Cosa ti può colpire in una manifestazione dedicata all’olio EVO?
Un produttore di qualità che si schermisce per un EVO al di sotto delle proprie aspettative (nonostante quella 2018 sia stata un’annata complicata per tutti) ed un tavolo, quello suo, su cui sono in bella mostra alcune bottiglie di vino.
Città dell’Altra Economia, una volta Ex Mattatoio, sicuramente Testaccio.
Una enclave di cultura nel caos della Roma capitolina che ospita spesso manifestazioni enogastronomiche.
L’Azienda ha un nome che mi sembra di aver letto male ma che è proprio quello: LA QUERCE.
Toscana, Impruneta, Chianti Colli Fiorentini e Marco Ferretti (il Direttore dell’Azienda che è della Famiglia Marchi) dall’altra parte del tavolo.
Magro ed elegante, due baffetti “Zorro style” su un sorriso coinvolgente, modesto e ben conscio della qualità di quanto presenta e di quanto potrebbe e vorrebbe invece presentare.
42ha di vigneti ed uliveti coltivati utilizzando il minimo indispensabile di interventi, cercando l’innovazione senza dimenticare una tradizione imprescindibile.
La maggior parte dei terreni occupa il versante Sud della collina verso la Valle Sorrettole.
La buona esposizione alla luce, unitamente alle costanti brezze, ai terreni mediamente argillosi si fonde con l’operato dell’uomo a dare un terroir ben predisposto alla produzione di vini ed oli di grande qualità.
L’EVO attira per un packaging in cui si è riusciti a colpire semplicemente “spostando” la posizione dell’etichetta su una bottiglia quadrata che più classica non potrebbe essere.
Un tradizionalissimo blend toscano di Frantoio, Leccino, Moraiolo (e qualcos’altro).
6 etichette rosse, un rosato ed un passito.
Bianchi non ce ne sono.
Ovviamente Sangiovese come se piovesse a scapito della mia consueta ritrosia per il vitigno, ma anche l’altrettanto territoriale Canaiolo (che in versione passita è da provare assolutamente) e l’immancabile Merlot.
Qui, oggi, mi preme presentarVi “TERRA diVINO”.
È un vino che mi ha colpito per il packaging (molto poco “toscano”) e per la descrizione che me ne ha fatto Marco.
Se proprio vogliamo parlare di terroir, allora questa bottiglia è quella che davvero rappresenta la summa della collina fiorentina.
Sangiovese in purezza da mezzo ettaro di vigneto a 250m slm affinato nel proprio terreno in senso letterale.
Gli ORCI (qui siamo in toscana e le anfore vanno chiamate con il loro nome) in cui fermenta per 21gg e matura per 12 mesi, sono fatte con la stessa argilla in cui affondano le radici le viti.
900 bottiglie del sangiovese come piace a me (che sono uno cui questo vitigno non piace), deciso al naso e scorbutico al palato.
Poco femminile ma territoriale.
Il prezzo?
Non costa poco (cercatelo) ma se cercate un Territorio in una bottiglia, ne vale davvero la pena.