PIANELLA: il nome e la storia
PIANELLA (che in realtà sta in cima ad uno dei tanti colli della zona) non ha niente a che vedere con la scarpetta persa dalla figlia della Regina Giovanna.
Pianella è antico centro dei Vestini; sta lì fin dal tempo dei romani e sui resti del tempio di Vesta, intorno alla metà del X Sec. venne costruita la Chiesa di Santa Maria Maggiore.
Saraceni, Normanni, saccheggiata più volte e poi fortificata in quel Castrum Planellae da cui prende nome.
PIANELLA: innovazione contadina
Pianella sta nel pieno delle Colline Pescaresi ed è uno dei centri da cui, intorno al 1500 e grazie ai soliti monaci Benedettini, si iniziò in Abruzzo una serie di mirate sperimentazioni per selezionare le varietà di olivi più adatte al territorio.
Pianella è Bandiera Verde Agricoltura! perchè l’economia di Pianella è sempre stata contadina e perchè i numerosi produttori che vi operano hanno sempre creduto e valorizzato questo territorio.
Vino, pasta, addirittura la carne tra le eccellenze locali (e ometto volutamente i nomi delle Aziende Regine) ma, soprattutto OLIO EVO!
MARINA PALUSCI: l’EVO ma non solo!
Tra le cultivar spicca su tutte la DRITTA ma qui, ed a ragione, parleremo anche di INTOSSO e di quell’oliveto PEPENDONE che MASSIMILIANO D’ADDARIO cura in maniera maniacale.
Ma qui parleremo pure di Vino, perchè MARINA PALUSCI (non solo Azienda di Massimiliano ma prima di tutto sua Madre) i vigneti ce li ha! e li tratta come gli oliveti, solo che l’olio è la prima cosa che ci viene in mente quando la nominiamo.
MASSIMILIANO D’ADDARIO: IRON MAN
Massimiliano non è un “personaggio” Massimiliano è semplicemente MASSIMILIANO! un estremista della campagna! Per lei indossa di volta in volta i panni di una delle sue molteplici personalità: amante focoso, padre amorevole, sperimentatore instancabile…
Massimiliano non è convenzionale, non è biologico, non è biodinamico, Massimiliano è uno che ha un rispetto infinito per il Territorio che lavora e che instancabilmente promuove attraverso le sue eccellenze.
DAY ONE
l’arrivo
Ed è proprio perchè lo conosco bene e so cosa significhi per lui “fare QUALITÀ” che ho deciso di mettere da parte per un paio di giorni le mie idee sul vino e lasciare che lui provi a “cambiarmi la coccia” a suon di assaggi.
Mentre sono in macchina mi risuonano in testa le parole del messaggio di Max “…quello che berrai stasera NON ESISTE!!! ci saranno personaggi molto importanti ma: che tutto rimanga segreto!…”
Avrò fatto bene ad accettare l’invito? chi mai ci sarà? non è che sarò inadeguato alla situazione?…
Mentre ci penso sono già arrivato e, come sempre, mi imbatto subito nella Sig.ra Marina che sfreccia da un angolo all’altro del cortile, scompare e ricompare in posti diversi come fosse un illusionista!
la compagnia dell’anello
Max c’ha il cavatappi in mano e capisco che la “compagnia dell’anello” è già riunita ma, prima di potermi accostare a questa sorta di tavola rotonda DEVO farmi un giro per i vigneti perchè il mio Virgilio ha detto che “non si può bere e cercare di capire un vino senza prima aver visto da dove proviene l’uva”!
Quattro passi in un caldo pomeriggio di Luglio, su e giù per i ripidi versanti della collina su cui sono ordinatamente allineati i filari di Pecorino e Montepulciano sono quello che ci vuole per far innalzare la sete fino al livello di “Presto! a me un bicchiere di quello buono!”.
Varcata la soglia della sala iniziano le presentazioni e, tra direttori di guide, ristoratori, gourmet, assaggiatori TOPPP e, ciliegina sulla torta, il Prof. SEGHETTI (si! proprio lui! proprio quello che ha inventato il panel test, quello che nelle Marche ha scoperto il pecorino!) ci sono pure io che, presentatomi come “curioso della qualità”, sento subito una sorta di gelo nelle ossa nel momento in cui confesso candidamente il fatto che “non amo i vini naturali”…
Per fortuna Max mi viene in soccorso dichiarando che “sta cercando di redimere la mia anima” e che questa sera sarà la volta buona per la mia “conversione”.
Le sue parole sembrano avere effetto e vengo accolto, pur con qualche occhiata sospettosa, nell’aulica platea degustante.
TASTING
Iniziano le danze: Pecorino, Cococciola, Cerasuolo, Montepulciano, svariate annate, svariati esperimenti (più o meno riusciti), decantazioni che separano fluidi fantastici da fecce che sanno di succo di pera (e che si fa fatica a pensare che prima condividessero lo spazio di una stessa bottiglia)!
