Anagni la ricordiamo magari per essere la “Città dei Papi” e per il famoso “schiaffo” di Bonifacio VIII.
Ma forse, dopo queste poche righe, preferirete visitarla di sfuggita e fermarVi invece a chiacchierare con Antonello (Coletti Conti) che, oltre ad intendersi di Papi (avendone 4 nell’albero genealogico), ama oltremodo la Juventus ed i Pink Floyd e, “last but not least”, fare il vino.
La tenuta della “caetanella” appartiene alla famiglia Conti dal 1220 ca. (prima era dei Caetani di Bonifacio VIII) ma Antonello ha cominciato a fare il vino solo dal 1995, prima annata del Cesanese “HERNICUS” e a dire il vero, fino ad allora, del vino non gli piaceva neppure l’odore (leggenda narra che si sia convertito per merito di una bottiglia di Amarone Allegrini 1990).
Le prime barbatelle provenienti dalla Toscana (le seguenti dalla Francia del Bordeaux), tanta voglia di fare e idee ben chiare riguardo la Qualità del prodotto finito gli hanno consentito di inanellare una sequenza impressionante di premi e di diventare un riferimento assoluto per gli altri produttori (e non solo dii cesanese).
Il Cesanese di Affile, più elegante e meno “rustico” di quello comune, è indubbiamente il re di queste terre caratterizzate geologicamente dagli ultimi prodotti delle eruzioni del vulcano laziale, e nella tenuta della “caetanella” gli è riservato un posto di prim’ordine.
Ma l’Azienda Coletti Conti produce anche un taglio bordolese (il “COSMATO” è fatto con un 40% di Cabernet Franc, 30% di Merlot, 20% di Cabernet Sauvignon ed un 10% di Cesanese), e 2 IGT bianchi: una Passerina del Frusinate e quel Clone Manzoni che è il protagonista di queste poche righe.
L’Arcadia era una terra idealizzata dove gli antichi immaginavano che uomo e natura vivessero in perfetta armonia.
E “ARCADIA” rappresenta in parte il rapporto stretto tra Antonello, la Sua famiglia ed il territorio.
Credo che Antonello, impiantando questo vitigno, abbia voluto rendere un grande e doveroso omaggio al nonno paterno, allievo del Prof. Luigi Manzoni alla Scuola Enologica di Conegliano quando, negli anni ’30 si stavano sperimentando le ibridazioni tra Riesling Renano e Pinot Bianco.
È un vino difficile da inquadrare nel panorama enologico del frusinate ed altrettanto difficile da gestire in tavola se lo pensiamo in una corretta progressione, spiazzante con i suoi over 15° alcolici!
È un vino complesso che spiazza con quella pera importante soppiantata poi dalla frutta tropicale e da una intera carovana di spezie.
È un vino che richiede pazienza, bisogna saper aspettare che il calice fresco acquisti qualche grado per apprezzarne completamente il bouquet, ma se non si ha fretta…
La bocca conferma il naso ed aggiunge al tutto il Territorio.
Quel vulcanico neppure troppo sommesso che appartiene a questo lembo del Lazio ed una sapidità che fa immaginare un mare non troppo lontano.
La nota amaricante in chiusura di bocca è la ciliegina sulla torta di una bottiglia che gradisce sicuramente i pesci grassi ma, fidatevi, non disdegna assolutamente la carne rossa e forse, bevuta solo per sè stessa, spinge a meditare ben più di altri nomi famosi.
In enoteca a ca. 19€.