‘Sto Molise che non c’è (ma C’È eccome) mi sta perseguitando!
Il mare, in Molise è solo un baffo azzurro, per il resto bisogna salire e coltivare la vite con spirito indomito.
La gran parte della viticoltura molisana è incentrata su vitigni provenienti dall’Abruzzo e dalla Campania come il Montepulciano, l’Aglianico e la Falanghina.
E però, se dobbiamo identificare il Molise in un bicchiere, dobbiamo parlare di Tintilia.
Vitigno autoctono per eccellenza della regione.
Di origine incerta ma quasi certamente spagnola (il nome ricorda sicuramente il colore rosso intenso dell’uva e del prodotto finito) e quasi scomparso fino al 1975 quando, Giuseppe Mogavero lo riscoprì e reimpiantò nella propria azienda di Petrella Tifernina.
Vitigno di montagna?
Sicuramente non teme le severità del clima e la quota giova alle sue caratteristiche organolettiche. Tuttavia, recentemente, diverse aziende “vista mare” stanno tirando fuori dei prodotti di livello altissimo.
Comunque, in questa che fu terra dei Sanniti e che custodisce tradizioni millenarie, c’è San Felice del Molise e, a quasi 600m slm c’è l’Azienda di Claudio Cipressi.
Claudio deve essere un termine di paragone per quanti hanno a cuore il proprio territorio e decidono di valorizzarlo.
Ed i suoi 16ha di vigneti devono esserlo per quanti decidano di dedicarsi alla Tintilia, se non altro per rispetto alla sua lunga ricerca sul campo (fin dai primi anni ’90) ed ai risultati raggiunti.
Lui ne è sicuramente un grande interprete (ma ne incontreremo altri sul nostro cammino) e la declina in ben quattro etichette (“e mezza”, considerando anche un blend con il Montepulciano).
Su questi terreni argilloso-calcarei, il “vignaiolo” (che BELLA definizione!) Claudio Cipressi rappresenta al contempo la modernità e la continuità con la tradizione enoica regionale.
Azienda BIO sin dal 2014, pratiche agronomiche poco invasive e di cantina ridotte al minimo.
45000 bottiglie ca che comprendono anche un Rosato (ovviamente da Tintilia), Trebbiano e Falanghina.
Packaging lineare per delle etichette che colpiscono proprio per quel “less is more” cui strizzano l’occhio.
Quella della Tintilia del Molise DOC “SETTEVIGNE”, è la più simpatica e mi colpisce proprio per quell’ultimo uccellino che guarda il mondo a “capa sotto”, in direzione ostinata e contraria all’uso comune.
Quattordicigradiemezzo che non si avvertono per niente, che fanno solo acciaio e vetro eppure c’hanno un naso di una complessità degna dei migliori legni.
Tanta ma tanta frutta che spazia dalla ciliegia ai frutti di bosco passando per una prugna succosa, il tutto ammantato in una nuvola minerale e di selvatico sottobosco.
In bocca, a tannini ben levigati, si aggiungono freschezza e morbidezza e un dippiù rappresentato da una nota “scostumata” che ben si accorda a quell’uccellino a testa in giù.
Il finale abbaglia per lunghezza e riassume coerentemente le note percepite prima.
In enoteca sta a circa 17€.