Daniela (Fruscalzo) rappresentava fino all’estate scorsa, quasi un “unicum” tra i miei contatti fb essendo uno dei pochissimi di questi cui non corrispondeva una conoscenza personale.
Una simpatia nata da qualche scambio di opinioni (sul vino) in chat e sfociata finalmente in una lunga telefonata (una voce è già qualcosa di più) effettuata mentre è impegnata a legare in vigna la sua amata ribolla, che dimostra (nonostante lei sostenga il contrario) la natura multitasking del sesso femminile.
La Cantina ed il Territorio
Il telefono ed un fortuito (ma esiste davvero la fortuna?) oltreconfine di Eisenstadt, servono per definire il tanto agognato appuntamento con una delle mie tante “donne del vino”.
Ed in Friuli devo guidare fino a Ruttars, su una collina tra le colline, lì dove queste incontrano quel confine che, se alla chiesetta de “la Subida” sbagli direzione, varchi senza neppure accorgertene.
L’Azienda sta proprio sulla strada ma come tutti i tesori devi guardare bene per trovarla e l’aspetto, confesso, non colpisce affatto.
Siamo ormai troppo abituati alle forme di quegli scrigni che gli archistar sono usi concepire per custodire quei piaceri che siamo curiosi di degustare.
Qui la campagna si respira davvero, le forme sono quelle semplici delle case coloniche, dei magazzini…e la cantina è, “banalmente“, una CANTINA.
L’incontro
Quando finalmente ci si incontra (chè in Austria era stata solo una “strizzatina d’occhio” ed un buon sorso), mi rendo subito conto che l’idea di Daniela immaginata dalla mia fantasia è decisamente riduttiva al cospetto della realtà.
Una vecchia canzone di Flavio giurato, recita: “anche una donna alta non è mai banale, sarà per lo sguardo necessariamente superiore”.
E Daniela è alta, DAVVERO alta pur non arrivando ai duemetri del fratello Graziano, ma la sua NON banalità non è tanto in questo, quanto nel piglio vulcanico con il quale si propone.
Lo sguardo rafforza quelle parole che trasudano di amore per il proprio territorio ed il proprio lavoro; penetrante, tagliente…
Quando parli con Daniela devi essere pronto a cancellare il grigio quale colore intermedio tra il bianco ed il nero; qui la diplomazia non è di casa, non si fa lo sconto a nessuno e non si ha paura di esprimere le proprie opinioni.
Un amico, grandissimo produttore di oli EVO di qualità eccelsa nonchè di vini naturali capaci di farmi mutare opinione su prodotti di tal genere, mi disse una volta che non si può bere un vino e capirlo, senza prima aver visto il territorio, la vigna, dal quale proviene; e Daniela, il primo posto in cui mi porta è la vigna, tra i grappoli di ribolla, per farmi capire che quello che poi troverò nel bicchiere profumerà delle colline di cui mi sto riempiendo gli occhi.
Quanto e cosa
Una trentina di ettari quasi tutti qui intorno, trattamenti ridotti al minimo e solo in caso di estrema necessità; grande rispetto per l’ambiente e guanti bianchi nel trattare vigneti vecchi e non, per fargli produrre “il giusto” fregandosene delle possibilità indicate dai disciplinari.
Vitigni bianchi in gran parte, autoctoni ed internazionali: ribolla gialla, tocai (sapete che “friulano” non mi piace), pinot grigio, sauvignon.
Ma poi anche merlot, refosco…
Bottiglie? diciamo sulle 30000 (con una potenzialità di 100000) ed un mercato che è essenzialmente quello locale (ristorazione in gran parte) e una bella fetta di estero che si concentra tra Austria e Germania.
L’assaggio
Certo che sedermi al tavolo con Daniela ed avere Graziano in piedi dietro le spalle, mi fa sentire un po’ in soggezione, confido però nel fatto che il vino possa fare da paciere.
Se devo cercare una linea conduttrice nei vini ad etichetta Fruscalzo, parlerei di profumata freschezza, di bottiglie fatte per essere finite.
Badate! con questo non intendo sminuire un prodotto che, anzi, rivela una assoluta aderenza al territorio e complessità che, nei rossi soprattuto, sbalordisce.
UN PAIO DI BIANCHI…
Se devo poi essere preciso riguardo alle etichette, parto da quella “RIBOLLA GIALLA” che mi sembra avere un posto particolare nel cuore di Daniela, chiara, fresca come l’aria che si respira qui in collina, un naso pieno di frutta che non strizza l’occhio ad un esotico che sarebbe fuori luogo ma vira su finali freschi e forse mentolati.
In bocca non ci sono sorprese ma coerenza ed eleganza supportate da una percepibile masticabilità.
E se parliamo di cuore, allora metto un bel pezzo del mio nel “TOCAI” (“FRIULANO” chiamatelo Voi se ne avete il coraggio).
Per me è il sorso che ti accoglie quando torni a casa e ti aspetta sulla tavola.
Quotidiano come sa esserlo la cucina semplice di un Friuli contadino e tenace.
Estivo d’estate ed invernale d’inverno, fresco di frutta bianca, sapido e minerale quel tanto che serve a rendere difficile il non finirne la bottiglia.
…ED UN ROSSO…
Dei rossi uno solo (perchè gli altri li ho bevuti senza pensarci su e mi toccherà ficcarci il naso di nuovo), quel “ROSSO BRUNO” che è un classico “taglio friulano” (ma forse anche una dedica al padre) di Merlot e Refosco dal Peduncolo Rosso e che rappresenta la faccia “scura” della luna Fruscalzo.
Scura ma di una sorprendente luminosità, con un naso che spazia dal ruffiano dei frutti rossi freschi all’impronta importante data dalla peposità del Rotundone, pasando per un caleidoscopio di spezie dolci.
Basta un primo assaggio per capire che tutte ‘ste parole sono belle si ma la sostanza ha sempre l’ultima parola ed eleganza, equilibrio, persistenza, intensità possono solo accompagnare la sua estrema bevibilità
IL FUTURO
Il futuro, a casa Fruscalzo è nel passato, perchè qui la tradizione fa parte del DNA familiare e se la cantina dovesse ampliarsi ed avverarsi il sogno di Daniela di avere una struttura ricettiva, beh, so già che il tutto sarà in linea con il presente e che, vista l’energia che sembra “possedere” questo lembo di Collio, sarà una bella REALTÀ.