La Croazia non è solo mare
Se vi dicessi “Croazia”, di certo pensereste al mare.
Se ci andaste e guardaste con occhio attento e curioso prestando attenzione alla segnaletica turistica, potreste seguire una “via dell’Olio” che vi condurrebbe tra eccellenze del mondo dell’EVO che non pensavate potessero esistere.
Ma la Croazia non è solo mare ed olio!
C’è pure il vino ed un esercito di produttori ancorati a tradizioni millenarie di anfore e fermentazioni naturali.
Un dedalo di stradine e nomi in cui le vocali sono l’eccezione li nasconde ma è proprio in queste circostanze che dovete seguire quella curiosità che spesso ignorate anche quando vi strizza l’occhio.
Varcare il confine, dalla mia casa in Friuli è un attimo o quasi (visto il traffico di vacanzieri che ingolfa il lembo di terra tra la Trieste mitteleuropea e l’Est).
La scoperta
Una delle mie ultime incursioni in quella che nella mia testa è ancora la “Yugo” di troppi anni fa, era dedicata in primis all’oro verde prodotto dagli amici di CHIAVALON EXTRA VIRGIN OLIVE OIL.
Ed è proprio grazie alla “dritta” di Tedi (Chiavalon) che, senza dimenticare il programma di cantine già preparato, aggiungo alla lunga lista anche KOZLOVIČ.
Il dove
In Istria, nel comune di Buje, la nascosta e pittoresca valle di Vale cela Momjan (Momiano).
Appena 283 abitanti ben difesi da un castello del XII Sec. a custodire un vitigno autoctono con i controfiocchi: il Moscato di Momiano.
In questo ambiente meraviglioso dove le verdi colline ricche di tartufi si alternano ai bellissimi ed ordinati vigneti, da 4 generazioni, la Famiglia KOZLOVIČ produce vino.
La cantina
La cantina la vedi quando riesci a distogliere lo sguardo dalle curve della stretta strada che la macchina percorre e quasi non ci credi!
Un capolavoro da “archistar”.
Aggressiva, modernissima ed al contempo perfettamente integrata nell’ambiente circostante.
La splendida terrazza a sbalzo incombe sulla valle e fronteggia il Castello dei Conti Rota e per un attimo sposta l’attenzione dal mio obiettivo principale, quella Malvazija Istarska che Gianfranco (l’ultimo della dinastia) coltiva in vigneti che spesso superano i 40 anni.
È una bellissima ed estremamente professionale ragazza che mi conduce lungo la storia della famiglia e mi guida nella degustazione delle diverse etichette per (VANIA forse? Perdonatemi voi e lei per non ricordarne il nome! ormai sono “anziano” e le cose importanti me le dovrei appuntare subito per non perderne memoria).
Vabbè, vorrà dire che mi toccherà tornarci per rimediare.
Il lavoro
Assaggiare i frutti del lavoro di questa famiglia ed al contempo sfogliarne l’album di famiglia è un piacere ed un privilegio: bellissime foto che raccontano dell’amore incondizionato e senza tempo per questa terra…c’è anche quella che poi diventa la base delle loro etichette e che ritrae due amici che all’inizio del novecento, accompagnati dalla loro ombra, santificavano il brindisi eleggendolo a simbolo di condivisione.
Gianfranco è uno dei simboli (forse “IL” simbolo) di quel rinnovamento vitivinicolo istriano che inizia negli anni ’90 e che ha fatto fare il salto di qualità all’Istria del vino.
I suoi vini “moderni” sono un costante omaggio alla tradizione.
Vini assolutamente integrati con la natura che, pur nascendo da pratiche enologiche all’avanguardia, strizzano l’occhio a lunghissime macerazioni, fermentazioni spontanee e uso di lieviti indigeni.
Che posso dirVi: io cercavo la Malvasia e qui l’ho trovata!
I vini
Delle 14 etichette (mi pare) dell’Azienda, ben 5 (tra cui 2 CRU: SANTA LUCIA e AKACIA) sono dedicate a questo vitigno di gran classe: la prima affina in tini da 32hl per 12 mesi e poi ne fa altri 3 in acciaio, la seconda vede barriques di acacia istriana per 8 mesi (in realtà ce ne sarebbe una sesta che è -era- JRE, un a”edizione limitata” di 2000 bottiglie provenienti da vigne di oltre 50anni).
In entrambi i casi, si ha netta la dimostrazione delle potenzialità di un vitigno che, da una parte irretisce con freschezze che lasciano presagire grandi potenzialità di “invecchiamento” e dall’altra colpisce al mento con un gancio di maschia sapidità.
Anche il TERRANO pur non perdendo affatto le sue connotazioni di vitigno scorbutico,sorprende con una acidità, e ci costringe a frenare quell’impolso di finire subito la bottiglia.
Ma la vera sorpresa è l’autoctono di turno, quel “MOSCATO DI MOMIANO che se lo volete beh…dovete venire fin qui per assaggiarlo.
Se poco meravigliano le note caratteristiche del moscato, quello che lascia basiti è quella speziatura dolce (cannella) che non mi sarei aspettato da un affinamento in inox, e poi dolcezza e freschezza elegantemente bilanciati (attenzione: la “mezza bottiglia” del packaging non Vi basterà!).
E poi
E poi l’EVO, il loro blend di Leccino, Bjelica e Pendolino è assolutamente fantastico! del tutto in linea con la qualità dei vini; un fruttato medio dalla piacevole piccantezza a seguito di spiccate note di mela verde.
Intorno a…
Beh, se siete arrivati fin qui, potete farVi ancora qualche chilometro ed andare a visitare POLA, un piccolo gioiellino che oltre al celebre anfiteatro che dal 27 a.C. guarda il mare nasconde anche un interessantissimo Museo dell’Olio.