essendo ben corrispondente all’olfatto (forse con un pizzico di dolcezza in più).
“PANTALEONE” Rosso Igp 2018 (ma anche 2017 e 2016)
Tutto Petit Verdot spigliato e fresco, giocato tra amarene e ciliegie.
Tannini un pochino vispi e sostanziosi che predicono future complessità e che ora, accompagnati da freschezza e sapidità, ne fanno un vino di belle speranze, che fa parlare di sè senza essere altezzoso (il 2017 sicuramente condizionato dalla difficile annata mentre il 2016, ancora meravigliosamente vivo, scivola fino al caffè ed al cioccolato).
Ed ora?
Ed ora?
Adesso ci vuole una assaggio calmo e più approfondito e, soprattutto, bisogna andare sul posto, per vedere e capire.