Il dove
Frascati è un mondo.
Il vino è l’abitante medio.
E Via di Pietra Porzia è, per me, “LA” strada del vino.
Sale dalla Casilina e finisce sulla Frascati-Colonna, laddove si innesta un’altra direttrice importante per il vino dei Castelli Romani.
Una salita lunga, dritta, che nell’ultimo tratto morde le gambe di chi, come me, la percorre spesso in bici.
Tante le Aziende importanti ai due lati della carreggiata.
La gran parte producono, alcune conferiscono.
Le conosco tutte, ci vado e ci rivado, ho le mie preferenze ed i miei dubbi.
Una però mancava ancora all’appello e, se fossimo al Tour de France, la “flamme rouge” dell’ultimo chilometro starebbe quasi all’altezza del bel cancello e della placca in ferro all’ingresso del n°14.
Mi mancava e volevo davvero ficcarci il naso perchè una piccola parte di Friuli ci ha messo mano.
La storia
CANTINA IMPERATORI rappresenta un unicum nel locale panorama enologico.
In pieno Consorzio Frascati è un’Azienda che apertamente sceglie di non aderirvi, inserendo un paio di autoctoni da sempre rappresentativi della campagna romana e puntando tutto su 2 internazionali che, come tali, ben sapranno interpretare le peculiarità del territorio.
La storia della cantina è abbastanza recente.
Il suo fondatore, Lorenzo Imperatori, era il presidente di un noto gruppo della GDA ed il vino era per lui solo una passione.
Fulminato sulla via di Damasco, nel 2009 decide di cambiare vita ed acquista un terreno edificabile che, in pieno boom edilizio, decide di dedicare alla vite.
Ci vogliono due anni di burocrazia e studi stratigrafici per poter piantare la prima vite.
Dallo sbancamento di parte della collina ricava una cantina assolutamente da vedere dal punto di vista architettonico, integrata al massimo con l’ambiente, moderna ed al contempo storica stante la presenza di una grotta romana che nei tempi antichi era collegata con l’acquedotto insistente sulla zona del Lago Regillo.
Il territorio
Moderna la cantina e moderna la mentalità.
Uno stacco netto con quanto si vede intorno: in pieno “Champagne style”, vengono piantati con eleganti geometrie: Cesanese di Affile, Trebbiano Verde, Viognier, Petit Verdot (di cui ho assaggiato una “prova di botte” che m’ha lasciato senza parole) e Cabernet Sauvignon ad una densità di 10000 ceppi/ha per favorire quella sana competizione tra le piante di cui apprezziamo i frutti.
Geologicamente ci troviamo su terreni meravigliosamente vulcanici insistenti tra le ultime colate basaltiche del Vulcano Laziale ed i primi depositi piroclastici dello stesso.
Siamo in una valle tra due rilievi ma il terreno gode di un’ottima ventilazione ed ha un drenaggio perfetto e costante verso l’ex lago.
Condizioni perfette per ottenere prodotti di qualità.
Ed il termine qualità deve essere stato ben impresso fin da subito nella mente del fondatore se, in un contesto di fascia prezzo modesta, decide di posizionarsi al di sopra di essa per rimarcare il livello dei propri prodotti.
Pratiche agronomiche mirate e non invasive inquadrano un’Azienda che è già certificata BIO per la produzione di olio EVO (sisi! Fanno pure l’EVO!) ed è attualmente in conversione per la parte enologica.
Da queste, deriva imprescindibilmente un lavoro in cantina semplificato dalla qualità del prodotto che vi arriva.
Lo stile
Quasi solo acciaio.
Poco legno: no barriques e solo tonneaux a rotazione secondo la pratica del “governo bordolese”, botti grandi e 3 anfore, dove riposa “segretamente” una parte del Trebbiano Verde, meravigliosamente posizionate ed illuminate nella storica grotta (il Friuli sta proprio nelle anfore, visto che lo studio per la loro composizione è stato fatto dall’Università di Udine).
Per le prime bottiglie (35000ca. la produzione totale) si è dovuto aspettare il 2016 e tra un paio d’anni vorrò assaggiare con vibrante curiosità il metodo classico a base Cesanese.
I vini
Così come in vigna ed in cantina, anche nei vini di Imperatori colpiscono ordine e pulizia.
Caratteri comuni ai vini della cantina sono la mineralità (non potrebbe essere diversamente)e l’aderenza alla tradizione (pur con lo sguardo rivolto all’innovazione).
Il Cesanese, aggiunge le note erbacee tipiche del clone di Affile alla freschezza e piacevolezza di beva del Cesanese comune normalmente presente in zona.
Il Petit Verdot ammicca con suadenti note di frutti di bosco ed una delicata speziatura.
Il Cabernet Sauvignon spinge sulle spezie, circuisce con i frutti rossi e sta dannatamente “in piedi” grazie alla potente spalla acida.
Il Viognier è agrumato ed esotico (forse troppo per stare sui Castelli Romani).
E poi quel Trebbiano Verde cui a Imperatori va ascritto sicuramente il merito di essersi battuta per ridare la propria identità
Il Trebbiano Verde (chiamato ancora Verdicchio fino al 2017) ha proprio in questo territorio la propria origine e, migrato poi in terra marchigiana con altri nomi, era stato abbandonato da tempo per la sua scarsa produttività.
Imperatori lo declina i due versioni una “acciaio” ed una che con l’anfora ci riporta indietro di 5000 anni.
La prima versione già all’occhio ci fa capire il perchè del nome del vitigno; al naso spiccano le erbe aromatiche nella solita bolla minerale che include anche fiori e frutta.
In bocca la corrispondenza è quasi perfetta, con l’impronta del terroir in evidenza insieme ad una piacevolissima mandorla.
La versione “anfora” è sorprendente!
Un naso estremamente complesso in cui predomina una balsamicità che se la batte con la mineralità, lasciando in secondo piano, seppur di poco, le note di erbe aromatiche.
In bocca domina un perfetto equilibrio tra morbidezza e freschezza supportate da una giusta sapidità e da una persistenza maggiore rispetto al prodotto “acciaio”.
Un bel “biglietto da visita” non foss’altro per fascino e particolarità.