Sardegna: terra di confine, separata dalla Penisola solo da una notte di traghetto eppure spesso così lontana…
AGRIPUNICA ha un nome che istintivamente mi riporta ad un personaggio che i confini li varcava senza farsi troppi problemi e con mezzi spesso inusuali (chè gli elefanti, sulle Alpi; non ce li vedo proprio benissimo).
E quando assaggi i vini di AGRIPUNICA, i confini tra le tue emozioni ed il territorio del SW sardo immediatamente scompaiono!
LA STORIA
Sarà difficile condensare in un paio di cartelle la meravigliosa realtà di questa Cantina e, quando Vi dico che questa storia inizia nel 1970 coinvolgendo mostri sacri del vino quali Giacomo Tachis ed Incisa della Rocchetta (co-starring: Cantina di Santadi e Antonello Pilloni) beh, dovreste capirlo da soli!
Io lo capisco ancora meglio quando, prendendo appunti, vengo sopraffatto dal fiume in piena di informazioni che Massimo Podda mi dà, e la mia già approssimativa grafia diventa un geroglifico difficilmente interpretabile.
LA NASCITA
La Cantina nasce ufficialmente nel 2002 da Gruppo Tenute San Guido, Cantina di Santadi, Antonello Pilloni (“IL” presidente sin dal 1976) e Giacomo Tachis.
Pilloni non è uno sprovveduto e fa una analisi spietata delle cantine sociali italiane, gode già dei servigi di Tachis quale consulente di Cantina di Santadi e prova a chiedere ad Incisa della Rocchetta di averlo “in prestito” (concesso poi solo per i week-end) per iniziare un progetto nuovo che, partendo da zero, porti i suoi vini alla vetta della qualità.
Tachis dimostra di essere davvero un guru intuendo immediatamente le potenzialità espressive che i vini di questo territorio potrebbero avere.
GLI INIZI
Viene immediatamente acquistata a BARRUA (una Fraz. di Santadi) una tenuta di 22ha già vitata e che quindi nel 2002 consente immediatamente la vinificazione di una prima annata; a questa si aggiungono poi altri 48ha nel comune di Narcao, vicino al sito prenuragico di MONTESSU (che dà il nome dal 2005 ad un’altra creatura di Tachis).
Due nomi e due etichette! non bisogna sforzarsi molto per poter immaginare il rapporto dell’Azienda con il Territorio.
Il 2012 è poi l’anno del primo e unico bianco dell’Azienda: SAMAS.
LA FILOSOFIA PRODUTTIVA
La filosofia produttiva e commerciale dell’Azienda non è altro che il prodotto del matrimonio tra i suoi fondatari: Tenute San guido porta in dote il know-how di Bolgheri (capace di creare straordinari blend di “internazionali” ed “autoctoni”), Cantina di Santadi ci mette il Territorio ed il suo vitigno autoctono per eccellenza (guarda caso si chiama Carignano del Sulcis), Giacomo Tachis, banalmente, ci mette sè stesso!
DALL’ISOLA AL MONDO
LO STILE
Il perchè Cantina di Santadi abbia sentito il bisogno di creare un proprio alter-ego risiede nell’idea di varcare i confini nazionali e portare il Territorio ad un livello superiore; se Cantina di Santadi può essere paragonata alla Borgogna, lo stile di AGRIPUNICA è quello di Bordeaux!
lo è in tutto! anche a livello commerciale, con l’80% della produzione che serve 35 nazioni!
IL TERRITORIO AL CENTRO
Il Territorio! AGRIPUNICA, da qualunque lato la si guardi, è una sua esemplare valorizzazione.
Lo è nei vini (ma di questi parleremo poi) e lo è in tutti i suoi progetti.
Le tenute sono tutte di proprietà, il personale è tutto dipendente e si occupa di tutte le attività sino alla vendemmia, dopo la quale, le uve vengono lavorate presso Cantina di Santadi (grazie a patti parasociali di co-proprietà).
Agronomi ed enologi (e tra questi, Riccardo Curreli è giovane e del Territorio) delle due Aziende sono gli stessi ed il consulente (Giorgio Marone) deve “sottostare” alla ferrea regola di dover essere SEMPRE un allievo di Tachis.
AGRIPUNICA, con le sue ca. 300000 bottiglie, non è una grande cantina, ma c’è da considerare che questo numero viene da SOLE 3 etichette (a buon intenditor…)!
“BARRUA” è un bel modo di approcciare la Sardegna! un vino, un’isola…compatto alla vista ed al naso ma che si apre poi meravigliosamente sui toni di quel Mediterraneo che regala zaffate aromatiche e salmastre, toni “minerari” e speziati…
In bocca, i tannini incarnano la severità sarda e la morbidezza rende conto del cullare delle onde.
“MONTESSU” ti porta all’interno di un nuraghe con quei toni fumè che immagini la sera intorno al fuoco senza mai perdere di vista la macchia mediterranea che circonda la costruzione.
Tannini molto incisivi ci portano verso un finale di marina sapidità con ritorni di bacche rosse.
“SAMAS” è bianco come la spuma dei marosi spinti da quel maestrale che trasporta ovunque l’odore del Mediterraneo. Gli accenni di frutta tropicale mi spiazzano un po’, ma la grande freschezza mi porta subito e con grande piacere al secondo sorso (ed alla fine della bottiglia).