Un’esperienza sensoriale come poche, ed uno scambio di impressioni ed emozioni di pari livello.
Ed è così che gli animi si acquietano, la diffidenza evapora, il feeling aumenta, la “compagnia dell’anello” ha un nuovo componente (o quasi).
I vini parlano da soli ed aiutano a parlare promuovendo un confronto sui temi della QUALITÀ e del saperne, un “taglia e cuci” su chi parla e chi tace, su chi parla a sproposito e chi tace per non dovergli dire di tacere); un confrontoche tocca vette per me sconosciute! mai, prima d’ora mi era capitato di sedermi ad un consesso così dotto ed aperto! mi spingo a pensare che nell’Agorà dell’Antica Grecia le situazioni potessero essere molto simili.
La serata prosegue a suon di pennette e arrosticini (a detta di Max quelli originali! fuori da qui sono solo copie e artefatti) in un locale che è anch’esso una scoperta (se non mi ci portavano, non ci sarei MAI entrato) e sulla tavola si abbinano le bottiglie che ormai conosciamo e gli EVO che NON potevano mancare.
Tornare a casa sarà complicato ma…in qualche modo…
DAY TWO
Stessa location (con la Sig.ra Marina stessa scheggia impazzita di sempre), più tempo (ma non per la cena) e compagnia diversa.
La fortuna aiuta i curiosi ed in questo caso assume la forma di un inaspettato ritardo del grosso della compagnia.
È così che Massimiliano mi carica sul pianale del fuoristrada e mi scarrozza su e giù per i ripidi crinali delle sue colline tra vigne ed uliveti, impianti nuovi e piante secolari.
Conosce ogni singola pianta, ci parla, ha grandi progetti per alcune di loro, altre sono già la realizzazione di qualcuno di quelli passati.
L’altra brigata
Si torna da chi ha tardato, stavolta vengono da lontano: si inizia dallo chef londinese in cerca di EVO di qualità: bravo in cucina (credo) ma con idee sul business che dal mio modesto punto di vista mal si abbinano al concetto di un prezzo proporzionale alla qualità del prodotto (poi magari lo spunta, non so, ed è forse per questo che io non sono un uomo d’affari).
Viene poi il turno della Francia, Parigi; ristoratori di gran classe ed in alcuni casi prossimi produttori (magari a Favignana).
Li facevo più spocchiosi ‘sti francesi! di prezzi non si parla ma di qualità ne sanno davvero davvero tanto!
TASTING
Si parte con la solita batteria di bottiglie ma la stanza diventa improvvisamente angusta e si sente la necessità di assaggiare “sul campo”.
Massimiliano è il nostro Virgilio. e noi lo seguiamo come discepoli cercando di assimilare parte di quel suo grande sapere nascosto dietro la prece di interromperlo qualora dicesse cazzate.
Calici alla mano e bottiglie al seguito si scende sui crinali del Pecorino (con tanto di dotta spiegazione riguardo l’origine del nome) e si risale poi da quella vigna di Montepulciano (i cui primi 4 filari clone Strampelli per dare grande struttura e colore, gli altri 16 sono di un clone differente, acini grandi e grandissima freschezza e profumi) da cui, ogni anno, si riesce a produrre un cru di alto livello.
È ora di raggiungere l’ultimo degli ospiti per allungare anche a lui un goccio (mancano i calici ma la bottiglia andrà bene lo stesso); si attraversa il PEPENDONE ascoltando Max lanciarsi in una differenziazione su “base sociale” tra vite ed olivo (predisposta alla famiglia la prima, single convinto e pure stronzo il secondo, che se qualcosa non gli va a genio, va subito a legno) e si punta la bussola in direzione della PIANTA MADRE, il vero PATRIMONIO dell’Azienda quell’olivo di 540 anni (almeno) che omaggia Max di 200kg di drupe ogni anno e da cui vengono prese tutte le talee da cui nasceranno le piante della produzione futura (curiosità: lo sapete che i nuovi rami da cui si fanno le talee, nascono tutti maschi e si differenziano poi come femmine dal secondo andando a frutto come maschi solo una volta ogni dieci anni?).
THE END
Ahimè, l’orologio segna un’ora che non credevo fosse e, credendo opportuno evitare le giuste lamentele di una moglie lasciata altrove, sono costretto a salutare l’UOMO DI FERRO e quanti hanno condiviso con me questo incredibile pomeriggio.
Ho imparato un sacco di cose ed ho preso coscienza che la strada da percorrere per arrivare alla comprensione del concetto di QUALITÀ è ancora lunga e tutta in salita.
Massimiliano mi ha accompagnato per un lungo tratto ma ora dovrò continuare con le mie gambe (anche se già so che da lui tornerò presto e volentieri).