COSA E DOVE
Lo scorso 1 e 2 Febbraio, RISERVA GRANDE, con la partecipazione di Luciano Pignataro e Percorsi di Vino, ha portato a Roma la prima edizione di “BEVIAMOCI SUD” (Primo festival dedicato ai grandi rossi del Sud) presso il Radisson Blu Hotel.
Dopo due anni in cui aveva focalizzato l’attenzione sul mondo dell’Aglianico, ora il panorama si ampia e coinvolge ca. 60 Produttori, grandi e piccoli ma TUTTI di GRAN CLASSE.
La grande affluenza di pubblico nonostante il grado alcolico decisamente “sopra la media, definisce meglio di qualsiasi altro parametro, il successo della manifestazione.
SUL CAMPO
Davvero tanta roba da assaggiare (e siccome i rossi sembravano pochi, non sono mancate neppure delle autentiche chicche di rosati e di bianchi), troppa per un palato solo ed un naso messo a dura prova dal raffreddore!
Fedele al mio “modus operandi”, decido di assaggiare qualcosa di conosciuto per fare “riscaldamento” e dedicarmi poi all’ignoto decidendo di porre tutta l’attenzione possibile a quel Molise che ultimamente mi sta intrigando parecchio e seguire poi le indicazioni degli occhi ed il canto delle sirene rappresentate dalle etichette più “fighe”.
Tendenzialmente, direi di rimanere fedele alla mia ritrosia nel pubblicare note gustative (un naso ed una lingua ce li avete pure voi e, diamine, usateli!) e a dire di altro.
REGIONI E AZIENDE
MOLISE
Comincio dal Molise perchè mi va e perchè C’È.
E comincio da TENUTE MARTAROSA perchè è stata la scoperta dell’estate e la riprova che si può fare bene anche se si è giovani a patto di avere in testa un ben preciso obiettivo e comincio dai loro “DUE VERSURE ROSSO” e “ANTICO PODERE” perchè in due calici differenti avete non due Montepulciano diversi, ma due vini COMPLETAMENTE differenti pur se provenienti dalla stessa vigna e finisco con la loro interpretazione della Tintilia, una interpretazione che riesce a dare completa dignità a questo vitigno anche nel caso venga coltivato “vista mare”.
DI MAJO NORANTE sta poco più avanti sulla stessa strada ma di strada ne ha già percorsa molta e fatto vergare fiumi di parole riguardo ai Suoi vini però una “banale” menzione al suo “DON LUIGI” è giusto farla: mica perchè è un vino celeberrimo va lasciato in disparte! anzi, va assaggiato per capire bene quali emozioni può regalare un Montepulciano “made in Molise”.
CLAUDIO CIPRESSI sono le montagne che si indovinano stando con il mare alle spalle ed è “LA” Tintilia decantata in 3 diverse versioni culminanti con quella “(66)” tremendamente austera ma senza “tirarsela”.
Mi corre però l’obbligo di sottolineare che il Trebbiano “LE SCOSTE” non era per niente fuori luogo in questo mondo di “rossi” e, datemi retta, assaggiatelo per capire che “IL” Trebbiano NON è semplicemente “un” Trebbiano.
LAZIO
Del Lazio che mi ospita, che ha ospitato questa manifestazione e che, mi si consenta, proprio SUD non è, non posso dimenticare ANTICA TENUTA PALOMBO che, con il suo Merlot, è stata mirabile conferma della mia personale convinzione che siano i vitigni internazionali ad interpretare, meglio di qualsiasi “autoctono”, il Territorio da cui provengono.
Una menzione speciale anche per la CANTINA SOCIALE DEL CESANESE DEL PIGLIO, per aver dimostrato che anche una Cantina Sociale può lavorare “alla grande” e per la semplicità razionalistica ed accattivante delle sue etichette.
PUGLIA
La Puglia stravince la battaglia del packaging con le bellissime etichette di ANTICA ENOTRIA e MENHIR SALENTO.
Ma attenzione, in entrambi i casi, stiamo parlando di bottiglie BELLE fuori e FANTASTICHE dentro!
ANTICA ENOTRIA sta a Cerignola (e non potrebbe non confezionare anche le meravigliose olive locali) e, in regime biologico, interpreta al meglio: Negroamaro, Primitivo e Nero di Troia.
Ed è proprio di Nero di Troia che si parla quando si assaggia “IL SALE DELLA TERRA”, cui va il premio per l’etichetta che meglio interpreta, tra tutte quelle che conosco, il filo doppio che legati la vite all’uomo (quella di “DIECI OTTOBRE” ci racconta di attaccamento a Famiglia, Tradizioni e Territorio; “PURAGIOIA” è solare felicità e…basta! alle altre date Voi un significato).
MENHIR SALENTO è VERO Territorio già nel nome, identificando univocamente una zona (quella di Minervino di Lecce) che avrebba fatto la gioia di Obelix per l’abbondanza di monoliti.
MENHIR SALENTO è vero territorio sulle capsule e sulle etichette (meravigliosamente aderente al nome quella di quel “CALAMURI” che si impone per la didatticità del suo essere Primitivo).
Ma MENHIR SALENTO è anche “passione”, come testimonia la irresistibile bocca rossa che orna il Negroamaro “FILO”.
CALABRIA
Con “LIGREZZA” e “FERVORE” arrivo in quella Calabria di TERRE DI BALBIA che già fu cara a Plinio il vecchio.
Gaglioppo e Magliocco sugli scudi, rosato il primo ma solo nel colore e con piglio tutto calabrese, scuro all’occhio ed al palato il secondo.
Ambedue da premiare anche per l’etichetta.
CAMPANIA
Chiudo con il Sannio di FATTORIA LA RIVOLTA che nel nome evoca la lotta di Torrecuso contro i Longobardi e testimonia la fierezza di un popolo che non ebbe paura di sfidare Roma.
L’Aglianico di “TERRA DI RIVOLTA” è davvero un simbolo dell’identità territoriale e “SIMBIOSI” rappresenta anche nel nome la straordinaria capacità dei due vitigni principe del territorio (Aglianico e Piedirosso) di fondersi.
Ed infine LA GUARDIENSE, di cui voglio premiare quell’esuberanza campana espressa da “CANTONE” (Piedirosso) che nulla ha da invidiare all’austera aurea borbonica che avvolge “LUCCHERO” (Aglianico).
Dieci Aziende dieci, poco più del 15% di quelle presenti, per me è stato comunque un bell’impegno tenuto conto soprattutto della personale ritrosia a partecipare a manifestazioni del genere per l’impossibilità di assaggiare consapevolmente.
E NON FINISCE QUI…
Dieci Aziende dieci che mi ripropongo di degustare con calma e condividendo il fluire delle emozioni.
Quindi: dieci Aziende dieci cui romperò le scatole nel brevissimo termine per darmi una mano in tal senso.
E mo? Beh: appuntamento all’anno prossimo!