COLLIO
Circa 1600ha, una mezzaluna che dalle AlpiGiulie arriva fino al mare, dalla Slovenia (dove è BRDA) alla valle di quello Judrio che segnava il confine tra l’Italia e l’Austria.
Da sempre terra di confine, vero e proprio crocevia di popoli, lingue, culture, colori e sapori.
Mitteleuropeo in tutto e riconosciuto fin dal 1968 per la QUALITÀ dei suoi vini.
TERRITORIO
Geograficamente parlando sarebbe intanto necessario distinguere il Collio Goriziano dalla Brda slovena, individuando in Italia, oltre a Gorizia, anche i comuni di Cormons, San Floriano del Collio, Dolegna del Collio, Medea, Mossa e Capriva del Friuli. In Slovenia c’è Brda con le sue frazioni.
GEOLOGIA
Fino a 40mln di anni fa, qui era acqua e poi furono e sono le rocce marnose e arenacee da essa erose.
Geologicamente, le facies del Collio sono essenzialmente 4: una marnosa, una arenacea, una mista tra le due ed una conglomeratica, ma nella maggior parte del territorio le prime due tendono ad equivalersi dando luogo ad un terreno di natura flischoide che è poi la formazione sicuramente più interessante dal punto di vista enologico, quel “Flysch di Cormons” (PONKA) della cui elevata capacità di drenaggio e grande ricchezza in carbonati di calcio, magnesio e manganese, si giova particolarmente la viticoltura.
Visivamente, i suoli del collio si presentano come facilmente disgregabili da parte degli agenti atmosferici e danno origine ad elementi grossolani che evolvono in terreno minuto nel corso di alcuni anni.
Il paesaggio che ne deriva è un susseguirsi di colline che seguono una direttrice E-W e che hanno altitudini comprese tra 160m e i 270 m slm. sulle quali i vigneti sono esposti prevalentemente a S o SE lavorati prevalentemente a “roncs”, cioè a terrazzamenti ospitanti ciascuno uno o due filari, necessari a sostenere suoli così facilmente dilavabili e che costringono i viticoltori a continui e costosi lavori di rincalzo (tenendo conto che qui, coltivare un ettaro di vigna costa almeno sei volte tanto rispetto alla “Bassa” e circa 4 rispetto alle “Grave”, non meravigliatevi poi dei conseguenti costi dei vini)
CLIMA
Il clima risente grandemente della protezione dai freddi venti del nord rappresentata dalle Prealpi Giulie che concorrono, unitamente a quel Mare Adriatico distante solo una ventina di chilometri, a creare un microclima mite particolarmente adatto alla viticoltura.
Le estati sono calde ma non afose e gli inverni freddi e abbastanza piovosi.
STORIA
La storia insegna che questo lembo del FVG ha saputo incantare con i propri vini i Dogi della repubblica veneziana come gli Zar di Russia.
Ovvio che la produzione di vini di alta qualità passi non solo dai fattori pedo-climatici ma anche da quel “fattore umano” che, con i primi, da origine a quel TERROIR di cui tanto ci si riempie la bocca nei consessi enologicamente eruditi.
Qui, si parla di “viti maritate” fin dall’età imperiale; goti, longobardi, il patriarca di Aquileia…tutti riscuotevano tributi in vino a dimostrazione della sua qualità.
Le prime citazioni di RIBOLLA e REFOSCO quali prodotti del Collio risalgono al ‘600; si deve all’ la grande opera di sviluppo della viticoltura del Collio (tra il’700 e l’800) e a Giacomo Fabricio il merito di aver insegnato ai contadini locali (nel 1824), l’arte di coltivare la vite su quei “RONCS” (terrazzamenti contenenti uno o due filari) che tutt’oggi caratterizzano il panorama di questo lembo del FVG.
Il Conte Teodoro Latour, arriva nella seconda metà dell’800 introducendo, in sostituzione delle varietà autoctone, varietà francesi e tedesche di elevata qualità, mantenendo comunque la prevalenza (90%) dei vitigni a bacca bianca su quelli a bacca rossa.
L’ultima grande rivoluzione la portò la Seconda Guerra Mondiale che riuscì a disgregare quell’unità storico-culturale che da sempre aveva unito le genti di tre confini.
L’Italia avrà il COLLIO e la Slovenia (ma io sono antico e la chiamo ancora Yugoslavia) la BRDA e le storie dei vini e dei produttori prenderanno strade diverse (nel bene e nel male).
I VINI
L’86% della produzione vinicola del Collio è rappresentata dai Bianchi.
Pinot Bianco, Pinot Grigio, Malvasia Istriana, Ribolla Gialla e Friulano sono i veri campioni del territorio cui non si può non aggiungere il Sauvignon che riesce a raggiungere vette qualitative di livello mondiale nelle zone di Dolegna del Collio e Ruttars.
Ma se dovessi assegnare una personale medaglia al vino più rappresentativo, metterei sul gradino più alto del podio la Ribolla Gialla (quella VERA, non quella che sta recentemente spopolando tra i consumatori di “bolle”).
E parlando di Ribolla Gialla non si può non citare le zone di San Floriano del Collio e Oslavia, vicine di casa della Brda dove suolo, clima ed esposizione hanno reso possibile l’individuazione di cru di elezione e fatto nascere una vera e propria “Scuola dei Vini Macerati” che prende spunto da sistemi di vinificazione applicati nel Collio già in epoche antiche.
Ma di questi vini e degli “Orange Wines”, avremo modo di parlare e riflettere altrove e più dettagliatamente.