Campomarino è un puntino di ottomilaanime pochi chilometri dopo TERMOLI, in quel MOLISE che c’è e ci sa fare.
La mia amica Irene (e-olio Carpinelli) me ne parlava, ma fino a quando non ho avuto la fortuna di conoscere Michele, Pierluigi, e TENUTE MARTAROSA, per era solo la leggendaria “pampanella”, un gelato al misterioso gusto di “canapino” ed una puntata di “Camionisti in Trattoria”.
L’INCONTRO
Incontro i “fratelli Travaglini” a Roma durante una manifestazione dedicata ai vitigni autoctoni e confesso che più che per le origini, mi avvicino al loro stand perchè il packaging delle loro bottiglie mi affascina.
Lo sapete come sono! se non conosco “vado ad occhio”.
E, folgorato sulla via di Damasco dalle etichette, all’assaggio non posso non accorgermi che anche il contenuto delle bottiglie merita tutta la mia attenzione (ma di questo parleremo dopo).
TRE GENERAZIONI
Comunque, la storia dell’Azienda inizia nel 1938 con i nonni che si trasferiscono in Molise dal vicino Abruzzo ed iniziano a vendere uva e vino in quella terra che già i Sanniti apprezzavano per la qualità dei suoi prodotti (e i reperti del sito archeologico di Campomarino lo testimoniano (perchè Campomarino è piccolo ma un sito archeologico ce l’ha pure lui).
E passando per Pasquale ed Antonietta (i genitori), si arriva ai protagonisti dei nostri giorni.
Se dovessi dire cosa mi ha realmente colpito in positivo della gestione odierna, questa è la grande voglia di valorizzare un territorio sconosciuto ai più.
E tale valorizzazione passa non solo per la continua ricerca di un’espressione vitivinicola in chiave moderna dei classici autoctoni come il Montepulciano, il Fiano, la Tintilia (anche se “di mare”) ed il Moscato, ma anche attraverso la consapevolezza della necessità di costruire un “sistema Molise” che metta attorno ad un tavolo comune le diverse realtà imprenditoriali del territorio.
IL VIAGGIO
Vado a trovarli in una calda giornata di luglio percorrendo strade che attraversano davvero il SUD del nostro Paese e che regalano panorami meravigliosamente desolati tra palme e vigneti.
La cantina non l’ha certo disegnata una archistar, ma la cura con cui è allestita la nascente sala degustazione (moderna, accogliente e meravigliosamente “fresca” in questa calura estiva) denota una attenzione al cliente per niente scontata.
Ed è qui che le parole fluiscono libere aiutate da un sorso di Fiano che “ci voleva proprio”.
Gli obiettivi di Qualità e di crescita aziendale sono ben chiari nell’esposizione di Michele ma il bello deve ancora venire e per vederlo, ci tocca abbandonare la frescura dell’aria condizionata per toccare con mano i vigneti e capire dunque il perchè dei vini.
Il mare laggiù sulla linea dell’orizzonte è una presenza ingombrante e le montagne sembrano essere troppo distanti per poter credere a quella loro influenza percepita prima nel bicchiere; la cornice naturale è però perfetta per incastonare l’eleganza dei filari carichi di un Montepulciano già pronto per la vendemmia (sic).
Michele dimostra di conoscere ciascuna vite come un figlio, e la cura delle pratiche agronomiche è fin troppo evidente.
Mi dice di grappoli e di profumi indicando precisamente da dove proviene ciascun sentore percepito dai nostri sensi nella degustazione precedente ed è qui che si concretizza il miracolo della perfetta corrispondenza tra Territorio e prodotto.
I VINI
I vini dell’Azienda sono divisi equamente tra rossi e bianchi e, come già accennato, si distinguono tutti per un packaging da urlo, che acchiappa l’occhio prima che il sorso faccia lo stesso con il palato.
“DUE VERSURE ROSSO” ed “ANTICO PODERE” sono le due facce che lo stesso Montepulciano mostra con assoluta dignità.
Ambedue estremamente aderenti alle caratteristiche varietali del vitigno, arricchiscono queste delle note territoriali tipiche di impianti “vista mare”, e se il primo gioca sapientemente le proprie carte di freschezza e facilità di beva, il secondo si arricchisce di trame più scure, diventando financo austero ma senza dimenticare le proprie origini e senza “tirarsela troppo”.
La “TINTILIA DEL MOLISE” è un fatto a sè stante.
Se da una parte non può godere dell’intensità della cugina coltivata in montagna, dimostra di avere un gran bel carattere e strappa comunque un applauso per saperci regalare quelle note iodate che l’altra può solo immaginare guardando l’Adriatico da lontano e dall’alto.
Tra i bianchi voglio spendere qualche parole sul “MOSCATO DEL MOLISE” che ha una eleganza tutta sua: aromatico quel tanto che serve per mostrarsi ammiccante verso il pubblico femminile, ma di polso tutto “maschio”, con una energia che gli consente abbinamenti tutt’altro che facili (credo che con il pollo al curry possa avere ben più di qualcosa da dire).
ARRIVEDERCI
Lasciare Michele, Pierluigi e Tenute Martarosa per seguire il richiamo della fame prima (a tal proposito, fossi in Voi, un salto da “TIR MOLISE” ce lo farei) e di una spiaggia poi non è facile.
Ci tornerò, e magari, quella strada la seguirò per arrivare poco più avanti ed incontrare un altro Produttore che di Qualità ne sa davvero (ma non vi dico chi è: andate lì anche Voi a scoprirlo).